Se, come sembra, anche al Congresso americano dovesse prevalere il sostegno al controverso deal nucleare con l’Iran, nei cassetti del Gop è già pronto un piano B per far saltare l’odiata intesa.
LA BATTAGLIA A WASHINGTON
Dopo aver fatto pressione sugli alleati nel Golfo Persico, la Casa Bianca ha investito tutte le sue energie per convincere Capitol Hill, controllato in entrambi i rami dai repubblicani, della bontà dell’accordo. Così, dopo un lungo braccio di ferro, il presidente Barack Obama, impegnato finora in una feroce battaglia politica a Washington, pare avercela fatta.
LA STRATEGIA
Ma se è vero che anche al Senato i sostenitori del “sì” paiono essere in maggioranza, il Gop, politici filo-israeliani, le potenti lobby ebraiche come l’Aipac (ma anche alcuni pezzi dei democratici) continuano ad essere fortemente contrari all’intesa, che ritengono minerà alla lunga gli interessi americani e dei loro partner più stretti. E non intendono stare con le mani in mano. Per questo, spiega Business Insider, i repubblicani – sotto la guida di Mitch McConnell, capo della maggioranza in Senato e Bob Corker, presidente della Commissione esteri del Senato – hanno elaborato un piano di riserva.
IL NODO DELLE SANZIONI
Dopo la firma del 14 luglio scorso, il Congresso Usa ha il diritto di esaminare ogni aspetto dell’accordo per 60 giorni, scaduti i quali dovrà decidere se approvarlo o no. Ma nei fatti, la decisione se procedere o meno con l’intesa spetta a Obama, che in questo caso può contare sulle sue prerogative presidenziali, che in tema di trattati internazionali gli consentono di fare a meno di Camera e Senato. Tuttavia, in tema di sanzioni solo il Congresso può decidere. E i repubblicani sanno bene che un accordo che non prevedesse anche un alleggerimento delle misure punitive nei confronti di Teheran sarebbe di fatto irricevibile per il regime degli Ayatollah. Ecco perché gli esponenti del Gop puntano a introdurre nuove sanzioni che farebbero probabilmente saltare tutto. Del resto i leader della Repubblica islamica hanno già detto che se ciò avvenisse, di fronte di una tale provocazione, riterrebbero l’accordo come mai avvenuto.