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Vi racconto la suburra elettronica contro Renzi e Pennetta

Per consolarsi di fronte al basso livello del dibattito fra i politici basta navigare un po’ in internet e consultare il social network quando esplode un caso nei palazzi del potere. Si vede allora che peggio ancora dei politici sanno esprimersi i loro elettori, per cui viene quasi voglia di preferire i primi ai secondi.

Nella pagina Facebook di Flavia Pennetta, la formidabile vincitrice italiana della finale dell’US Open di tennis sulla non meno formidabile connazionale Roberta Vinci, erano appena comparse le foto delle due finaliste accanto al presidente del Consiglio Matteo Renzi, accorso a New York per partecipare all’evento, e già si potevano raccogliere le proteste.

“La foto più brutta e vergognosa della tua carriera”, ha scritto alla Pennetta un presunto tifoso deluso della campionessa. “Un becchino vestito di nero”, ha scritto un altro confondendo volutamente il colore dell’abito di Renzi. E altri, sempre a proposito del capo del governo: “Viscido”, “ciarlatano” “ebete”, senza il diminutivo di solito applicatogli da Beppe Grillo.

Ad un certo punto, per fortuna, qualcuno è sbottato e ha scritto: “Sciacquatevi la bocca con il collutorio e non infestate la pagina di Flavia, idioti”. Ben detto, finalmente.

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Da una pagina sono passato ad altre pensando di incrociare un pubblico diverso. Non l’avessi mai fatto. Ho trovato di più e di peggio, come in una suburra. Il povero Enrico Mentana, Chicco per gli amici e simpatizzanti, ha scatenato l’iradiddio quando ha  condiviso la trasferta americana di Renzi ricordando pure lui, come Eugenio Scalfari, il pur antirenziano Gianni Cuperlo ed altri ancora, il precedente di Sandro Pertini, corso nel 1982 a Madrid per la finale dei mondiali di calcio fra la Germania e l’Italia.

Chicco ha peggiorato le cose quando, per non perdere forse la sintonia con il suo pubblico furente, ha tuttavia dissentito da Renzi per l’uso dell’aereo di Stato, come se per un viaggio deciso all’ultimo momento un capo di governo, senza voler parlare delle solite ragioni di sicurezza, potesse saltare sul primo volo di linea.

E’ “fuori del mondo il paragone con Pertini”, ha scritto uno pensando forse di onorare così la memoria del presidente socialista della Repubblica, mentre un altro ha ricordato che allora ci fu un invito del re di Spagna al capo dello Stato a volare a Madrid, mentre Renzi non lo ha invitato nessuno, né dalla Casa Bianca né dal Municipio di New York. Dove peraltro – potrei aggiungere – comanda un amico stretto del sindaco di Roma Ignazio Marino, che ne ha raccolto recentemente la pubblica solidarietà proprio mentre in Italia i renziani, ma non solo loro, lo sfottevano per le immersioni nelle acque dei Caraibi, nonostante succedesse di tutto in Campidoglio e dintorni.

Fra una disquisizione e l’altra di carattere cerimoniale, e distinzioni fra gli onori dovuti ad una squadra nazionale, di calcio o d’altro sport, e non dovuti invece a privati che si contendono una coppa e un bel pò di quattrini, non si è naturalmente rinunciato alla pratica dell’insulto personale. Per cui Renzi si è dovuto prendere del “buono a nulla”, del “parassita”, del “coglione”, del “vile pagliaccio” e del “fa cagare”.

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Non so, francamente, se Renzi possa davvero essere considerato “figlio” politico di Silvio Berlusconi, come concordano una volta tanto Eugenio Scalfari e Giuliano Ferrara. O erede di un toscanaccio, pure lui, come Amintore Fanfani, o di quell’altro guastafeste, a sinistra, che fu Bettino Craxi, considerato invece da Renzi, almeno in pubblico, “un personaggio non pedagogico”. Di certo, a lui come agli altri ascendenti, veri o presunti, sta toccando la stessa sorte: quella di prendersi insulti qualunque cosa faccia o dica.

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Siamo alle prese, come dice il Papa, con una “guerra mondiale a pezzi”; la Germania apre e chiude le sue frontiere di terra agli immigrati, specie se siriani, a settimane alterne; l’Italia è comunque costretta a soccorrerne in mare migliaia ogni giorno, di ogni colore; l’Inps – pensate un po’ – riesce a guadagnarsi la fiducia dei cinesi per l’organizzazione del loro sistema pensionistico, speriamo – per loro – con risultati migliori che da noi, e il pubblico italiano si scanna in internet sulle racchette e sui voli di Renzi.


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