Se oggi sarà la giornata di Matteo Renzi al Meeting di Cl, ieri è stata quella di un suo fedelissimo nonché collaboratore e consigliere della prima ora. Ossia, Marco Carrai da Greve in Chianti. In qualità di presidente della Cambridge Management Consulting Labs srl, la sua florida società di consulenze, ma soprattutto in quanto amico e collaboratore del premier, il coetaneo 40enne che Renzi nel corso degli anni ha contribuito a piazzato (tra le altre cose) alla guida dell’aeroporto fiorentino Vespucci così come ai vertici di Florence Multimedia (qui un suo ritratto fatto tre anni fa da Formiche.net), ieri sera è intervenuto in Fiera a Rimini all’incontro dal titolo “Tecnologia: un grande bene o idolatria?”. Forse perché Carrai di recente ha fondato una società di sicurezza informatica di cui è presidente.
TAVOLA ROTONDA CON GLI AMICI DI CARRAI
A testimonianza di quanto il giglio magico renziano trovi a Firenze una sponda nel mondo ciellino, a fare gli onori di casa e moderare il dibattito di ieri sera c’era Andrea Simoncini, toscano pure lui e docente di Diritto costituzionale all’Università di Firenze, ma soprattutto leader laico emergente all’interno di Cl, molto vicino al responsabile del Movimento, don Julian Carròn.
Nel presentare Carrai alla platea (per la verità, non particolarmente folta) Simoncini ha spiegato che è stato proprio il manager e consulente fiorentino a organizzare l’iniziativa. “Grande parte dell’ideazione di questo incontro e dei nomi che sono qui lo si deve a Marco Carrai, che ha invitato amici e colleghi a discutere con noi”. Si tratta di Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia, Fabio Pammolli, docente all’Institute Advanced Studies di Lucca, e Mario Rasetti, presidente dell’Institute for Scientific Interchange Foundation.
Ma non erano gli unici uomini della galassia di Carrai presenti ieri al Meeting. In mattinata davanti a migliaia di persone era intervenuto anche un pezzo grosso toscano a lui molto vicino come Fabio Lucchesi, presidente dell’Opera Duomo di Firenze, che ha introdotto la mostra “Opus Florentinum” insieme all’arcivescovo di Firenze, monsignor Giuseppe Betori.
TUTTE LE CITAZIONI DEL PROTAGONISTA
“La tecnologia è emanazione dell’uomo, il problema è quando da oggetto diventa soggetto”, ha esordito Carrai. Nel suo intervento, concluso parlando della ricerca dell’infinito e della libertà, l’imprenditore e manageri ha snocciolato una serie di citazioni tali da lasciare a bocca aperta il pubblico. A partire da un film, The Imitation Game, che narra la storia del matematico e crittoanalista Alan Turing e della sua invenzione di un sistema capace di decrittare i messaggi in codice dei nazisti durante la seconda guerra mondiale (“un’innovazione basata sul calcolo computazionale, progenitore dell’attuale computer”, ha detto Carrai). Quindi è stata la volta del primo marito di Hanna Arendt, Gunther Handers, di Papa Francesco e della sua enciclica Laudato Sì’, fino ad alcuni interventi di don Carròn e don Luigi Giussani, per concludere poi con Antigone.
OLTRE LA TECNOLOGIA
Nello spiegare che “tutti gli anni nelle sole comunicazioni sul web vengono prodotti 100 miliardi di miliardi di dati”, Carrai ha sottolineato come anche dentro un ambito come quello tecnologico “la tensione verso l’infinito sia la risposta ai grandi temi che vengono posti”. E questo perché “nella storia le innovazioni sono sempre nate per due motivi: dare una risposta ai problemi pratici dell’umanità e aiutare l’uomo a rispondere alla sua esigenza di infinito”. Secondo Carrai il limite della ricerca sta “nella nostra autocoscienza, oltre che nella regolamentazione”.
UNA RIVOLUZIONE COPERNICANA
La vera svolta secondo Carrai è bene spiegata da una serie di constatazioni: “La più grande società immobiliare al mondo è nata appena tre anni fa, si chiama Airbnb e non possiede neppure un immobile”. Così come “Uber non possiede nemmeno un’auto, pur essendo leader nei trasporti, e Alibaba è grande 5 volte eBay e Amazon messe assieme ma non ha nemmeno un negozio, nonostante domini il commercio mondiale”.
Le app, ha ragionato Carrai, “scatenano la creatività di ognuno ma creano anche i più grandi monopoli con il rischio che si riducano la capacità di decisione personale e la libertà più autentica”. C’è quindi un problema nell’utilizzo di questi dispositivi, ma sopratutto “una sterminata opportunità nelle mani dell’uomo”. “Non è lo smartphone il problema principale della nostra vita – ha concluso Carrai -, ma il genio umano e il suo desiderio che si mette alla ricerca dell’infinito e di quella libertà che, come diceva Antigone, è inscritta dai cieli nei cuori degli uomini”.