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Libia, ecco speranze e incognite sulla svolta annunciata da Leon

È stata più volte data per certa, ma ieri ci ha pensato l’inviato delle Nazioni Unite per la Libia, Bernardino Leon, a dare nuovo vigore alle speranze di un’intesa: durante i negoziati in corso in Marocco è stato raggiunto un consenso “sui principali elementi” di un accordo per la formazione di un governo di unità nazionale nell’ex regno di Muammar Gheddafi, che potrebbe avvenire entro 7 giorni.

I TEMPI

Tuttavia la strada è in salita ed è stato lo stesso Leon (il cui incarico scadrà a fine mese) a invitare alla cautela. Entro due giorni le due macro fazioni rivali che fanno capo rispettivamente a Tripoli e Tobruk dovrebbero tornare a Skhirat, dove si svolgono i colloqui, con il via libera per la firma dell’accordo entro il 20 di settembre. Dovranno anche rientrare con dei nomi da proporre come candidati per il governo di unità nazionale”, ha aggiunto Leon. Molte cose potrebbero accadere nel frattempo, ma c’è fiducia che la situazione possa essere a un vero punto di svolta.

LE PAROLE DI LEON

“Sappiamo che c’è tanto lavoro da fare, ma crediamo che sarà possibile arrivare a questa deadline del 20 settembre con un’intesa siglata”, ha aggiunto ancora Leon. “Dopo ore di discussione, abbiamo trovato ciò che riteniamo essere un consenso sui principali elementi” di un accordo politico per porre fine al conflitto, ha annunciato il diplomatico. “Crediamo che ci sarà un consenso da parte di tutti”.

COSA PREVEDE L’INTESA

“Dopo ore di discussione – ha spiegato ancora Leon in conferenza stampa -, abbiamo trovato ciò che riteniamo essere un consenso sui principali elementi, i punti emendati sono sei o sette, ed entro il 20 settembre tutte le parti dovrebbero dare il loro assenso alla formazione del governo unitario”. La formula illustrata dall’inviato dell’Onu, aggiunge Vincenzo Nigro su Repubblica, “prevede la nomina di un presidente del Consiglio con due vice-premier, che formerebbero il nucleo forte di un “Consiglio di presidenza” allargato ad altri due ministri del nuovo governo. Fra i “triumviri” dovrebbe esserci sempre unanimità nelle decisioni, e i tre verrebbero indicati da Tripoli, Tobruk/Bengasi e il sud della Libia“.

L’ANALISI DI TOALDO

Per Mattia Toaldo, analista presso lo European Council on Foreign Relations di Londra, si sono però altri aspetti da non sottovalutare. “Non sappiamo ancora tutti i dettagli dell’accordo e bisognerà guardare soprattutto un aspetto: l’azzeramento delle cariche militari richiesto dal GNC, che implicherebbe il siluramento del generale Khalifa Haftar“, vicino a Tobruk. Secondo fonti vicine al governo di Tripoli, spiega l’esperto a Formiche.net, “ci sarebbe questo nella bozza presentata da Leon alle parti oggi. Sarebbe un elemento decisivo che non darebbe più scuse alle milizie che controllano la capitale per non sostenere l’accordo“. Dall’altro lato, sottolinea l’analista, “bisognerà vedere se le potenze regionali (in primis l’Egitto) faranno un esplicito passaggio su Haftar consigliando una reazione prudente e realistica“.

I RISCHI

Ora, conclude Toaldo, “l’accordo è molto probabile e quindi si avvicina il momento in cui il presidente del Consiglio Matteo Renzi dovrà decidere i contorni della missione militare italiana. Se non lo farà in fretta, il meccanismo con i nostri alleati per decidere la missione militare resterà bloccato com’è ora. Creando un pericoloso vuoto di sicurezza“.

LA SECONDA FASE DI EUNAVFOR MED

Fatti e ipotesi che s’intrecciano con un’altra notizia rilevante. Bruxelles ha dato oggi il via libera alla seconda fase della missione Eunavfor Med, che prevede l’uso della forza militare in acque internazionali contro gli scafisti di migranti che operano a partire proprio dalla Libia, sequestrando e – se necessario – distruggendo barconi per smantellare le organizzazioni dedite al traffico di esseri umani.

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