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È Sirte, adesso, la “fiorente” capitale dello Stato islamico in Libia

Mentre l’attenzione del mondo si concentrava sulla sconfitta dello Stato islamico a Derna di metà giugno, gli uomini del Califfo avevano già raggruppato le proprie forze a Sirte, cittadina nota per il suo destino intrecciato con la vita e la morte del rais Muammar Gheddafi. Ora Sirte per la Libia potrebbe diventare l’equivalente di Raqqa per la Siria e Mosul in Iraq.

Aaron Zelin, analista del Washington Institute (e curatore del blog “Jihadology”, un riferimento mondiale per lo studio del mondo jihadista), ha spiegato che cosa sta succedendo (ed è successo) nella città costiera al centro della Libia e perché questo potrebbe aumentare la pericolosità del threat IS libico. A partire, innanzitutto, dal modus operandi: la rapida riorganizzazione delle forze del Califfato dopo la cacciata da Derna, è ciò che accomuna il modo di agire dell’ala libica con quello delle casa madre siro-irachena ─ Derna è la città di primo attecchimento dell’IS in Libia, una città che ha una legame storico con il jihadismo: sono noti i cosiddetti “Sinjar files”, documenti che prendono il nome dal luogo di rinvenimento iracheno e che raccoglievano l’elenco di numerosi foreign fighters che affiancavano al Qaeda ai tempi della Guerra d’Iraq contro gli americani; molte di quelle carte d’identità avevano su scritto “città d’orgine: Derna”.

Le basi

Sirte è stata la prima città al di fuori di Bengasi dove l’organizzazione jihadista Ansar al Sharia libica (ASL) ha funzionato. Dal 2013 le ramificazioni cittadine, avevano cominciato a coinvolgere la narrativa popolare tanto quanto le componenti elitarie della società ─ molte di queste ancora legate al sistema di potere del rais e rancorose con tutto e tutti, soprattutto con chi gli aveva portato via il controllo del Paese (e cioè gli occidentali e le varie milizie che avevano sostenuto l’intervento militare US-led per cacciare Gheddafi). Racconta Zelin di come man mano ASL sia diventata responsabile sia della governance locale, fornendo pattuglie di sicurezza e risposte alla controversie tra clan, assistenza ai più bisognosi, materiale scolastico, e imponendosi come giudice nelle questioni di hisba (termine con cui si indica il sistema con cui uno stato islamico sharitico decide ciò che è giusto o sbagliato) e incrementato il Tazir, le punizioni (corporali) lasciate a giudizio delle autorità e non fissate dal Corano e confiscando droghe, sigarette e alcolici ─ proibiti nei sistemi sharitici. A questo programma di accoutability ASL ha da sempre abbinato attività di propaganda e proselitismo (Dawa). Per questo, quando nell’autunno del 2014 i messi inviati dall’Iraq da Abu Bakr al Baghdadi hanno ottenuto la baya dell’ASL di Sirte (cioè il giuramento di fedeltà al Califfo), hanno potuto cooptare l’intero network di Ansar al Sharia e sono partiti subito più forti e avvantaggiati.

L’espansione

Sebbene l’IS stesse già lavorando a Sirte, non ha dato segnali esterni fino al gennaio 2015 ─ mentre della presenza a Derna sotto il nome di Majlis Shura Shabab al-Islam se ne avevano notizie dall’aprile 2014. L’eclatante annuncio globale della presenza dell’IS a Sirte fu dato con la decapitazione del gruppo di cristiani copti egiziani sulle spiagge locali, le cui immagini furono prima mostrate su Dabiq, la rivista del Califfato, poi diffuse con un video di elevata qualità costruttiva ─ successivamente, a metà aprile, la questione fu “rafforzata” con un’altra esecuzione pubblica, stavolta di cristiani etiopi. L’8 febbraio del 2015, l’IS ha preso per la prima volta il controllo di un ampio territorio nell’area di Sirte, a al-Nawfaliyah, qualche decina di chilometri più a est. Costituita la roccaforte, cominciò nelle settimane seguenti ad aumentare il numero e la portata dei suoi attacchi, riuscendo a prendere metà dell’intera città di Sirte, e nominando Hussein al Karamy capo religioso e amministrativo ─ al Karamy è parente di un ex agente dei servizi segreti di Gheddafi e dunque ben visto a livello locale.

