La Germania apre le porte agli immigrati siriani mentre l’Ungheria costruisce muri per impedirgli di entrare in Europa. L’Italia, intanto, propone attraverso il ministro Paolo Gentiloni modifiche alle norme europee che regolano le richieste di asilo, perché la questione immigrati riguarda l’Europa intera, non un singolo Paese. Ecco tutte le ultime novità su migranti e profughi.
Prima di aprire le sue porte, la Germania, appoggiata dalla Francia di Hollande, aveva mandato un messaggio a Italia e Grecia: è necessario costruire e rendere effettivi dei centri di riconoscimento dei migranti nei paesi di arrivo, così come stabilito dal trattato di Dublino. La richiesta di asilo da parte dei rifugiati deve essere presa in carico nel Paese in cui il richiedente ha fatto il proprio ingresso nell’Ue, ma la decisione di sospendere Dublino ha cambiato le carte in tavola.
LE RAGIONI TEDESCHE
La decisione tedesca di accogliere i migranti siriani sospendendo il trattato di Dublino apre le porte a diversi interrogativi, uno su tutti è il perché di tale scelta, soprattutto se si considerano i precedenti. Angelo Bolaffi, germanista, ha provato a rispondere durante un’intervista su Rai Radio3 andata in onda questa mattina. La Germania, ha spiegato Bolaffi, distingue fortemente tra l’emigrazione per ragioni economiche (non inclusa nel trattato di Dublino) e quella che avviene per cause di forza maggiore come guerre, persecuzioni razziali, politiche o religiose, ed è per questo che ha aperto le porte ai migranti siriani, vessati da un conflitto che va avanti dal 2011.
IL FRONTE INTERNO
Ma ci sono anche ragioni di ordine interno a far allentare la stretta sui migranti da parte di Merkel, spiega Bolaffi, e riguardano l’immagine della Germania. Lo scorso fine settimana, infatti, il centro per i rifugiati di Heidenau, in Sassonia, è stato teatro di violenti scontri tra estremisti di destra e polizia. Merkel – che visiterà il centro nella giornata di oggi – vuole porre un freno agli attacchi delle frange neonaziste che, seppure minoritarie, colpiscono il paese. “La maggior parte della popolazione tedesca è solidale e appoggia gli immigrati – ha detto Bolaffi – ci sono delle frange minoritarie nelle regioni della Germania orientale (ex Germania comunista), dove già nel ’93 ci furono atti di ostilità molto forti con l’incendio di alcune case dei rifugiati. C’è bisogno di una risposta ferma e la Merkel l’ha voluta dare dimostrando che non solo c’è la polizia, ma c’è anche un’immagine della Germania più aperta, disposta ad accettare l’immigrazione”.
L’EMIGRAZIONE VIA TERRA
“Qui c’è un’emigrazione di cui Mare Nostrum non si accorge – ha aggiunto Bolaffi in collegamento dalla Germania – che è quella dei Balcani. L’enorme emigrazione balcanica va verso la Germania, l’Austria e la Svezia e sono centinaia, migliaia di persone che per fortuna non muoiono nel tragitto, ma sono vessate alla frontiera ungherese, rumena, bulgara”.
Proprio in Ungheria le tensioni sono in aumento, al confine con la Serbia. Una televisione ungherese avrebbe mostrato le immagini di disordini nella zona di frontiera di Röszke in cui erano stati radunati 300-400 migranti, e in cui la polizia sarebbe intervenuta con il lancio di lacrimogeni. Il capo della polizia ungherese Karoly Papp ha spiegato che “La protezione al confine sarà rafforzata con 2.106 poliziotti extra a partire dal 5 settembre” e i poliziotti, chiamati “cacciatori di confine”, avranno il compito di intercettare i clandestini pattugliando la frontiera.
GENTILONI PROPONE NUOVE REGOLE
Sulla stessa lunghezza d’onda della Germania è anche il ministro degli esteri Paolo Gentiloni. In una intervista pubblicata oggi da Corriere della Sera, Gentiloni sottolinea la necessità di andare oltre le regole “concepite 25 anni fa”, riferendosi alla Convenzione di Dublino, “mentre il fenomeno è cambiato radicalmente nei numeri, nelle origini, nelle dimensioni per i singoli Paesi”.
Il ministro italiano propone tre modifiche alle convenzioni sull’immigrazione: la prima è l’istituzione del diritto di asilo europeo, perché “i migranti arrivano in Europa, non in Italia, Grecia, Germania o Ungheria” e “limitare la circolazione delle persone significa minare uno dei pilastri dell’Europa”. Poi è necessaria “la creazione di canali di immigrazione legale verso l’Europa” e infine “occorre un equilibrio degli oneri tra i vari Paesi”, per impedire che i flussi si indirizzino solo verso i Paesi più ricchi e generosi.
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