Anche le regioni a statuto speciale parteciperanno al processo di riforma istituzionale ora al Senato per la seconda lettura. Per il sottosegretario Gianclaudio Bressa, esse avranno un “ruolo attivo e dinamico”. Dietro queste parole “renziane” pronunciate ad Aosta il 26 agosto, vi è la necessità del coinvolgimento delle sette autonomie speciali (le tre autonomie del nord, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige con le due Province autonome di Trento e Bolzano, e le due regioni insulari, Sardegna e Sicilia), per rivedere gli Statuti speciali in parallelo al DDL costituzionale Boschi, che non ha effetto su di essi in ragione di una specifica clausola di salvaguardia.
Il 18 giugno scorso, Bressa ha promosso la nascita di una Commissione tecnica per la revisione degli Statuti che si è riunita nuovamente il 26 agosto appunto ad Aosta, e a cui partecipano i rappresentanti tecnico-politici nominati dai sette governi regionali e provinciali. Molto prudenti e riservati durante la conferenza stampa al termine dei lavori, Gianclaudio Bressa e Gianmario Demuro, assessore sardo che coordina la Commissione tecnica, hanno lasciato intendere che l’obiettivo è uniformare e rendere più facili le procedure di revisione degli Statuti speciali (ora parzialmente diverse) per mezzo di un DDL costituzionale che il governo presenterà tra fine settembre e inizio ottobre sulla base delle proposte formulate dalla Commissione, dopo un incontro tra Governo e autonomie. Al momento si è compreso che il DDL “autonomie speciali” dovrà riguardare soltanto aspetti procedurali comuni, e che toccherà anche il principio della previa intesa tra Stato e singola autonomia, ora iscritto “una tantum” nel DDL Boschi, in attesa forse di stabilizzarsi come metodo di lavoro.
Resta quindi ancora nell’aria la questione delle competenze: Bressa ha detto che le autonomie non saranno toccate, ma che occorre aggiornare Statuti fermi anche nei contenuti al primo dopoguerra. Su questo aspetto non è ancora chiaro quanto sarà ammodernamento e quanto regionalizzazione o accentramento. Le norme di attuazione – leggi applicative degli Statuti in passato scese nel dettaglio di competenze quasi immodificabili – saranno oggetto di intervento, anche per assicurare tempi certi di approvazione degli atti da parte del governo (di solito in forma di decreti legislativi).
Per Bressa la discussione politica dovrebbe focalizzarsi sui contenuti della riforma Boschi, e quindi per esempio sulle competenze piuttosto che sul numero degli emendamenti al Senato. E si deve superare la vulgata secondo cui si tratta di una riforma accentratrice, considerato che giunge a compimento il superamento del bicameralismo perfetto che non era riuscito alla riforma del 2001: viene istituita una camera territoriale, come esiste in molti Paesi occidentali, che non vota la fiducia ma partecipa alla formazione delle leggi in vari ambiti di competenze.