Marchionne ha studiato tutto per benino, o quasi. I presupposti per un matrimonio tra Fca (Fiat Chrysler Automobiles) e General Motors ci sono, dice. Dalla fusione nascerebbe un gruppo da 30 miliardi di dollari l’anno di cash. Ragione per cui “sarebbe irragionevole non forzare”, secondo il manager in pullover.
Ma Marchionne si sta rivelando un po’ insistente e Mary Barra, amministratore delegato di Gm, continua a sfuggire alle avance del numero uno di Fca.
CHE COSA HA DETTO MARCHIONNE
Dal suo ufficio a Detroit, in Michigan, Marchionne ha spiegato in un’intervista al settimanale Automotive News che la logica del merger tra le due aziende è “irrefutabile”, a tal punto che il cda di Fca non ha scelta se non quella di mettere pressione su Gm per iniziare a discutere subito.
E’ un’operazione “troppo grande da ignorare”, ha affermato Marchionne negando che ci sia al momento in cantiere un’offerta ostile: “Ci sono vari tipi di abbracci. Posso abbracciarti carinamente, posso abbracciarti forte. Qualsiasi cosa inizia con un contatto fisico. Poi puoi venire meno ma inizia con un contatto fisico”, ha risposto.
Marchionne è talmente certo dell’operazione da respingere altri ipotetici pretendenti: “I potenziali partner non mancano – ha assicurato – e potrei vendere o realizzare una fusione con Fca oggi stesso. Sono in tanti ad aver mostrato interesse. Ma io non sono interessato. Perché c’è un accordo migliore”.
E per dimostrare il peso della fusione il manager italo-canadese ha detto: “Non stiamo parlando di miglioramenti marginali sul fronte dei margini. Stiamo parlando di cambiamenti enormi nella performance”. Di che entità? I profitti potenziali derivanti dall’unione del suo gruppo con Gm sarebbero secondo le previsioni di Marchionne esponenzialmente più alti di quelli attuali combinati su scala globale delle due aziende.
LA POSIZIONE DI GM
Sarà per la sua fama da “negoziatore duro”, come si è definito lui stesso, ma Gm al momento non ha dato segni di voler accettare la proposta di matrimonio di Fca, né tanto meno sembra intenzionata ad ascoltare le strategie del suo amministratore delegato.
La risposta ufficiale del colosso americano è arrivata a distanza di 24 ore: “Il nostro management e il nostro consiglio di amministrazione – si legge in un comunicato – sono sempre al lavoro per massimizzare il valore per gli azionisti. Dopo avere completato un’approfondita revisione di un possibile merger con Fca, abbiamo concluso che l’esecuzione del nostro piano attuale è il modo migliore per creare valore per gli azionisti di Gm”, si legge in una nota del gruppo automobilistico americano a commento delle parole di Marchionne.
PERCHÉ TANTA INSISTENZA
Ma da cosa proviene allora tanta spavalderia? Secondo Repubblica a remare a favore della fusione potrebbero essere paradossalmente i fondi azionisti e il sindacato di Gm.
Ecco perché: “Marchionne ha un precedente su cui contare”, ha scritto Paolo Griseri. Il giornalista di Repubblica si riferisce alla conquista del colosso delle riassicurazioni PartnerRe, gestito da un consiglio di amministrazione contrario alle offerte di Exor. “Con un road show newyorkese evidentemente efficace, Elkann e Marchionne hanno convinto gli azionisti di PartnerRe che era meglio seguire le loro proposte abbandonando alla deriva i manager del cda”, ha ricordato Griseri sottolineando che “a ben guardare un certo numero di fondi azionisti del più grande produttore di auto al mondo è anche tra soci di PartnerRe”.
A pesare potrebbe essere inoltre la trattativa in corso con il sindacato Uaw per il rinnovo del contratto Chrysler. “Uaw è il principale azionista di Gm (come lo era in Chrysler dopo il fallimento): una trattativa che si concludesse con reciproca soddisfazione tra le parti potrebbe essere un buon trampolino di lancio per l’affondo finale”, ha sottolineato Griseri.
