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Legge sulle unioni civili? CirinNo, grazie

Legge sulle unioni civili? CirinNO!

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Anche questa volta il ganassa Matteo Renzi ha indovinato la mossa giusta quando ha piantato in asso ‘’baracca e burattini’’ ed è volato a New York per assistere alla finale, tutta italiana, degli Us Open di tennis. Sono tanti i motivi che gli hanno fatto preferire quella scelta. In primo luogo si è adeguato al ‘’comune sentire’’ della grande maggioranza dei nostri concittadini che, sicuramente, apprezzano di più un evento sportivo eccezionale piuttosto che uno dei soliti, consunti riti della politica (come la Fiera del Lavante). Non andando a Bari, poi, Renzi si è risparmiato di svolgere un discorso, dal quale si sarebbe capito che, sul Mezzogiorno, non aveva niente da dire; non tanto perché al premier/segretario manchino gli argomenti, quanto, invece, perché, sulle condizioni di quella parte del Paese, ormai è già stato detto – inutilmente – tutto e il suo contrario. Infine, Renzi ha dimostrato che non gliene può fregar di meno del ‘’grido di dolore’’ delle classe dirigenti meridionali, anche se hanno ‘’cambiato verso’’ in direzione del Pd.

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Fino a poche settimane fa, Paolo M. Napolitano era un autorevole giudice della Corte Costituzionale. Appena terminato il suo mandato, l’ex giudice si è precipitato ad esporre, sul Corriere della Sera, la sua opinione sulla legge elettorale. Secondo Napolitano esiste un rischio di incostituzionalità se non si integra la legge, stabilendo che, per il conseguimento del premio di maggioranza nel ballottaggio, debba essere raggiunta un’apprezzabile percentuale di voti validi rispetto a quelli complessivamente espressi al primo turno. Inoltre, secondo l’ex giudice costituzionale ‘’il ballottaggio non può essere considerato uno strumento di per sé legittimante’’. Il fatto è che il segnale, incluso in questo intervento, non è stato raccolto da nessuno, nonostante che fosse premonitore di un possibile giudizio di incostituzionalità sull’Italicum da parte della Consulta.

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Più volte ho espresso la convinzione che il fenomeno dei migranti abbia un carattere strutturale e sia ineludibile, perché poggia su andamenti demografici ed economici che già stanno cambiando gli assetti geopolitici dell’Europa. Mi pare, tuttavia, semplicistica la lettura economicistica che si è aggiunta a quella ‘’buonista’’ delle teorie dell’accoglienza sempre, comunque e senza limiti. Prima che quelle masse di profughi siano in grado entrare stabilmente nel mercato del lavoro e ‘’pagare – come dicono – le nostre pensioni’’, troppa acqua deve ancora transitare sotto i ponti. Occorre, innanzi tutto, creare, in Europa, milioni di nuovi posti di lavoro che siano la premessa indispensabile di un’effettiva integrazione degli stranieri.  Processi, questi, per niente spontanei, automatici  e garantiti.

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