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Cercansi vecchi leoni alla Winston Churchill

Sere fa, invitato ad ‘’8 e ½’’ da Lilli Gruber per presentare il suo ultimo libro ‘’L’Italiaccia senza pace’’Giampaolo Pansa ha spiegato di aver raccontato una vicenda ambientata tra il 1948 e il 1950, perché, a suo avviso, quella fase della nostra storia nazionale non appartiene solo al passato, ma è premonitrice di un futuro imminente. Solo che, allora, il Paese – ha aggiunto Pansa – poteva contare su di uno statista come Alcide De Gasperi, mentre adesso deve accontentarsi di Matteo Renzi. Alcune sere dopo, Giampaolo Pansa, intervistato dal Tg di una rete Rai, ha ripetuto la medesima considerazione, ma in quella circostanza si è fermato a De Gasperi, senza nominare Renzi.  Ripensamento, cautela, autocensura o… censura ?

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Il Patto di Monaco del 1938 è passato alla storia dell’Europa come un vergognoso cedimento delle democrazie (il Regno Unito e la Francia) ai regimi totalitari e, in particolare, alla Germania nazista. Eppure Winston Churchill, che criticò, da subito, quell’intesa (‘’Il Governo aveva da scegliere tra guerra e vergogna. Ha scelto la vergogna. Avrà anche la guerra.’’), fu sottoposto, per alcuni mesi, a un pesante isolamento, politico e personale, da parte dell’establishment e dell’opinione pubblica che condividevano la politica di appeasement di Neville Chamberlain. I suoi avversari arrivarono persino a metterlo in difficoltà nel suo collegio elettorale. Ma Churchill non si arrese, continuò a condurre la sua battaglia fino a quando gli eventi dimostrarono che aveva ragione, tanto che gli venne affidato il compito di guidare il suo Paese in guerra e fino alla vittoria. Oggi, soprattutto da noi, non vi è traccia di ‘’vecchi leoni’’ come Winston Churchill, ma non sarebbe sbagliato che, nei difficili passaggi che ci attendono – sul piano interno e su quello internazionale – qualcuno osasse dire NO fino in fondo.

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La vicenda di Winston Churchill mi è venuta in mente – si parva licet –  leggendo un brano dell’editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera. Scrive Panebianco:’’ Federica Mogherini, l’alto rappresentante per l’Unione europea per gli affari esteri, dell’Europa fa propria anche la fragilità, quando immagina, ad esempio, che la guerra in Siria possa essere semplicemente risolta facendo sedere le parti intorno a un tavolo. Come se in guerra – aggiunge l’editorialista – non siano gli esiti dei conflitti armati a decidere se e quando, e con quali carte negoziali in mano, le parti combattenti si renderanno disponibili a trattare’’.

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