Questa espansione inattesa nella sua rapidità, ha portato la città/stato di Misurata a compiere l’unico intervento contro lo Stato islamico libico da parte di una delle fazioni che si contendono il Paese nella guerra civile (notare che entrambe le macroparti in causa, ma soprattutto Tobruk, dicono di combattere i terroristi, mentre invece non muovono dito contro l’IS impegnate come sono a farsi la guerra tra loro). La Brigata 166 mossa da Misurata era riuscita anche a respingere gli uomini del Califfato, almeno inizialmente. Poi gli ufficiali hanno ritenuto che le forze dell’IS a Sirte non fossero una minaccia così potente, e mentre queste si stavano riorganizzando loro se ne tornavano a casa. Risultato: alla fine di maggio i baghdadisti hanno preso il controllo della base aerea di al-Qardabiya, dove si ritiene che i volontari che stanno arrivando negli ultimi mesi con un flusso molto corposo dalle regioni africane più a sud si stiano addestrando. Poi, hanno sequestrato il complesso di irrigazione del Grande Fiume Artificiale e i primi di giugno la centrale elettrica. Mosse che hanno permesso agli uomini del Califfo di prendersi l’intera città ─ le case dei leader tra gli amministratori locali sono state saccheggiate, mentre questi fuggivano via. Ora l’IS controlla una striscia di circa 200 chilometri intorno a Sirte, arrivando al confine con Misurata (e lì si attende uno scontro più infuocato).

La costruzione dello Stato

Secondo Zelin, a Sirte l’IS potrebbe passare a breve dalla fase Dawa e hisba a quella della costruzione dello stato e delle relative statehood: cioè, spiega il ricercatore del Washington Institute, «si propone di mostrare ai residenti che la vita sta continuando e che la sua presenza ha portato alla normalità e alla stabilità» ─ praticamente quello che lo scorso anno è successo in ampie fasce di Iraq e Siria. L’aggettivo «fiorente» usato dallo stesso Zelin per definire la capitale dello Stato islamico in Libia, è indicativo di una volontà dichiarata: i mercati devono essere pieni, le strade in ordine, gli ospedali funzionanti, le scuole aperte, i poveri aiutati, e volantini e cartelli propagandistici devono riempire le vie cittadine per convincere tutti di “quanto si sta bene a Sirte”.

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La Libia è un territorio diverso, dove i centri di potere sono distribuiti tra le tribù locali che si sono rafforzate dopo la guerra a Gheddafi, dunque non è chiaro se il controllo di Sirte possa aprire la strada a nuove (rapide) conquiste come successo in Siria e Iraq. In zona però ci sono punti importanti per lo sviluppo dell’IS, come il giacimento di petrolio Mabruk, nel distretto centrale di Jufrah, e la città di Waddan; per l’IS sarà importante anche cercare di agganciare le organizzazioni criminali che operano in lungo e largo nell’area e le tribù pro-Gheddafi dell’area di Fezzan, che potranno offrire una spalla già ampiamente radicata sul territorio.

Mosse successive. L’interesse del Califfo c’è: sembra che ultimamente (è notizia non confermabile per il momento) stia inviando nuovi elementi “di leadership” dall’Iraq, dall’Arabia Saudita e dal Bahrein. Non è chiaro se per potenziare l’organigramma locale o si tratta di sostituzioni nella catena di comando. Si vedrà.

@danemblog

(Foto: Twitter)

 


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