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Unioni civili, ecco chi vuole smontare il ddl Cirinnà

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Raffaele Porrisini apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi

Pressing sui senatori con un’azione di lobbing mirata sui componenti della Commissione Giustizia. Quindi una raccolta firme in grande stile per chiedere di non approvare il provvedimento. Infine una nuova e grande manifestazione di piazza. E se tutto questo non dovesse bastare, c’è sempre la possibilità di ricorrere all’arma (costituzionale) del referendum abrogativo.

La galassia cattolica pro-family, riunita attorno al Comitato Difendiamo i nostri figli, lancia in piena estate la nuova controffensiva al ddl Cirinnà sulle unioni civili con una strategia ben studiata, calibrata sul raggiungimento del risultato attraverso molteplici azioni e con un gioco di squadra declinato su diversi campi.

Si parte da quello parlamentare, dove gli organizzatori del Family Day del 20 giugno scorso a Roma vogliono incidere grazie alle pressioni su esponenti politici a loro vicini così da intervenire direttamente sia sull’organizzazione dei lavori che sulle votazioni. Per il momento qualche risultato è stato ottenuto (almeno così dicono): a suon di ostruzionismo ed emendamenti in Commissione, la discussione in aula a Palazzo Madama sul testo che porta il nome della senatrice democratica Monica Cirinnà è slittata a settembre, almeno secondo quanto fa trapelare il Governo. Tra i senatori più impegnati nel supportare la battaglia pro-family ci sono innanzitutto Carlo Giovanardi dell’Ncd, Lucio Malan e Giacomo Caliendo di Forza Italia. Negli ambienti pro-family circola poi la convinzione che pure dentro al Pd ci siano ampi spazi di manovra per convincere alcuni parlamentari ad esprimersi contro il provvedimento, come ha spiegato il segretario del Comitato, Simone Pillon, a Formiche.net.

Se sul fronte parlamentare il pressing non dà tregua ai senatori e viene rilanciato sulle piattaforme mediatiche d’area come La Croce di Mario Adinolfi, il Comitato Difendiamo i nostri figli ha deciso anche di tornare a chiamare a raccolta il popolo di piazza San Giovanni. Come? Chiedendogli di firmare una petizione, inaugurata la settimana scorsa simbolicamente davanti al Senato, «per fermare questa barbarie». Ossia, il ddl Cirinnà che – dicono i promotori nel presentare l’iniziativa – «equipara le unioni fra persone omosessuali al matrimonio, inclusa la possibilità di adozione: riconosciuta questa, per le coppie dello stesso sesso sarà possibile anche la fecondazione eterologa e l’utero in affitto, cioè l’acquisto di bambini come se fossero oggetti e l’utilizzazione del corpo di donne costrette a tanto dalla miseria e dallo sfruttamento».

Insieme ad altre sigle della galassia cattolica (Age, Agesc, Giuristi per la Vita, Movimento per la Vita, La Manif Pour Tous Italia, Voglio la mamma) si punta quindi a raccogliere centinaia di migliaia di firme così da creare una vera e propria sollevazione popolare nata dal basso, di fronte alla quale il Parlamento e il Governo non possono restare indifferenti. La petizione dovrebbe inoltre sfociare in una nuova manifestazione di piazza, sulla falsariga di quella del 20 giugno, quando a Roma si sono ritrovati in quasi un milione per difendere la famiglia naturale. Arrivati a questo punto, di fronte a questa prova di forza, l’obiettivo è che in Parlamento vengano a mancare i voti per approvare il ddl Cirinnà.

Basterà quindi questa strategia per fermare un provvedimento che, incalzato dall’ala sinistra e più laicista, il governo Renzi continua ad annunciare come acquisito entro la fine dell’anno? Sarà sufficiente una tale mobilitazione di popolo per arginare l’iniziativa parlamentare del ddl Cirinnà sostenuta dalla maggior parte della stampa? Potranno ottenere risultati concreti e tangibili i promotori del Comitato pur senza un palese e dichiarato sostegno da parte delle gerarchie ecclesiastiche, a partire dalla Cei? Sono tutti interrogativi che al momento non trovano una risposta univoca. Di sicuro, prima ancora che un autunno caldo, sul tema delle unioni omosessuali c’è ancora da concludere un’estate davvero bollente.


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