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Mps, Carige, Telecom. Cosa succede con l’ingresso di un nuovo socio

Da che mondo è mondo, gli azionisti che entrano in una società lo fanno per contare qualcosa. Più titoli comprano, cioè più peso hanno in proporzione all’interno della compagine soci, più vogliono dire la loro. E il modo più ovvio e naturale per farlo è nominare all’interno del consiglio di amministrazione di una società persone di propria fiducia.

CHE SI FA COL CDA QUANDO ARRIVA UN NUOVO AZIONISTA?

Ma è proprio qui che cominciano i problemi. Sì, perché non ci sono regole che disciplinino il caso in cui un nuovo azionista di peso si stagli all’orizzonte quando il cda è in corso di pieno mandato e dunque il rinnovo è di là da venire. Ecco che allora le società italiane si comportano in ordine sparso. Così, c’è chi fa uscire alcuni componenti dal consiglio per sostituirli con nuovi amministratori di fiducia del nuovo socio, c’è chi fa decadere l’intero cda per rinominarlo subito, ma c’è anche chi di fatto decide di ignorare i nuovi arrivati, semplicemente attendendo l’assemblea che normalmente avrebbe dovuto scegliere il nuovo board.

MPS E QUEI CONSIGLIERI CHE NON VOLEVANO LASCIARE

Monte dei Paschi di Siena e Carige, le uniche due italiane “bocciate” agli stress test dello scorso autunno, sono accomunate anche da un analogo comportamento quando nuovi azionisti forti hanno fatto capolino. Circa un anno fa, la Fondazione Mps, ex socia di controllo della banca senese, per forzare una situazione in stallo (nessun amministratore voleva lasciare la poltrona), inviò una lettera ai consiglieri per chiedere che alcuni di loro facessero un passo indietro e lasciassero spazio ai rappresentanti degli azionisti sudamericani Btg Pactual e Fintech. Solo a ottobre del 2014 i due rappresentanti dei soci esteri, David Martinez Guzman e Roberto Isolani, sono stati cooptati nel consiglio al posto di Marco Turchi e Paola De Martini.

CARIGE, ARRIVANO I RAPPRESENTANTI DEI MALACALZA

La situazione in Carige si è sbloccata molto più velocemente che in Mps. Poco dopo l’annuncio dell’ingresso del gruppo Malacalza come nuovo azionista di riferimento al posto della Fondazione Carige, due rappresentanti dell’ente più un terzo consigliere hanno tolto il disturbo per fare spazio a tre amministratori più vicini alla potente famiglia genovese già socia di riferimento di Pirelli. Ecco che così a maggio si sono dimessi Lorenzo Cuocolo, Giuseppe Zampini e Luca Bonsignore per fare posto a Beniamino Anselmi, Marco Macciò e Giampaolo Provaggi.

ANSALDO STS CHE PASSA A HITACHI

Restando sempre a Genova, è in corso la fase di passaggio del controllo di Ansaldo Sts dal gruppo a controllo pubblico Finmeccanica ai giapponesi di Hitachi. E in particolare è convocata per il primo ottobre l’assemblea dei soci chiamata a nominare un nuovo consiglio di amministrazione dopo che a fine luglio si sono dimessi i sei rappresentanti di Finmeccanica, facendo decadere l’intero organo sociale. In questo caso, dunque, l’arrivo dei nuovi soci esteri, che rileveranno tutto il 40% di Ansaldo Sts in mano all’azionista pubblico italiano, ha portato all’azzeramento dell’attuale consiglio in corso di mandato.

TELECOM E I NUOVI ARRIVATI DI VIVENDI

Viceversa, il recente ingresso dei soci francesi di Vivendi in Telecom Italia per il momento non ha portato ad alcun cambiamento nel consiglio dell’ex monopolista della telefonia. Nessuno degli amministratori, infatti, nemmeno quelli espressione della lista di Telco, la cassaforte prima socia di Telecom che da poco si è sciolta, sembra intenzionato a fare un passo indietro. Qualcuno ha ipotizzato che possa essere convocata un’assemblea per aumentare il numero dei consiglieri e fare così posto ai francesi del gruppo dei media di Vincent Bolloré. Ma se così non fosse bisognerà attendere la scadenza naturale dell’attuale board, nominato nell’aprile del 2014.



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