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Perché tanta frenesia sul Senato renziano?

“Gli incarichi, le cariche e le collaborazioni di cui ai periodi precedenti sono comunque consentiti a titolo gratuito. Per i soli incarichi dirigenziali e direttivi, ferma restando la gratuità, la durata non può essere superiore a un anno, non prorogabile né rinnovabile, presso ciascuna amministrazione”. In questo senso è stata corretta una delle norme più discutibili del decreto legge n.90/2014 (legge Madia 1.0), che aveva suscitato non poche perplessità e sollevato parecchi dubbi di costituzionalità.

Ci riferiamo all’articolo 6 del decreto n. 90 il quale stabiliva che le pubbliche amministrazioni non potevano conferire incarichi di studio e di consulenza, né incarichi dirigenziali o direttivi o cariche in organi di governo di amministrazioni pubbliche, a soggetti – già lavoratori pubblici e privati – collocati in quiescenza, a meno che non si trattasse di incarichi o cariche a titolo gratuito, i quali comunque non avrebbero potuto essere conferiti per una durata superiore ad un anno. La nuova norma, ancorchè modificata e meno assurdamente giovanilistica, prevede comunque la gratuità degli incarichi conferiti ai pensionati. Si applica anche ai componenti già in quiescenza nominati nel consiglio di amministrazione della Rai?

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Chi glielo ha detto al presidente emerito Giorgio Napolitano che il superamento del bicameralismo paritario debba avvenire necessariamente come è stabilito nei testi che hanno fatto la navetta tra le due Camere? Per quale recondita ragione i nuovi senatori non devono essere eletti e devono appartenere agli organismi territoriali più squalificati?

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Il fatto che da senatore a vita Giorgio Napolitano scenda in campo in modo tanto deciso su di una riforma costituzionale tanto delicata fa nascere il sospetto che l’abbia quanto meno orientata da inquilino del Quirinale. Il che non sembra corretto.

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