L’ANALISI DEL SOLE
Secondo il Sole 24 ore l’insistenza con cui Marchionne è tornato alla ribalta avvalora sempre più l’idea che Fca abbia urgente bisogno di trovare un partner. Nonostante i conti del secondo trimestre siano stati superiori alle attese “Fca rimane debole rispetto ai concorrenti, sia come dimensioni di scala, che dal punto di vista finanziario”, ha spiegato Andrea Malan ricordando che “quando si parla di Fca bisogna sottrarre il valore di Ferrari, che verrà quotata in borsa fra poche settimane, e poi scorporata”.
Fca ha davanti a sé il più grosso programma di investimenti della sua storia. Visto il debito netto industriale di 8 miliardi di euro a fine giugno, secondo gli analisti il gruppo non disporrebbe attualmente dei fondi necessari per portare a termine il piano quinquennale presentato un anno e mezzo fa.
Che fare? L’alternativa – ha dichiarato lo stesso Marchionne – potrebbe essere un aumento di capitale da 10/15 miliardi. “Ma il mio azionista non lo approverebbe”, ha detto con ironia il numero uno di Fca. “Dal punto di vista dell’azionista – ha spiegato il quotidiano confindustriale – la soluzione definitiva alla debolezza di Fca può arrivare da una vendita o da una operazione , come sarebbe quella con Gm in grado da mascherare da fusione la perdita del controllo”.
LE DOMANDE DI FORBES
Sergio Marchionne insiste sulla fusione con General Motors. Ma l’intesa è veramente rivoluzionaria? A ridimensionare i numeri diffusi dal manager ci ha pensato Forbes. Secondo Marchionne le nozze produrrebbero un Ebitda potenziale di 30 miliardi di dollari per il maxigruppo contro un valore attuale di 25 stimato per la somma dei due.
“Insieme le società nel 2014 hanno generato circa 23 miliardi di Ebitda, una cifra che è destinata a crescere fino a circa 25 miliardi nel 2015. Il salto a 30 miliardi è veramente sorprendente?”, ha ironizzato Joann Muller.
I RILIEVI DI MUCCHETTI
A dirsi preoccupato per gli effetti in Italia di una fusione tra Fiat Chrysler Automobiles e General Motors è stato il presidente della commissione Attività produttive del Senato, Massimo Mucchetti: “Fca non ha soldi, mi sembra che, più che comprare, desideri essere comprata. In teoria, Gm avrebbe i mezzi per comparsi Fca”, ha detto intervistato da Repubblica.
Mucchetti ha auspicato inoltre un incontro a Palazzo Chigi: “Il presidente del Consiglio dovrebbe invitare Marchionne a Palazzo Chigi e chiedergli quali saranno le conseguenze per l’Italia, così da potersi regolare”.
L’interesse dei soci Fca per una fusione sono sotto gli occhi di tutti: “Gm vale in Borsa il triplo di Fca. E guadagna il quadruplo. Ha cassa netta largamente positiva, mentre Fca è il più indebitato tra i grandi gruppi automobilistici. Infine Gm spende in ricerca e sviluppo una percentuale dei ricavi doppia rispetto a Fca. Capisco dunque l’interesse dei soci Fca per una fusione a valori correnti. Non sono sicuro che questo sia anche l’interesse dell’azienda Fiat e, soprattutto, dell’Italia”, ha commentato il presidente della commissione Attività produttive del Senato.
L’ANALISI DI RUGGERI
Riccardo Ruggeri, già top manager del gruppo Fiat, ora imprenditore, editore e saggista, settimane fa aveva commentato così su Italia Oggi l’ipotesi della fusione: “Gm capitalizza quasi il triplo di Fca e guadagna il doppio. È impraticabile quindi la fusione fra pari, resta la vendita, però alle condizioni del compratore”.
Come investitore Fca, Ruggeri ha dichiarato di condividere la mossa di Marchionne: “Questo è uno snodo drammatico e strategico per Fca”.
Al posto di Marchionne, l’ex top manager del gruppo torinese partirebbe invece da due assunzioni: “Il Piano 2014 di Fca sta arrancando troppo: inaccettabile; l’unico consolidamento possibile è con un cinese (cessione) o con Gm (cessione mascherata da fusione). In termini di business e di management non ne esistono altre”, ha scritto Ruggeri analizzando le modalità tecniche per mettere in sicurezza Fca.