A leggere certe dichiarazioni di sindaci veneti sul tema profughi, si fatica a distinguere un amministratore del Pd da uno della Lega. Non solo dicono le stesse cose, ma le esprimono pure in modalità molto simili. Quanto sta accadendo tra i dem in Veneto è un campanello d’allarme che il premier Matteo Renzi rischia di sottovalutare: la scollatura verso le istituzioni percepita tra Treviso, Padova e Vicenza non è certo dovuta al voto contrario all’arresto del senatore ncd Antonio Azzollini. Quelle sono beghe parlamentari che poco interessano a chi deve fare i conti con un centinaio di profughi clandestini arrivati dall’oggi al domani nella palazzina dove vive. Ma i vertici del Nazareno non sembrano averlo ancora capito, e la sconfitta maturata alle regionali da Alessandra Moretti (col Pd veneto crollato al 16,6%) sta lì a dimostrarlo.
IL SINDACO PRONTO ALLE DIMISSIONI
Aveva fatto scalpore alcuni mesi fa la minaccia di dimissioni (poi rientrata) di Francesco Vezzaro, sindaco pd di Vigodarzere, Comune alle porte di Padova, infuriato per non essere stato interpellato dal Governo per l’arrivo dei migranti. Si era messo alla guida di una protesta degli amministratori del territorio contro Prefettura e Governo, pronto a tutto pur di non farsi scavalcare dalle istituzioni. “In Veneto – aveva detto al Quotidiano Nazionale il 19 aprile scorso – hanno sempre scaricato sui sindaci di centrosinistra il problema immigrazione perché stanno zitti. Nei Comuni leghisti, invece, dove i primi cittadini sbraitano e s’incatenano ai cancelli, non arriva nessuno”. Morale della favola, meglio fare casino accodandosi al Carroccio.
L’ANATEMA DELL’AMMINISTRATORE RENZIANO
“Gente così se ne deve tornare a casa. Devono capire che qui sono accolti. O si adattano e rispettano le regole oppure tornano da dove sono partiti”. E ancora: “Al governo una cosa sola dico. Le procedure per capire se sono rifugiati o persone da espellere vanno sveltite. Non possiamo tenerceli un anno per capire. E poi ricorrono in Appello a Venezia e restano qui un altro anno. O si giudica subito e basta quello, oppure si crea una seconda Commissione a cui fare istanza e sapere tutto nel giro di tre mesi”. A parlare non è il governatore del Veneto Luca Zaia, bensì Giancarlo Piva, sindaco dem di Este, in provincia di Padova, in un’intervista di due giorni fa al Gazzettino. Renziano della prima ora e cattolico, Piva è andato su tutte le furie dopo che alcuni profughi hanno bloccato una strada per protestare contro il cibo e le condizioni con cui vengono ospitati. “Le sembra che 250 grammi di pasta al giorno e 150 di carne più frutta a volontà sia poco? – ha tuonato il primo cittadino -. Io mango meno e tanti padovani pure. E abbiamo caldo pure noi”.
ANCHE DAI CAPOLUOGHI ARRIVANO RIMOSTRANZE
A dare manforte alle battaglie dei sindaci pd di piccoli Comuni veneti sono poi arrivati in soccorso anche i colleghi dei capoluoghi. A partire da Achille Variati, primo cittadino del Pd a Vicenza, che già da mesi è entrato in rotta di collisione con Roma sul tema profughi. “Se il Governo continuerà a non gestire in maniera efficace il problema, se continuerà a distribuire i profughi sul territorio senza controlli, non farà altro che aumentare il numero dei clandestini” andava ripetendo qualche tempo fa all’Adnkronos. “Il Governo – incalzava – si deve assumere l´onere, tramite accordi europei, del primo intervento. Solo così si può distinguere chi ha realmente bisogno di aiuto da chi arriva da noi senza diritto a restare o magari anche per delinquere e creare problemi”.
Sulla stessa linea anche il sindaco di Treviso, Giovanni Manildo del Pd, che proprio ieri sul quotidiano locale La Tribuna ha duramente replicato alla presidente della Camera Laura Boldrini: “Quello che è accaduto a Quinto – ha detto – non ha nulla a che vedere con il razzismo: ci sono solo dei cittadini allo stremo. Sono stanco di sentire che i veneti sono razzisti. E la provincia di Treviso è uno dei territori dove l’integrazione è tra le più alte d’Italia. Ma per i profughi serve un coordinamento: auspico che il nuovo prefetto voglia lavorare proprio in questa direzione”.
LA NUOVA STRATEGIA DELLE DONNE PD
Infine, ha fatto parlare di “cambio di rotta” e “nuova strategia” l’incontro sul tema profughi tenutosi qualche giorno fa a San Donà di Piave tra la governatrice del Friuli Venezia-Giulia Debora Serracchiani, alcuni sindaci dem e una delegazione del gruppo regionale guidata dalla consigliera Francesca Zottis, vicina al mondo del volontariato. Da lì è emersa la linea, concordata anche con la capogruppo in Regione Moretti, di pragmatismo nella gestione del problema profughi (“accoglienza diffusa per evitare le concentrazioni pericolose, hub di prima raccolta su base provinciale, sindaci protagonisti delle scelte e mai più soverchiati dai prefetti, regola dell’uno per mille abitanti con tutela delle località turistiche, maggiore disponibilità di risorse abbinata alla selezione rigorosa delle cooperative di assistenza” ha scritto il Mattino di Padova) senza però cedere alle sirene leghiste. Perché si sa, tra l’originale e la copia gli elettori scelgono sempre l’originale.