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L’Istituto Centrale per la Grafica vende le stampe di Pinelli

L’Istituto Centrale per la Grafica vende le stampe di Pinelli. In occasione delle Giornate del Patrimonio, in programma il 19 e il 20 settembre, e grazie all’Expo, l’Istituto coglie l’occasione per far conoscere e valorizzare la storia delle collezioni di matrici e stampe della Calcografia (prima papale, poi regia, poi nazionale), alla tradizione di produzione e vendita della Stamperia e alla sua prosecuzione grazie alla ricerca sperimentale sulla duplicazione galvanica.

L’opera che verrà proposta è una stampa raffigurante il “Venditore di Cocomeri a Fontana di Trevi”, realizzata da Bartolomeo Pinelli (Roma 1781-1835), scultore, disegnatore e notissimo incisore. Dedito all’illustrazione di scene storiche e letterarie, fu celebre soprattutto per le stampe folkloristiche e popolari che si vendevano nel centro di Roma, tra piazza di Spagna, via Borgognona, il Corso, via Condotti, via Capo le Case e che venivano apprezzate dai viaggiatori del Grand Tour interessati ai souvenir della Roma monumentale ma anche popolare e pittoresca.

Negli ultimi anni della sua produzione Pinelli eseguì per la Calcografia Camerale a Fontana di Trevi, con finalità commerciali, due serie di incisioni all’acquaforte: i Fatti della Storia Greca (1830-32) e i Costumi di Roma (1831), di cui l’Istituto Centrale per la Grafica conserva tuttora matrici, stampe e disegni preparatori. Alla seconda raccolta composta da 57 esemplari appartiene il Cocomeraro a Fontana di Trevi. In questa stampa Pinelli, che “in ritrarre costumi per naturalezza e semplicità fu sommo e non ebbe né avrà forse mai chi in ciò lo pareggi”, come scrisse il biografo Oreste Raggi all’indomani della sua scomparsa nel 1835, colloca la scena di intrattenimento popolaresco in uno scorcio urbano a lui familiare, ritraendolo in modo dettagliato ma da un’angolazione che esalta la descrizione aneddotica a dispetto della monumentalità.

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La veduta nella quale s’inserisce il soggetto, è ripresa dall’angolo di Via San Vincenzo con le spalle sulla chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio. Sullo sfondo l’ordine inferiore della Fontana di Trevi e lo scorcio su piazza dei Crociferi con Santa Maria in Trivio (fuori campo) e la casa dei Ministri degli Infermi. La serie cui appartiene questo esemplare presenta interessanti innovazioni stilistiche rispetto a quelle sui costumi romani che Pinelli aveva disegnato ed inciso precedentemente. Infatti, se nelle prove più precoci l’autore isolava le figure dal loro contesto ambientale nella serie di cui fa parte la stampa del Cocomeraro, lo sfondo neutro, tipico del primi costumi, si anima grazie all’interesse e alla descrizione dei luoghi del contesto urbano, ai quali per tradizione erano legati usi, costumi, abitudini e passatempi dei popolani romani, nonché i mestieri degli ambulanti. Mediante il riscontro con l’attuale aspetto di Roma e con la pianta del Nolli del 1748, si è constatato che Pinelli allude al contesto urbano con scrupolo quasi topografico, traendo dal vero i particolari d’arredo e applicando con rigore le norme prospettiche, nei tagli insoliti, apparentemente casuali, delle sue scenografie romane.

Benché romano di nascita, Bartolomeo Pinelli compì i primi studi all’Accademia Clementina di Bologna. Tornato a Roma si trovò costretto a vendere i suoi lavori ai turisti stranieri, che gli chiedevano soprattutto statuine e disegni romani, con i proventi dei quali poté completare la propria formazione all’Accademia di San Luca. Produsse una grande quantità di lavori grafici, tra disegni e incisioni dal tono, a seconda dei casi, drammatico ed eroico o di schietta espressività popolare; la sua gamma di soggetti, molto eterogenea, andava infatti dal folkloristico e dalle scene di genere, alla mitologia, la rappresentazione sacra, le scene di storia antica e contemporanea, le traduzioni dal Cinquecento o dall’Antico, l’illustrazione di opere classiche, tra cui l’Eneide e la Divina Commedia. La sua prima raccolta di incisioni, pubblicata nel 1809, raffigura Cinquanta costumi pittoreschi ed era già destinata al pubblico colto e curioso dei “turisti” dell’epoca, presso il quale Pinelli incontrò sempre largo favore.

Nel 1959, l’allora Calcografia Nazionale, per prevenire l’usura della matrice originale in rame del Cocomeraro, la sottopose ad intervento protettivo di cromatura eseguito dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.

La stampa che l’Istituto intende produrre e vendere in occasione delle Giornate Europee, sebbene prodotta secondo il tradizionale procedimento di tiratura a mano su torchio a stella, non è stampata dalla matrice originale la quale, al pari delle circa 24 mila matrici delle collezioni Icg, è sottoposta ai vincoli di tutela riguardanti i beni culturali.

L’Istituto, con la collaborazione tecnica delle Officine dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, all’inizio del nuovo millennio è riuscito a mettere a punto un articolato procedimento che consente di ottenere una replica galvanica dalla matrice originale di assoluta fedeltà. Tale soluzione, sostituendosi al metodo meccanico di calco degli originali, assicura la salvaguardia conservativa degli stessi, nonché la qualità del prodotto finale in termini di corrispondenza al prototipo della matrice e della stampa. Il procedimento prevede la realizzazione di un calco in gomma siliconica dal quale si trae un ulteriore calco in resina epossidica metallizabile che, posto in un bagno galvanico, fornisce un nuovo maschio in rame; quest’ultimo nella fase successiva e col medesimo procedimento di elettroformatura dà origine alla replica definitiva della matrice calcografica originale. Grazie a tale procedimento l’Istituto è in grado di mantenere la tradizionale produzione e vendita al pubblico di stampe calcografiche con la stampa da matrici galvaniche, preservando le matrici originali dall’usura che derivera dalla pressione del torchio calcografico.

Per le Giornate europee del patrimonio è possibile prevedere una tiratura di massimo un centinaio di esemplari da matrice galvanica da vendere mediante preventiva prenotazione sul sito web dell’Icg.

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