Molti nella curia vaticana sono sobbalzati guardando il nome scelto dal Papa per la cattedra episcopale di Padova, che il vescovo Antonio Mattiazzo ha lasciato lo scorso giugno pregando Roma di non concedergli alcuna proroga. Dopo più di un quarto di secolo alla guida della diocesi patavina, il diplomatico Mattiazzo tornerà in Etiopia. Al suo posto, Francesco ha mandato Claudio Cipolla, nome che non rientrava nella terna degli eleggibili – lista tutt’altro che vincolante – e che giunge addirittura da una diversa regione ecclesiastica.
Cipolla, infatti, era vicario episcopale per la pastorale della diocesi di Mantova. “Un nome che ha spiazzato tutti”, ha ammesso pubblicamente in conferenza stampa mons. Mattiazzo, che evidentemente si attendeva altre soluzioni. I nomi circolavano da tempo: dal trasferimento di mons. Carlo Redaelli da Gorizia (ma il presule lombardo era arrivato lì da soli tre anni e Francesco – seguendo le orme di quanto sosteneva il cardinale Bernardin Gantin – non pare propenso a favorire girandole di presuli) alla promozione dell’attuale preside dell’Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, mons. Livio Melina. Si era anche vociferato dell’arrivo di mons. Crepaldi da Trieste, con lo spostamento nella diocesi S.Giusto di padre Enzo Poiana, rettore della Basilica di Sant’Antonio, a Padova. Ma alla fine, “imprevedibilmente”, come ha detto lo stesso Cipolla, il Papa è andato a pescare un semplice parroco.
IL PROFILO DEL VESCOVO
La nomina di mons. Claudio Cipolla è indicativa, e non solo data la grandezza della diocesi di Padova, che conta un milione di abitanti. Il suo profilo si adatta perfettamente al modello di vescovo che da tempo va delineando Francesco e che ha già applicato ad altre diocesi nel mondo, prime fra tutte Madrid e Chicago. Anche in tali circostanze, aveva dribblato la Congregazione per i Vescovi e si era appoggiato a fidatissimi consiglieri in loco. Il curriculum del nuovo vescovo di Padova parla chiaro: parrocchia, scout e soprattutto Caritas. A contatto con gli ultimi, come ha voluto fin da subito sottolineare nel suo primo messaggio da capo della diocesi del Santo: “Sarà mio compito essere attento a chi ha il passo più debole e a non dimenticare gli ultimi”.
LE CATTEDRE VACANTI IN ITALIA
Un identikit e un modus operandi che potrebbe ben presto essere applicato ad altre più importanti diocesi in Italia che si renderanno vacanti nei prossimi due anni. Due, in particolare, godono di particolare attenzione: Palermo e soprattutto Bologna. I due attuali titolari, Paolo Romeo e Carlo Caffarra, hanno abbondantemente superato l’età canonica per il pensionamento. Francesco, pochi mesi dopo l’elezione, nel 2013, aveva concesso a entrambi una proroga biennale, già scaduta. Le terne sono note da tempo, ma la sensazione è che il Pontefice (legittimamente, come spesso fecero i suoi predecessori) possa andare a pescare altrove, dando magari un’impronta più in linea con le altre scelte da lui finora compiute per diocesi di pari grado. Tra i nomi che girano, oltre ai noti Bruno Forte e Giancarlo Bregantini, c’è anche quello del vescovo ausiliare di Roma, Matteo Maria Zuppi, assistente ecclesiastico di Sant’Egidio Nei mesi scorsi, per Bologna, si era ad esempio parlato di una “promozione” per il parroco Erio Castellucci. Lui scherzosamente dava del matto a chi solo ipotizzava la nomina. Poi, a sorpresa e contro ogni pronostico, Castellucci è stato nominato qualche settimana fa vescovo di Modena-Nonantola.
PROROGHE CERTE E PROBABILI
Ma non manca molto neppure alla “scadenza” del mandato dell’arcivescovo Angelo Scola, che compirà 75 anni nel novembre del 2016. Ma la scelta per il successore sulla cattedra milanese sarà con ogni probabilità rimandata di uno o due anni, considerato anche che l’ex patriarca di Venezia è a Milano da soli quattro anni. Già in proroga è per mons. Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo e neocardinale all’ultimo concistoro, che il prossimo ottobre compirà 76 anni.