Tempo di sosta e dunque di bilanci, nel vero senso della parola. Quasi tutti hanno già sviscerato gli aspetti tecnici del mercato, molti meno invece si sono soffermati su quelli economici. Quella appena conclusa è stata una sessione davvero imponente, caratterizzata da molte spese, addirittura più di ogni ragionevole (e ottimistica) aspettativa.
Basti pensare che la Serie A ha “tirato fuori” oltre 600 milioni di euro (608 per l’esattezza), più della Liga spagnola (571), della Bundesliga tedesca (439) e della Ligue 1 francese (215). D’accordo, la Premier League inglese resta di un altro livello (1 miliardo e 106 milioni spesi, quasi il doppio di noi!) ma lì si entra nel terreno minato dei diritti tv e dunque fuori tema.
Meglio guardare in casa nostra dove, dopo anni di vacche magre (nel 2014 furono “solo” 335 i milioni spesi), la ruota sembra essere ripartita e pure alla grande. A farla da padrone, come era lecito attendersi, è stata la Juventus campione d’Italia e vice campione d’Europa in carica.
Proprio quest’ultimo aspetto ha permesso alla Signora di guadagnare di più (si parla di un fatturato superiore ai 300 milioni) e dunque di investire di conseguenza. E’ suo il colpo più caro del mercato italiano (Dybala dal Palermo per 40 milioni) ed è sempre suo il saldo (in negativo s’intende) più alto (-66 milioni). Tutto questo per acquistare 13 giocatori (123,5 milioni spesi) e cederne ben 17 (57,5 incassati), di cui molti però in prestito o a parametro zero.
Subito dopo c’è il Milan della premiata coppia Berlusconi-Bee, anche se i soldi, almeno per ora, sono tutti dell’ex Cavaliere. Che ha messo sul mercato ben 86 milioni nel tentativo di riportare in alto il (povero) Diavolo, in attesa che il mercato orientale faccia il suo corso. Anche qui il saldo è fortemente negativo: -61 milioni. Le cessioni infatti ne hanno portati solo 25, cifra risibile e piuttosto indicativa sulla qualità della rosa rossonera. Qui finiscono le spese pazze e cominciano i cosiddetti “mercati intelligenti”. Vuoi per il lavoro certosino di alcuni direttori sportivi, vuoi per le formule fantasiose (prestiti vari e pagamenti rateizzati) delle operazioni, si può fare una squadra competitiva anche senza esagerare con il rosso.
E’ il caso dell’Inter che nonostante la rivoluzione manciniana ha chiuso la campagna a -26, cifra sostenibile anche per le casse di Corso Vittorio Emanuele. Il merito, oltre che ai numerosi prestiti con obbligo di riscatto (che rimandano i pagamenti alle prossime estati), va ricercato nel lavoro di Ausilio, bravo a comprare ma ancor più a vendere. A fronte dei 105 milioni spesi ce ne sono infatti 79 incassati, tra cui spiccano i 35 del Real Madrid per Kovacic.
Ancor meglio ha fatto la Roma, riuscita nell’impresa di vincere lo scudetto di agosto e anche quello del bilancio. In attesa di capire se riuscirà a conquistare quello più importante di tutti non resta che fare i complimenti a Sabatini, capace di rinforzare la squadra spendendo 79 milioni e incassandone 72, per un disavanzo complessivo di soli 7. Meglio di Napoli (-19) e Lazio (-11), per giunta con acquisti decisamente migliori.
Il resto della A si è mosso in linea con le previsioni, a parte il Bologna di Joe Tacopina, capace di chiudere il mercato con un rosso di ben 35 milioni (!), record assoluto per una neopromossa, peraltro ancora ferma a 0 punti. Tra tanti segni meno ci sono dei più da sottolineare: Genoa (+ 15), Udinese (+26,5) e soprattutto Palermo (+31), unico delle tre a punteggio pieno. Un plauso anche a Torino (-9 ma con grandi rinforzi), Fiorentina (-1), Sassuolo (+1), Atalanta (+7), Verona (-2) e Sampdoria (+1), quest’ultima peraltro penalizzata dalla beffa Soriano, che avrebbe rimpinguato le casse con altri 13,5 milioni togliendo però a Zenga un giocatore importantissimo. Per una porta che si chiude (alle 23, non alle 24 cari De Laurentiis e Ferrero) c’è un portone che si apre…