Si stanno manifestando opinioni anche profondamente divergenti tra esponenti di rilievo dell’Ncd (che, insieme all’Udc, ha dato vita a gruppi parlamentari comuni aperti anche a parlamentari di Scelta civica che lo vogliano).
Non risulta invece una qualche strategia comune di Area popolare in sede regionale o comunale, e ancor meno in quelle realtà in via di definizione che sono le cosiddette Città metropolitane.
Le opinioni divergenti alle quali si è fatto riferimento riguardano infatti l’eventualità di un qualche rientro in Forza Italia (come sembra soprattutto nel caso di Nunzia de Girolamo); di una perdurante indicazione dirimente della sigla di Nuovo Centro Destra (che esclude sia il ritorno in un qualunque vecchio centrodestra, sia e ancor più una qualunque adesione formale al Partito Democratico); per giungere infine proprio ad alcune affermazioni di intendimento di aderire al Partito Democratico in quanto tale, persino a prescindere da ipotesi di leggi elettorali che prevedono premi alle coalizioni anziché a singoli partiti.
Sembra pertanto di poter rilevare che all’interno del Nuovo Centro Destra stiano sostanzialmente convivendo tre distinte opzioni politiche rispetto alle cui definizioni appare di tutta evidenza non solo l’interesse dell’Udc, ma anche la prospettiva stessa di una siffatta tripartizione.
Senza voler in alcun modo affermare che si tratti di questioni sostanzialmente personali legate alla sorte individuale, si deve peraltro rilevare che vi è una sostanziale divaricazione potenziale fra quanti affermano un desiderio di identità specifica proprio dell’Ncd (anche nel caso di un’adesione formale al Partito Democratico) e quanti sembrano invece orientati ad una scelta politica di più breve respiro.
La questione dell’identità non si presenta ovviamente per la prima volta in astratto nel nostro sistema politico e, in particolare, non si presenta nell’Ncd in modo del tutto nuovo.
Occorrerebbe infatti una più adeguata riflessione proprio sulle ragioni che nell’ormai lontano 2008 avevano indotto tutto l’Udc a non aderire a quella sorta di partito unico di centrodestra chiamato all’epoca Popolo della libertà, al contrario di quel che avevano deciso di fare proprio tutti gli esponenti dell’Ncd.
Anche allora infatti vi era una sostanziale divergenza potenziale tra identità e convenienza: l’identità era sostanzialmente quella di provenienza democristiana che aveva come punto di riferimento principale quella di un partito di centro che guarda a sinistra, mentre la convenienza era orientata ad immaginare quale sarebbe stato il risultato più immediato delle elezioni politiche nazionali ed anche delle politiche regionali e locali.
Comincia pertanto dal 2008 una lunga stagione di conflitto tra identità e convenienza che per alcuni legittimava proprio sul piano dell’identità le diverse alleanze regionali e locali; mentre per gli altri sembrava la continuità di una sgradevole politica dei due forni, legata per sua natura alla convenienza dell’esercizio del potere quale che fosse il soggetto trainante dell’alleanza medesima della quale si entrava a far parte.
Il mancato approfondimento delle ragioni che avevano proprio posto nel 2008 l’Udc da un lato il Pdl dall’altro sembrano essere oggi all’origine culturale e politica del dibattito in corso nell’Ncd.
Quanti affermano infatti che è fondamentale il problema del programma politico ed elettorale sembrano voler affermare che è proprio l’identità dell’Ncd a non consentire né l’appartenenza ad una qualche ristrutturazione del vecchio centrodestra, né l’adesione pura e semplice all’attuale Partito Democratico.
Quanti infatti intendono prendere atto del fatto che proprio sulla base della nuova legge elettorale – il cosiddetto Italicum – non sarà consentito alcun problema di identità di singoli partiti diversi dal partito maggiore al quale la nuova legge elettorale prevede un consistente premio di maggioranza, finiscono con il far prevalere ragioni per così dire di strategia elettorale immediata rispetto alle ragioni più profonde che dovrebbero essere a fondamento di una linea politica di più lungo respiro.
Questo problema dovrà pertanto essere affrontato al più presto possibile perché non si tratta di una semplice incertezza personale di orientamento politico, ma proprio di una questione di fondo rispetto alla quale non possono essere consentiti tempi di attesa sostanzialmente infiniti.