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Mea culpa e j’accuse di Juncker su migranti e profughi

Quote obbligatorie, nessuna abolizione di Schengen e rafforzamento di Frontex sono alcuni dei punti principali toccati da Jean-Claude Juncker nel discorso sullo Stato dell’Unione davanti al Parlamento Europeo.

Il presidente della Commissione Europea ha richiamato all’unità gli Stati membri sottolineando la necessità di prendere le decisioni unitarie in modo più rapido. E ha poi auspicato “che lunedì prossimo i ministri degli Interni dei paesi Ue decidano senza esitazioni la ripartizione di 160 mila persone, ognuno deve fare la sua parte”.

ABBRACCIARE E ACCOGLIERE I RIFUGIATI

“Gli europei devono prendersi carico di queste persone – ha sottolineato Juncker – abbracciarli e accoglierli. Spero che tutti siano coinvolti, che non ci siano retorica e solo parole, ma che ci siano azioni”. Il presidente della Commissione Ue ha proposto un meccanismo di ridistribuzione permanente che permetta di affrontare la crisi, confermando quanto già detto nei giorni scorsi da Germania, Francia e Italia sulla necessità di suddividere i rifugiati nei diversi stati membri.

“Mi auguro veramente – ha continuato – che lunedì prossimo i ministri degli Interni dei paesi Ue decidano senza esitazioni la ripartizione di 160 mila persone, ognuno deve fare la sua parte”

SCHENGEN NON SI TOCCA

“Il sistema di Schengen non verrà abolito da questa Commissione”, ma è necessario “rafforzare i confini esterni dell’Unione Europea” rendendo Frontex, l’agenzia europea che si occupa sia del pattugliamento delle frontiere esterne dell’Ue che dei rapporti con gli Stati confinanti, molto più efficiente.

“Gli standard europei, le regole sulla migrazione ci sono. Ma sono gli Stati membri che non le hanno applicate. Ora devono rispettarle: è in gioco la credibilità dell’Europa”, ha ammonito. “La Commissione Ue viene additata di non fare le cose bene quando le cose in patria non funzionano. Questo scaricabarile, non aiuta rifugiati. È necessaria un’agenda comune per agire”.

EUROPA UNITA IN UN MOMENTO DI CRISI

“Tutti devono ammettere che questo è un luogo di pace e stabilità e ne dobbiamo essere orgogliosi”, ed è per questo che l’Europa deve affontare l’emergenza nel modo più rapido ed efficiente possibile. “È in gioco la credibilità dell’Europa”, ha aggiunto. “La Commissione Ue viene additata di non fare le cose bene quando le cose in patria non funzionano. Questo scaricabarile non aiuta rifugiati. È necessaria un’agenda comune per agire”.

“Non c’è religione o filosofia che conti quando si deve aiutare un rifugiato” ha concluso Juncker, “Dobbiamo assumerci la responsabilità e occuparci delle persone in fuga”.

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