Facciamo ancora fatica a immaginarli mentre volano sulle nostre teste per recapitare pizze o medicinali, o per assolvere a compiti come la salvaguardia dell’ambiente e la tutela del patrimonio artistico, ma la sperimentazione per fare dei droni dei protagonisti dei nostri cieli prosegue.
IL TEST
Dopo aver effettuato lo scorso giugno un primo test per la sicurezza del volo degli aeromobili senza pilota negli spazi aerei civili nell’ambito del programma Midcas, Alenia Aermacchi, controllata del gruppo Finmeccanica, ha completato ieri con il dimostratore Rpas Sky-Y (nella foto) il primo test in volo di un drone con la partecipazione dell’Enav, l’Ente nazionale assistenza al volo, e del Nato Modelling & Simulation Center Of Excellence di Roma.
LE CARATTERISTICHE
La prova – spiega una nota di Piazza Monte Grappa, che a luglio, ad Expo, ha presentato la “parte civile” dei suoi droni – rientrava stavolta “nell’ambito delle attività previste dal più ampio progetto MedALE” (un consorzio costituito da Alenia, in qualità di leader del progetto, Thales Alenia Space Italia, Enav, Selex Es e Nimbus). Si tratta di uno dei nove progetti “di dimostrazione del sistema integrato per i velivoli a pilotaggio remoto finanziato dal Joint Undertaking Sesar della Commissione europea”, che ha lo scopo di verificare, attraverso studi approfonditi, l’effettiva capacità di questi velivoli di inserirsi negli spazi aerei civili non segregati. Se negli Usa la potente Federal Aviation Administration ne ha da poco approvato la prima consegna commerciale, il Vecchio Continente non è da meno.
Nell’occasione, prosegue il gruppo capeggiato da Mauro Moretti, “si è eseguita una dimostrazione simulando una normale procedura di controllo del traffico civile con il velivolo a pilotaggio remoto Sky-Y in volo. Le istruzioni per le variazioni di rotta e quota avevano lo scopo di simulare le tipiche interazioni con il normale traffico aereo, prevenendo situazioni di conflitto. Inoltre sono state testate procedure di emergenza come perdita di collegamento con il comando e controllo e perdita di potenza del motore del drone”. Il tutto realizzato in stretto accordo con l’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, che ha concesso la necessaria autorizzazione al volo per poter eseguire il test.
A COSA SERVE
Sperimentazioni come queste, aveva detto a giugno scorso il gruppo attivo nell’aerospazio, sono fondamentali perché consentono di fare i necessari passi in avanti “per colmare” le lacune “per una piena integrazione” dei droni “nello spazio aereo ed in definitiva al loro totale sfruttamento commerciale e istituzionale”, dopo aver già preso piede in ambito militare. I numeri del comparto meritano un investimento. Il settore dei sistemi aerei a pilotaggio remoto è considerato, in prospettiva, uno dei più dinamici nell’ambito dell’aerospazio, con un valore cumulato pari a circa €45 miliardi nei prossimi dieci anni e un tasso di crescita annuo pari a oltre il 5% nel medesimo periodo
I PASSI CHE SERVONO
Oggi confinate a teatri operativi, su aree di prova o in “corridoi” completamente separati dagli spazi aerei utilizzati dai vari tipi di aerei ed elicotteri – aveva già raccontato Formiche.net – le attività dei velivoli senza pilota a bordo necessitano infatti ancora di importanti processi di evoluzione tecnologica per poter sfruttare appieno il loro potenziale. “Si tratta della vera sfida per i droni”, commenta a Formiche.net il generale Leonardo Tricarico, già capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, oggi presidente della Fondazione Icsa. “Gli Apr necessitano dello scatto tecnologico finale per avere pari dignità nei cieli al pari degli aerei tradizionali con pilota a bordo. La strada verso questo traguardo è quella giusta e Finmeccanica può essere protagonista di questo cambiamento epocale che trasformerà per sempre il trasporto aereo così come oggi lo conosciamo”, aggiunge l’esperto.
IL DRONE EUROPEO
Midcas e MedAle non sono i soli progetti sui droni che vedono impegnate congiuntamente l’Europa e l’Italia, con il contributo della società di Piazza Montegrappa. Proprio il 18 maggio scorso, in quello che rappresenta un timido progresso verso una maggiore integrazione continentale nel mondo della difesa, le principali società aerospaziali europee (Airbus Defence and Space, Dassault Aviation e Finmeccanica), hanno accolto con soddisfazione l’accordo siglato da Francia, Germania e Italia per l’avvio dello studio di definizione di un nuovo velivolo europeo non pilotato. Secondo la Dichiarazione di Intenti (DoI) firmata dalle tre nazioni, le società aerospaziali effettueranno uno studio, della durata di due anni, per la definizione di un drone di classe Male (Medium Altitude/Long Endurance). A completamento di questa fase, sarà presa la decisione se avviare o meno lo sviluppo e l’acquisizione del sistema.