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In piazza per difendere la democrazia parlamentare?

“E’ tempo di scendere in piazza anche noi popolari e DC non pentiti”. Sono le parole finali dell’accorato appello lanciato da Ettore Bonalberti. Espressione significativa di un’amarezza e di un profondo disagio che ogni vero democratico sta vivendo, a causa di una politica evanescente e svilita, di una rappresentanza parlamentare poco colta politicamente, incompetente, avvezza alla bassa transazione; di un governo parolaio, inconcludente, pronto a trattare al ribasso. Il perno su cui ruota il sistema politico come tutti sappiamo è il PD, obbligato per motivi aritmetici ad allearsi con NCD di Angelino Alfano e con gli amici della destra di Silvio Berlusconi in modo obliquo.

Il PD, un ibrido costituito dalla pesante zavorra del vecchio PCI e da nuovi innesti che, tra il rancido del vecchio e il nichilismo banale del nuovo, non si riesce proprio a definire, anche se Renzi lo ha iscritto al Partito Socialista Europeo di Strasburgo. Un partito che vive di effetti speciali, improvvisazioni, colpi di teatro, accordi di bassa cucina, privo di una dirigenza illuminata, di una cultura di riferimento, dell’ubi consistam su cui dovrebbe poggiare tutta la struttura partitica.

Si va avanti alla giornata tra contraddizioni, smentite, promesse, trattative meschine, come raccontano le cronache, per reclutare senatori avversari, per varare una nuova legge sul Senato, confusa, sgangherata e poco conforme alla Carta costituzionale, non più in capo alla sovranità popolare, ma di competenza dei consigli regionali che metterebbe a serio rischio  l’ordinamento isituzionale dello Stato. Peggio ancora, il guazzabuglio della legge elettorale, chiamata Italicum, fatta apposta per perpetuare la conferma al governo di Renzi.

Naturale quindi che Bonalberti, sincero democratico e democratico cristiano non pentito, reagisce di fronte a questo scempio in modo deciso e virulento. Si sta distruggendo la nostra Costituzione tra silenzi omertosi, anche ad alto livello, giustificazioni volgari e rozze, meschine viltà. Non è in gioco la difesa di un determinato credo politico, ma la democrazia! E ogni battaglia combattuta a favore della democrazia e della pace sociale è una battaglia giusta, perchè significa difendere la libertà del nostro popolo.

Il pensiero di Bonalberti, vero democratico, non può che essere condiviso da tutti coloro che hanno a cuore le sorti della democrazia parlamentare italiana, costata libertà, sofferenze, privazioni, tragedie. La storia democratica di un popolo non è una variabile indipendente, più si consolida più la coscienza del popolo si rafforza e più la libertà diventa patrimonio comune. In una democrazia l’interesse da garantire non è quello quantitativamente numeroso ma quello qualitativamente nobile, e l’interesse qualitativamente nobile è quello debole altrimenti il processo di libertà si arresta e la democrazia non è più in grado di arricchire, non in senso economico, ma di valori civili la coscienza umana. Non dimenticare questi ideali significa crescita civile, sociale, economica, democratica


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