A giugno, quando è stata annunciata, l’esclusiva per la cessione delle radio da Mondadori alla “cugina” di primo grado Mediaset ha alimentato dietrologie e dibattiti negli ambienti economici e finanziari. Oggi, dopo che il 24 settembre il consiglio di amministrazione del gruppo editoriale ha dato il via libera una volta per tutte alla cessione, un documento ad hoc tenta di fare chiarezza e di spiegare tutti i motivi dell’operazione. Si tratta del documento informativo specificamente richiesto dall’autorità di vigilanza Consob in caso di operazioni con parti correlate, necessario in questo caso poiché sia Mondadori sia Mediaset, e dunque società venditrice e compratrice, sono controllate dallo stesso azionista di riferimento: la Fininvest della famiglia dell’ex premier Silvio Berlusconi. Insomma, quando ci sono di mezzo transazioni che potrebbero originare conflitti di interesse, si richiede alle società coinvolte una maggiore chiarezza, al fine di fugare qualsiasi dubbio e sospetto.
I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE
Al centro della questione c’è la cessione della quota di maggioranza, pari all’80%, delle quote di Monradio, controllata direttamente da Arnoldo Mondadori Editore, a Rti, che a sua volta fa capo al gruppo televisivo Mediaset. Il corrispettivo dell’operazione, soggetto ad aggiustamento del prezzo, è stato fissato a 36,8 milioni di euro per l’80% del capitale sociale di Monradio, che è poi la società dell’emittente radiofonica R101. Lo stesso documento informativo predisposto dal gruppo editoriale presieduto da Marina Berlusconi, confermando peraltro indiscrezioni di giugno, fa sapere che per le radio è giunta sul tavolo della società anche un’altra offerta, proveniente un operatore del settore concorrente, per il “100% delle quote di Monradio a fronte di un corrispettivo più basso (36,5 milioni) di quello offerto da Rti per l’acquisto dell’80%”. Il documento non lo nomina esplicitamente, ma si tratta di sicuro della proposta di Lorenzo Suraci, cui fa capo l’emittente Rtl 102.5.
IL PREZZO PIU’ BASSO E LA MINUSVALENZA…
Come detto, la cugina Mediaset vicepresieduta da Pier Silvio Berlusconi, fratello di Marina, ha messo sul piatto 36,8 milioni per l’80% di Monradio, il che significa che l’intera società è stata valutata 46 milioni. Ma nel bilancio della Mondadori, il 100% della società delle radio, al 31 marzo scorso, era valutato 56 milioni (dai 56,6 del 31 dicembre 2014), considerando i 24,4 di patrimonio netto e i 31,6 di indebitamento finanziario. Questo significa una differenza di valore, a tutto svantaggio del gruppo editoriale, pari a una decina di milioni per il 100% e a 8 milioni per l’80% di Monradio. “A tale minusvalenza – sottolinea il documento informativo – si deve aggiungere poi il risultato generato dalla gestione caratteristica sino alla data di cessione della partecipazione”.
…MA L’IMPATTO POSITIVO SUL DEBITO
Tuttavia, mette in guardia nel contempo Mondadori, “l’impatto economico emergente va valutato alla luce della cospicua riduzione delle perdite operative di gestione e dei minori oneri finanziari, conseguenti alla riduzione dell’indebitamento netto del gruppo”. E ancora, precisa il documento informativo: “Sotto il profilo finanziario, per effetto della cessione, risultano fortemente ridimensionati gli investimenti a supporto del business radiofonico e il sensibile miglioramento della posizione finanziaria consentirebbe ad Arnoldo Mondadori Editore di rafforzare la propria capacità di reperire ulteriori risorse finanziarie, a condizioni migliorative rispetto a quelle attuali, per eventuali nuove acquisizioni”.
PIÙ RISORSE DALLE BANCHE PER I LIBRI RCS
Alleggerendo la posizione debitoria, Mondadori potrà avere più margine di manovra per ottenere risorse fresche per acquisizioni. E l’operazione in cui da qualche mese a questa parte la società è impegnata, non è un mistero, è l’acquisto della divisione libri dalla concorrente Rcs, per la quale ha offerto 135 milioni. Per convincere circa la validità dell’operazione, Mondadori scrive nel documento informativo: “Nella considerazione dell’interesse e convenienza dell’operazione, non si può trascurare la valutazione dell’affidabilità del soggetto offerente che, a prescindere dalla circostanza che si tratti di parte correlata, e quindi nota, presenta certamente tutti gli elementi e requisiti di affidabilità economica, organizzativa e imprenditoriale idonei a garantire non solo il buon fine dell’operazione, ma altresì lo sviluppo degli obiettivi strategici attraverso i dovuti investimenti nel settore radiofonico”. E di certo Mondadori parla con cognizione di causa.