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Il mio ricordo del prof. Franco Bonelli

È scomparso negli scorsi giorni il Prof. Franco Bonelli.

Franco Bonelli è parte del mio mondo professionale. È stato un professore di straordinarie intuizioni, il fondatore di uno tra i più grandi studi associati del nostro Paese e un uomo di enorme reputazione. Ma credo che la parte essenziale della sua opera sia stata quella di dare forza e credibilità ad un nuovo modello di professione. Quello dell’avvocato d’impresa o meglio dell’avvocato che affianca l’impresa nella gestione di articolate e complesse operazioni societarie.

Negli ultimi 20 anni il mercato dei servizi legali è profondamente mutato. Dagli inizi degli anni novanta e cioè da quando il nostro Paese ha avviato il primo processo di privatizzazione delle aziende di stato e l’apertura dei mercati finanziari, gli studi legali hanno vissuto una lenta e costante metamorfosi. Dalle boutique dei professori o dagli studi legali di famiglia si è passati a strutture più articolate e complesse, organizzate da avvocati visionari che esercitando una leadership forte hanno creato percorsi di crescita per professionisti più giovani e meritevoli, usando sistemi di remunerazioni basati non più e non solo sulla condivisione dei costi ma anche sulla divisione degli utili. Oggi queste realtá rappresentano un tassello decisivo nel percorso di realizzazione delle più rilevanti operazioni finanziarie e industriali.

Qualche esempio. Immaginate il ruolo degli avvocati in casi come la fusione Telecom, la quotazione della Ferrari, il caso Parmalat, la privatizzazione delle Poste, l’acquisizione dell’Alitalia da parte di Etihad. Immaginate che per poter completare un’operazione di tale portata e complessità le imprese coinvolte abbiano bisogno di esperti di diritto societario, diritto del lavoro, diritto bancario, diritto dei mercati finanziari, diritto della concorrenza, diritto amministrativo. Immaginate che per ciascuno di questi settori vi siano altrettante specializzazioni. Un pò come capita quando si va a cercare un chirurgo vascolare o un esperto di chimica molecolare.

Immaginate che per poter acquisire tutte queste competenze si debba innazitutto organizzare un luogo di lavoro complesso in cui ognuno sia parte di un gruppo. Una rotella di un meccanismo perfettamente oleato che consenta di produrre un risultato perfetto. Immaginate che per far questo si debba attrarre le migliori competenze, i migliori professionisti oppure formarli con processi di learning che prevedano aggiornamenti costanti su tutte le materie. Immaginate che chi ha la responsabilità di tutto questo rischi in prima persona, investendo il proprio denaro con l’idea di crescere e far crescere i propri collaboratori sia sotto il profilo economico che esperienziale. Immaginate che sia necessaria una programmazione di costi per dipendenti, collaboratori, uffici di contabilità, marketing, comunicazione, stampa, eventi. Immaginate che gli avvocati che decidano di collaborare debbano essere perfettamente attrezzati per rispondere ai propri clienti in tempo reale. E che per tutto questo sia necessario un sistema informatico di hardware e software di ultima generazione.

Immaginate che i soci debbano riuniursi periodicamente, assumere decisioni istitutizionali nell’interesse dello studio e non dei singoli, cantierare investimenti per mantenere alto il livello di servizi, decidere aperture di nuove sedi, avviare percorsi di internazionalizzaione o partnership con studi stranieri. Ecco immaginate tutto questo per un solo istante e comincerete a comprendere esattamente cosa sia o cosa possa essere uno studio legale associato. O meglio un grande studio legale associato.

Spesso troppo spesso dipinto come lo strumento dei potenti o delle imprese e invece espressione di un modello organizzativo in cui competenza, etica delle responsabilità, forza dei principi associativi, assoluto rispetto delle regole è garanzia di legalità e credibilità del nostro sistema imprenditoriale. E non solo, ma anche, strumento di attrazione degli investimenti, di mantenimento dei posti di lavoro, di riorganizzazione dell’impresa, di partnership internazionali e di reputazione per lo stesso sistema economico. Non è certo un segreto dire che molte imprese devono usare i grandi studi legali proprio per accreditarsi nel sistema bancario o finanziaro. E non è certo un segreto che le grandi law firms nazionali ed internazionali intervengano nel processo di esecuzione delle operazioni per rassicurare il sistema in termini reputazionali e di legalità.

Insomma, immaginate tutto questo e pensate che, senza personaggi come il Prof. Franco Bonelli, l’affermazione di un nuovo modello associativo nel mercato dei servizi legali sarebbe stata molto più lenta e complessa. Un modello sostanzialmente meritocratico in cui l’ascensore sociale degli avvocati ha preso la via del lavoro, dell’etica e della professionalità. Per questo da tutti noi va a lui un ringraziamento ed un auspicio. Le nuove generazioni interpretino la professione nella sua più intima essenza etica. La nostra idea di avvocato sopravviverà solo se continuerà a vivere l’idea di un avvocato per l’impresa e non a servizio dell’impresa.

Un avvocato con elevato capitale reputazionale che abbia nell’etica del lavoro e della responsabilità, nella condivisione delle conoscenze e delle competenze, nella capacità di essere un modello da perseguire il proprio strumento di crescita professionale.


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