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Cosa (non) farà l’Onu per i rifugiati

Aspettando Godot? Per la questione dei migranti (evitiamo ora di distinguere tra quelli “buoni”, che provengono dalla Siria, e quelli “cattivi”, da rimpatriare, che provengono dall’Africa nera) tutti, prima di muoversi, dicono di aspettare l’Onu. Per chi vuole effettivamente fare qualcosa, questa attesa, oltre che sterile, è anche snervante. Per quelli che invece non vogliono fare, ma solo dire (l’impressione è che siano la maggioranza), l’Onu è invece una grande foglia di fico dietro la quale nascondere la propria vergogna. C’è anche una foglia più piccola, l’attesa che le fazioni libiche si mettano d’accordo. Ma è tenuta di riserva.

I cinque Grandi, quelli con il diritto di veto al Consiglio di Sicurezza (CdS), cosa fanno, o non fanno? Niente, assolutamente niente. Chiacchiere anche loro, ma poche anche di queste. Perché, se facessero qualcosa, ad esempio chiedere una corposa e definitiva Risoluzione del CdS (ne ha fatto cenno Stefano Cingolani proprio su Formiche.net) dovrebbero poi impegnarsi a fare. In altre parole, dovrebbero assumersene la paternità, e quindi la responsabilità di proseguire. Ma non ne hanno, evidentemente, alcuna intenzione. Che cosa, in effetti, dovrebbero impegnarsi a fare? Esattamente non si comprende ancora bene, ma, pur nell’inanità, qualche debole ed evanescente linea d’azione sembra si vada pur delineando.

Ad esempio l’approccio della Ue, pur contrastato all’interno ed approvato solo perché era evidente che non se ne sarebbe fatto niente (parliamo dell’agenda Juncker e della conseguente direttiva in tre fasi elaborata dal Comitato Militare ed approvata dal Consiglio), potrebbe essere (avrebbe potuto essere) una buona base di partenza anche per l’Onu. L’Alto Commissario Mogherini era anche andata a perorarne l’applicazione e a spiegarne il contenuto, oltre che la situazione, al Palazzo di Vetro. Era anche stata accolta bene, con apprezzamenti verbali e sorrisi rassicuranti. Fatto ciò, il “sistema” Onu ha tenuto neghittosamente un paio di riunioni, dopo un certo lasso di tempo anche una terza, fingendo quindi di interessarsene. Altrimenti, avrebbe tradito palesemente il proprio mandato.

Poi, silenzio: la proposta veniva così snobbata con molta eleganza ed altrettanta ipocrisia onusiana. Ma, ora che le dimensioni bibliche di questo esodo sembrano essere chiare a tutti, e così la sua presumibile durata, l’Onu è costretto a muoversi. Ci saranno, sì, ancora tante riunioni ed assemblee a vuoto, ma prima o poi una Risoluzione del Cds finirà pur per emergere. Dovrà essere corposa, omnicomprensiva, fare da ombrello a tutto il necessario per percorrere, a livello globale, ogni azione che l’agenda Juncker ed il piano del Comitato Militare avevano previsto dovesse fare la Ue. Non sarà più possibile, allora, continuare a cincischiare sulle quote per nazione, o continuare a beccarsi come i polli di Renzo. Potrebbe anche emergere che l’Europa ha diversi strumenti che le consentirebbero, se volesse, di agire in autonomia.

Ora l’attenzione è puntata sulle mosse del Segretario Generale. Ha convocato per la fine settembre i Capi di Stato e di Governo per una sessione ad hoc dell’Assemblea, che tra i primi argomenti avrà in agenda quello dei Migranti. Tutti sappiamo bene quali Stati compongano la maggioranza dell’Assemblea, quindi c’è poco da fasi illusioni. Ma è solo un primo passo, e l’Onu, fino ad oggi (a parte il settore specializzato nell’assistenza) non ne ha fatti altri. Può darsi che alla fine del processo ciò porti verso una Risoluzione esecutiva del CdS.

Ci vorrà tanto tempo? Pazienza. Tanto le migrazioni dureranno altri trent’anni.


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