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Il vero scandalo del Colosseo

Non ho alcuna simpatia per i sindacati, penso che siano uno dei più decisivi elementi di conservazione e di freno di questo Paese. Ma la caciara sollevata attorno all’assemblea dei custodi del Colosseo puzza di messinscena lontano un miglio.

Certo anche quelli hanno le loro colpe, i loro riti, i loro piccoli trucchi, ma qui nessuno può scagliare la prima pietra, a cominciare dal governo. La misura è colma, dicono in coro Renzi e Franceschini conquistando subito le prime pagine dei giornaloni in fremito per la “brutta figura internazionale”.

Ma ad essere colme sono tutte le misure. Quella delle venerate e intoccabili norme che garantiscono i privilegi sindacali, quella delle sovrintendenze in conflitto che non sovrintendono un bel niente, quella del ministero che fa propaganda invece di amministrare (e non avverte i tour operator dell’assemblea), quella nazionale che ha imposto la retorica dei beni culturali come “il nostro petrolio”.

E’ colma sopratutto la misura del Colosseo, che se davvero fosse, come ora si vorrebbe (ma da tempo si prepara) un “servizio pubblico essenziale” non si troverebbe nelle condizioni in cui è.

Non è credibile lo sdegno davanti all’assemblea dei sindacati se non c’è sdegno per il Colosseo (e ovviamente non solo) in un giorno qualsiasi. Con le torme di centurioni che frodano i turisti per una foto, le false guide, i risciò senza licenza e senza regole, i venditori ambulanti e non deambulanti, i selfie stick, i carretti con i panini e l’acqua a tre euro.

È colma la misura del monumento più visitato e remunerativo d’Italia che non ha un centro visite degno di questo nome, una caffetteria, una libreria, che per recinzione ha un intrico di tubi innocenti.

È colma la misura di tutta l’area intorno: le pendici verso Colle Oppio sono la pubblica latrina degli ambulanti, il deposito della loro merce, la discarica di ogni rifiuto. Lo sdegno anti-sindacale è un soldo bucato se si tollera tutto questo. La brutta figura internazionale è quella di tutti i giorni.

Vincere contro le colpe dei sindacati è facile, vincere contro le proprie è molto più faticoso.



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