Skip to main content

Lo stipendio di Camusso, l’invidia sociale e il pauperismo plebeo

La Cgil ‘’rivela’’ (come se fosse un segreto di Stato) lo stipendio di Susanna Camusso: 3.850 euro mensili netti. A noi ‘’non ce ne può fregar di meno’’. Immaginiamo, però, che nel Paese della ‘’invidia sociale’’ (sempre per il reddito degli altri) e del pauperismo plebeo qualcuno scriverà che la segretaria guadagna più dei lavoratori e dei pensionati iscritti al suo sindacato. E se fosse soltanto un problema loro? Per quanto mi riguarda comincerò a pormi delle domande se mi dimostreranno che un direttore di giornale o una delle ‘‘grandi firme’’ (che hanno accumulato delle fortune professionali ed economiche, perseguitando incessantemente ‘’la Casta’’) guadagnano come il redattore appena assunto.

++++

Stefania Giannini ha dichiarato che le teorie ‘’gender’ non fanno parte del programma scolastico e che, a questo proposito, il Ministero emanerà una circolare. Chapeau. Anche un orologio rotto, due volte al giorno, segna l’ora giusta.

++++

Ancora questa volta Matteo Renzi ce la farà, perché ha più coraggio, arroganza e determinazione dei suoi avversari. A me queste riforme non piacciono. Resto affezionato alla ‘’Costituzione più bella del mondo’’ della quale i Renzi’s brothers stanno facendo scempio. E sono ancora convinto che sarebbe bastato rivedere, in termini di maggiore efficienza decisionale, i regolamenti della Camera e del Senato per superare i limiti del bicameralismo perfetto (che assicurava un maggiore equilibrio istituzionale). Ma ormai il danno è stato consumato al 95%. Non credo che cambierebbero sostanzialmente le cose se al Paese fosse risparmiato l’ulteriore 5% (attinente ai criteri di nomina o di elezione dei senatori).

++++

Sulla riforma del Senato si sta ripetendo quanto è accaduto durante il processo legislativo del jobs act e dei successivi decreti delegati. La sinistra dem si è impuntata su particolari, assai poco significativi, incassando una sconfitta dopo l’altra.

++++

Sulla questione dei rifugiati vi sono due linee estreme: quella della chiusura dei confini e quella dell’accoglienza sempre e comunque. Ambedue sono sbagliate e impraticabili. Noi non siamo in grado di impedire ai ‘’dannati della terra’’ di cercare una nuova vita, ma non possiamo neppure ospitarli tutti. Ritenere che i processi di accesso al lavoro, di riequilibrio demografico e di integrazione sociale (di cui l’Europa ha necessità) si possano affrontare e risolvere in modo automatico attraverso l’accoglienza di milioni di persone sarebbe un comportamento irresponsabile, che finirebbe per accreditare le misure disgustose dell’Ungheria di Orban.

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter