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Che fa Renzi fra tagli alle tasse e spending review

Altro che tagli. La macchina pubblica costa sempre di più e la sforbiciata alle tasse da 45 miliardi di euro annunciata dal premier Matteo Renzi potrebbe quindi restare un miraggio.

Le risorse, ha dichiarato Renzi, arriverebbero per circa 10 miliardi dalla spending review, ma da un’analisi condotta dal Centro studi di Unimpresa su dati della Banca d’Italia nel primo semestre del 2015 non si scorgerebbe alcun taglio tangibile al bilancio statale, anzi.

I DATI DELLA SPESA PUBBLICA

Ecco quanto è costata la macchina pubblica nel periodo analizzato: la spesa dello Stato è aumentata di quasi 18 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente con una crescita superiore al 7%.

“In media – si legge nello studio di Unimpresa – dalle casse pubbliche, quest’anno ogni mese escono 3 miliardi in più rispetto al 2014. Nello stesso arco temporale, le entrate dello Stato sono cresciute di quasi 2 miliardi, in salita dell’1%”.

I PAGAMENTI DELLO STATO

Tra spese correnti e spese in conto capitale – voci in cui non sono ricomprese le uscite degli enti territoriali (comuni, province, regioni) né quelle per interessi sul servizio del debito – tra gennaio e giugno di quest’anno i pagamenti dello Stato hanno toccato quota 258,4 miliardi di euro, mentre nei primi 6 mesi del 2014 avevano raggiunto quota 240,6 miliardi. Di qui l’aumento di 17,8 miliardi (+7,42%)

Nel dettaglio lo studio documenta che le spese correnti sono passate da 219,1 miliardi a 239,2 miliardi in crescita di 20,1 miliardi mentre le uscite in conto capitale (cioè la spesa per investimenti, infrastrutture e grandi opere pubbliche) sono invece in calo da 21,5 miliardi 19,2 miliardi in diminuzione di 2,3 miliardi.

IL GETTITO

Relativamente al gettito, il bilancio statale ha registrato nel 2015 entrate complessive per 207,9 miliardi a differenza del primo semestre del 2014 quando gli incassi di bilancio erano stati pari a 206,1 miliardi per un incremento di 1,9 miliardi di euro (+0,94%). Lievemente in calo invece le entrate tributarie che sono passate da 188,1 miliardi a 187,1 miliardi, mentre le “altre” entrate sono cresciute da 17,8 miliardi a 20,8 miliardi in crescita di 3 miliardi.

IL COMMENTO DI UNIMPRESA

“Il governo sembra intenzionato a fondare il piano di riduzione della pressione fiscale proprio sui tagli alla spesa pubblica, ma se queste sono le premesse, la sforbiciata alle tasse corre il rischio di restare un miraggio”, ha commentato il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.



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