“Anche questo appartiene al metodo staliniano: fare attaccare i reprobi dai vecchi amici, dai familiari”. Così parlò Massimo D’Alema nell’intervista a tutta pagina rilasciata ad Aldo Cazzullo e pubblicata giovedì scorso sul Corriere della Sera. L’ex premier ha ammesso di provare “un certo effetto di tristezza” nell’essersi visto prima abbandonato poi attaccato dai suoi fedelissimi di un tempo, dei quali – stando a quanto ha dichiarato – salva solo Federica Mogherini per la quale ha speso buone parole. Le frecciate del Baffino non sono comunque passate inosservate, hanno innescato una serie di reazioni nella galassia che fu dalemiana con repliche differenti nei toni e nei contenuti.
RONDOLINO A CUORE APERTO
Fabrizio Rondolino, uno dei “Lothar” che alla fine degli anni ‘90 ha lavorato con D’Alema nello staff della comunicazione sia del Pds che di Palazzo Chigi, ha scelto di affidare ad un post sul suo blog la replica all’ex leader. Del quale mette in fila meriti ed errori, senza però rinunciare a una “nota personale” e pure a una richiesta di scuse nel caso avesse esagerato con le critiche. Secondo Rondolino quell’intervista è “bella e dolente” e per quanto riguarda la “rottura sentimentale” che D’Alema rimprovera a Renzi, ebbene questa “si è già consumata da tempo, e precisamente da quando D’Alema, con lucidità politica e coraggio personale, tentò invano di modernizzare la sinistra italiana (post)comunista”. “La nuova sinistra di Renzi – e di D’Alema negli anni Novanta, e di Craxi negli anni Ottanta – è impaziente perché la vecchia sinistra è tramontata ma non riesce ad ammetterlo. L’errore di questi vent’anni è aver cercato di farle convivere”.
I GRAFFI DI VELARDI
Claudio Velardi – un altro dei Lothar dalemiani – ha invece centellinato le parole per reagire all’intervista di D’Alema. Pure lui nello staff della comunicazione di governo a fine anni ‘90, l’abile spin-doctor napoletano si è limitato a condividere sul suo profilo Facebook l’intervento di Umberto Minopoli sul “grande equivoco” di D’Alema, accompagnandolo dal laconico commento “fine del discorso”; dopodiché la sua creatura online (Il Rottamatore) ha sfornato una vignetta dal titolo “Fumus persecutionis” che ritrae D’Alema in vestaglia che dorme sulla poltrona con un calice di vino in mano mentre sogna un Renzi in versione Hitler. Emblematico il post su Twitter del Rottamatore: “I sogni di Max: troppo vino?”.
LA VERSIONE DI MINOPOLI
L’ex funzionario migliorista del Pci Umberto Minopoli, ai vertici di Ansaldo Nucleare, nel suo intervento di commento all’intervista di D’Alema sostiene che l’ex premier sia stato “il leader post-comunista più vicino a diventare un leader socialista europeo”. Peccato che gli sia “sempre mancato qualcosa” e “il difetto” consiste nel fatto che “quando sta in minoranza D’Alema – come il dottor Jekill – si rivolta come un calzino: diventa settario, rinnega le sue vecchie idee moderniste, torna a fare il leader ‘ex comunista dell’Est’ (ufficialmente post, ma in realtà nostalgico)”.
L’INTERVISTA DI CALDAROLA
Peppino Caldarola, un altro ex dalemiano che ha diretto l’Unità, su Formiche.net rileva come, a differenza di Renzi, D’Alema abbia fatto distinzioni tra gli antiberlusconiani, considerando da una parte i riformisti e dall’altra i giustizialisti “dai quali si è sempre dichiarato lontano e che l’hanno sempre demonizzato”. E se D’Alema “ha sempre riconosciuto che Berlusconi fosse un fenomeno del popolo e non una maledizione di Dio”, Renzi invece “non riconosce nulla, pensa che la storia cominci da lui e che questa sia un fastidio di cui liberarsi”. Insomma, “Renzi non è identificabile, D’Alema è un uomo della sinistra”.
IL DE PROFUNDIS DI MICUCCI
La replica più amara degli ex dalemiani è stata quella di Massimo Micucci. Il presidente di Reti, società di lobbing e comunicazione, su Facebook ha scritto che “tutti quelli che cita D’Alema hanno cercato in varie occasioni e negli anni di ‘salvarlo’ da se stesso. Per affetto e stima. Non c’è stato verso vi assicuro”. Quindi la chiosa trachant: “Per lo stalinismo si rivolga invece ai suoi nuovi compagni di strada”.