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Perché ora Renzi è tanto premuroso con Alfano

Scelta originariamente come sede della loro festa nazionale per ragioni di convenienza economica, date le tariffe vantaggiose degli alberghi destinati ai pellegrini, la località pugliese di San Giovanni Rotondo si è rivelata vantaggiosa anche per altri motivi ai dirigenti del Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano.

(ALFANO VISTO DA PIZZI A FRASCATI. TUTTE LE FOTO)

Essi hanno l’occasione anche, o soprattutto, per chiedere sulla tomba di Padre Pio il miracolo di evitare una frana nelle elezioni amministrative dell’anno prossimo, visto che i sondaggi li danno sotto il 2 per cento anche in compagnia dell’Udc del pur disimpegnato, ormai, Pier Ferdinando Casini. Ma oltre, e forse anche prima della frana nei grandi Comuni dove si voterà nella primavera prossima, il partito di Alfano rischia la scissione ben più concretamente del Partito Democratico di Matteo Renzi.

(ALFANIANI IN SUBBUGLIO. LE FOTO DI UMBERTO PIZZI)

Di fronte ai mal di pancia crescenti dei suoi senatori per la controversa riforma del bicameralismo all’esame della competente commissione di Palazzo Madama, il ministro dell’Interno ha ostentato i muscoli sfidando i dissidenti ad andarsene dal partito. Ma proprio lui è sospettato o accusato dai suoi critici o avversari di volerlo liquidare per alimentare il progetto renziano del cosiddetto Partito della Nazione, in vista delle elezioni politiche, ordinarie o anticipate che possano rivelarsi.

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In un altro momento il presidente del Consiglio e segretario del Pd avrebbe ostentato indifferenza, o addirittura compiacimento, davanti alla crisi di quelli che sono pur sempre i suoi principali alleati di governo.

La scalpitante diffidenza verso Alfano esplose l’anno scorso nel rifiuto di confermargli la carica anche di vice presidente del Consiglio, quando Renzi, ancora fresco di elezione a segretario del suo partito, licenziò bruscamente Enrico Letta da Palazzo Chigi per prenderne il posto. E poi nel contributo dato con i suoi silenzi, o con le dichiarazione dei suoi amici, alle dimissioni di Maurizio Lupi da ministro delle Infrastrutture, per quanto l’esponente del Nuovo Centro Destra non fosse formalmente coinvolto nelle indagini giudiziarie sui grandi appalti. Dalle cui intercettazioni però l’amico del ministro dell’Interno aveva subìto gravi danni mediatici, certificati nelle aule parlamentari dai grillini con l’evocazione chiassosa del costoso orologio di marca regalato per la laurea al figlio di Lupi da un imputato.

Ma poi, e sempre di più in coincidenza con l’aggravamento dei rapporti con la propria minoranza interna, Renzi ha mostrato una crescente premura politica verso Alfano. Sino a spendersi di recente perché fosse rovesciato nell’aula del Senato il sì della competente giunta all’arresto domiciliare dell’ex presidente della Commissione Bilancio, l’alfaniano Antonio Azzollini. Cosa che potrebbe ripetersi con il senatore centrista Giovanni Bilardi, spinto dalla giunta delle immunità sul filo dei numeri, con lo scarto di un solo voto, verso l’arresto chiesto dalla magistratura per lo scandalo dei rimborsi alla regione Calabria.

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Alle premure di Renzi per Alfano avrà certamente contribuito una lettura lodevolmente più garantista delle carte riguardanti gli esponenti centristi incorsi in procedimenti giudiziari, ma ancor più la realtà dei numeri parlamentari in vista delle votazioni sulla riforma del Senato nell’aula di Palazzo Madama. Dove una bocciatura, e la conseguente crisi di governo, potrebbe essere provocata in modo decisivo proprio dalla dissidenza dei centristi. I quali sono sempre più chiaramente divisi fra chi vorrebbe lavorare per un ritorno con Berlusconi, o un nuovo accordo con Forza  Italia, e chi invece, pur di non ritrovarsi anche con la Lega di Matteo Salvini, vorrebbe spingersi oltre il centrodestra, ancora presente invece nel nome del partito, sia pure con l’aggettivo “nuovo”.

Il “nuovo” non potrà credibilmente spingersi tanto avanti da produrre una confluenza o un’alleanza elettorale organica con il Pd. A meno che, naturalmente, anche il partito di Renzi con una grossa scissione a sinistra non diventi qualcosa di ancora più diverso da quello che lo ha fatto sinora essere l’ex sindaco di Firenze, accusato di manipolazione genetica, o qualcosa di simile, dalle componenti più integraliste sia dell’area di provenienza comunista sia dell’area proveniente dalla sinistra democristiana.

(ALFANIANI IN SUBBUGLIO VISTI DA UMBERTO PIZZI. TUTTE LE FOTO)



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