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Ecco le nuove grane di Poletti per il Jobs Act

Il senatore fittiano Zizza (Conservatori e Riformisti) ha fatto emergere un nuovo errore della gestione Poletti contenuto nel primo dei decreti attuativi del tanto decantato Job Act.

Si tratta della Dis-coll da cui, a dispetto del decreto legislativo che ha introdotto la misura a valere dal 1 gennaio 2015, sarebbero esclusi tutti coloro che hanno perso il lavoro proprio nel mese di gennaio di quest’anno.

Se ne era già parlato qui su Formiche.net a proposito del ritardo del decreto che ha introdotto la misura di sostegno e delle successive procedure INPS per accedervi.

Insomma sembra che il ministro Poletti avrà un’ennesima grana da sciogliere dopo i numeri ballerini dei giorni scorsi che hanno mostrato come il tanto decantato Job Act in effetti abbia prodotto risultati assai scarsi, se non nulli.

Facciamo un passo indietro nel tempo.

Il Premier Renzi allora magnificava la pubblicazione del primo dei decreti attuativi del JobAct che garantiva misure di sostegno al reddito anche a chi fosse rimasto disoccupato a causa del non rinnovo dei contratti Co.Co.Co o Co.Co.Pro..

Ma cosa è successo?

Questi i fatti: L’art. 15 del d.lgs 22/2015, quello che prevede l’introduzione della DIS-COLL, l’assegno a sostegno dei collaboratori a progetto o con collaborazione coordinata e continuativa che dal 1/1/2015 hanno perso il lavoro, è in vigore dal 7 marzo.

La norma fissa, come per le altre indennità di sostegno al reddito, il termine perentorio a pena di decadenza dal beneficio, di 68 giorni per la presentazione della domanda all’INPS che però attivò le procedure per la presentazione della domanda, con estremo ritardo e solo alla metà del maggio scorso prevedendo comunque una deroga (era il minimo sindacale che potesse fare l’INPS) per coloro che avessero perso il lavoro sino a quella data.

L’articolo 15 del decreto legislativo (Decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22) recita “1. In attesa degli interventi di semplificazione, modifica o superamento delle forme contrattuali previsti all’articolo 1, comma 7, lettera a), della legge n. 183 del 2014, in via sperimentale per il 2015, in relazione agli eventi di disoccupazione verificatisi a decorrere dal 1° gennaio 2015 e sino al 31 dicembre 2015, è riconosciuta ai collaboratori coordinati e continuativi, anche a progetto, con esclusione degli amministratori e dei sindaci, iscritti in via esclusiva alla Gestione separata, non pensionati e privi di partita IVA, che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione, una indennità di disoccupazione mensile denominata DIS-COLL. …”

La norma, che peraltro è chiara in merito alla data di entrata in vigore, prevede che sussistano contemporaneamente tre requisiti all’atto della domanda: lo stato di disoccupazione, tre mesi di contributi nell’anno precedente e un mese nell’anno in cui si verifica la perdita dell’occupazione.

Ebbene per coloro che hanno perso il lavoro con primo giorno di disoccupazione al 1 gennaio 2015 (come previsto dal decreto attuativo) è impossibile il rispetto di uno dei tre requisiti proprio per l’impossibilità di maturare il mese di contribuzione richiesto nell’anno 2015.

Dunque la norma, vogliamo credere per una svista accidentale, un errore umano (come lo definirebbe oggi il Ministro Poletti) esclude i disoccupati da gennaio 2015 perché questi non possono maturare uno dei requisiti.

La relazione tecnica accompagnatoria al decreto legislativo stimava una potenziale platea di circa 775.000 soggetti, di cui 296.000 in possesso dei requisiti.

Si può presumere che i tecnici della Ragioneria Generale non si siano accorti della trappola riservata ai disoccupati dal primo di gennaio, né se ne è accorto il Ministro Poletti tanto meno il Premier Matteo Renzi, eppure qualcuno avrà pure scritto quell’articolo no?

Inoltre di quei 296.000 possibili beneficiari, quelli con i requisiti sarebbero circa 1/4, pari a 74.000 (con oneri per 165 mln nel 2015). Sempre secondo i dati i disoccupati dal 1 gennaio sarebbero verosimilmente 6.200 (74.000 : 12).

Ma stando al fatto che i numeri non sono più una certezza al ministero del lavoro, è molto probabile che i soggetti esclusi dalla norma siano ben più di 6200.

Il Senatore Zizza ha parlato di una nuova classe di “esodati” e il parallelo con quelli di forneriana memoria ci sta tutto, se non altro per l’esclusione da un diritto a causa di un errore non loro.

Insomma con il primo decreto del job act, tanto magnificato da Matteo Renzi, sono iniziati i problemi.

Ovviamente chi si vede rigettare la domanda di sostegno al reddito da parte dell’INPS deve far ricorso entro 90 giorni all’Istituto stesso oppure per via giudiziale entro un anno.

Insomma oltre a non aver ricevuto il sostegno promesso da Matteo Renzi con tanto di annunci roboanti e show mediatici stile “Telegatto”, questi ex-lavoratori Co.Co.Co o Co.Co.Pro se vorrano vedersi riconosciuto il diritto a ricevere la Dis-Coll, avendo anche gli altri requisiti, dovranno sostenere anche il costo delle spese legali. Cornuti e mazziati da Renzi & Co.

Giustamente il Sen. Zizza ha chiesto al Ministro Poletti di riferire al Parlamento sulla questione. Sicuramente il Ministro Poletti non si sottrarrà dal dare una risposta a 6200 elettori. Io personalmente vorrei che il Ministro ci rassicurasse anche che 2+2 fa ancora 4 visti i numeri non più certi dei giorni scorsi.

Altrimenti è bene che la Ministra Stefania Giannini inizi a preoccuparsi di dove trovare le risorse con la prossima legge di stabilità, per pagare le ripetizioni di matematica al Ministro Poletti.

In ultima analisi una soluzione al problema sollevato dal Sen. Zizza, va data con rapidità perché in caso di ricorsi, essendo palesemente errata la norma in questione, potrebbero esservi conseguenti danni al bilancio pubblico (alle tasche dei cittadini) derivanti dalla refusione del danno e delle spese sostenute dai ricorrenti. In tal caso, chi presenterà il conto al duo Renzi-Poletti?

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