Sì alla distribuzione dei migranti in quote nei Paesi dell’Unione europea. Sì alla creazione di centri di accoglienza (hotspot) in Italia, Grecia e Ungheria. Sono le richieste di Angela Merkel per un altro vertice prossimo venturo in Europa, a livello di capi di Stato e di governo, dopo le mancate decisioni al vertice di Bruxelles del 14 settembre tra i ministri dell’Interno sull’emergenza profughi. La presa di posizione della Germania giunge dopo che domenica il governo tedesco ha reintrodotto i controlli alla frontiera austro-tedesca per frenare l’arrivo di migliaia di rifugiati mediorientali provenienti in gran parte dall’Ungheria.
“Chiedere il rispetto delle regole è un modo per tenere insieme l’Europa e a mio avviso è un esercizio di leadership anche se scomodo”, dice Veronica De Romanis, economista, docente e autrice di un libro-biografia su Angela Merkel (“Il caso Germania. Così la Merkel salva l’Europa“, Marsilio), che in una conversazione con Formiche.net ha percorso le scelte della cancelliera sull’immigrazione (e non solo) inquadrandole in una visione di lungo periodo dell’Europa unita.
Perché la Germania ha di fatto deciso di sospendere Schengen, anche se momentaneamente?
Quello che la Germania non vuole è appunto che ci si approfitti della situazione con comportamenti di azzardo morale. È molto simile a quello che è successo in Grecia. La cancelliera disse: noi vi aiutiamo, ma dovete rispettare le regole concordate. La stessa cosa è successa con i migranti. Merkel ha detto: noi possiamo accoglierli, ma gli altri Paesi non ne devono approfittare e devono rispettare le regole che anche loro hanno sottoscritto.
Perché Germania ha aperto le porte i siriani?
Per un motivo che ha spiegato più volte la stessa cancelliera: perché nella Costituzione tedesca c’è scritto che non c’è limite a chi chiede asilo politico e a chi ne ha diritto.
Questa decisione è stata elogiata da una parte, da chi dice che è stata una scelta di solidarietà, e criticata da chi sostiene che come sempre la Germania decide da sola. Chi ha ragione?
Io distinguerei tra conseguenze di breve periodo e di lungo periodo. Quelle di breve periodo hanno un effetto immagine positivo per la Germania dopo le tante critiche della “Germania cattiva” che chiedeva solo rigore. Ora Merkel cambia verso all’Europa e fa una cosa inaspettata. Ovviamente questo ha dei costi, nell’accoglienza, le cifre parlano chiaro: 40 mila rifugiati sono arrivati a Monaco nell’ultimo fine settimana e 160 mila nell’ultimo mese, quindi c’è un problema di organizzazione perché i profughi arrivano troppo in fretta e non si riesce ad accoglierli.
Quali sono le conseguenze di lungo periodo?
La Germania ha un problema demografico, ha bisogno di lavoratori specializzati e trasformando un’emergenza in una politica di crescita riesce anche a rafforzare l’economia del suo paese. Il governo Merkel ha stanziato dai 6 agli 8 miliardi per accogliere i rifugiati, che oggi la Germania ha perché vanta un surplus di bilancio, grazie al fatto che negli anni passati ha tenuto i conti in ordine e ha fatto le riforme. Questo ha permesso oggi di avere dei soldi da investire.
Alcuni osservatori sostengono che aver accettato i siriani sia stata una scelta di interesse anche economico, perché rispetto ai migranti politici di altre nazionalità, i siriani si integrano più facilmente e possono vantare un livello di scolarizzazione migliore. È vero?
La Germania non ha specificato nessuna nazionalità. Merkel ha detto “la Costituzione ci pone di fronte all’obbligo di accogliere tutti coloro che hanno diritto all’asilo”, e in questo momento queste persone sono siriani. È chiaro che ha dovuto ottenere il consenso a livello politico, perché è una decisione complicata. In Baviera, che è la porta di ingresso, i cristiano sociali, il piccolo partito bavarese alleato col partito della Merkel, sta mostrando un certo malcontento perché ci sono chiaramente dei problemi organizzativi quotidiani.
Quali rischi corre la Cancelliera con questa decisione?
Merkel sta prendendo un rischio politico perché ha bisogno del consenso della sua maggioranza, ma anche delle altre forze politiche. Tuttavia, la Germania è un paese con una situazione diversa rispetto agli altri Paesi. Ha una disoccupazione molto bassa, 4,7%, rispetto a una media dell’euro che è superiore di quasi tre volte, ha una disoccupazione giovanile bassissima, 7%, quindi ha bisogno di manodopera mentre l’italia, ad esempio, è al 40%.
Però altri Paesi non si trovano in questa situazione. Come ad esempio l’Italia.
Di questo Merkel è consapevole. Lei sta chiedendo oggi ai Paesi dell’Ue che ognuno faccia la sua parte e soprattutto che vengano rispettate le regole finché non ce ne saranno di nuove. Non si può fare quello che in Germania è la cosa più temuta ossia l’azzardo morale, vale a dire avere degli atteggiamenti che portano dei benefici ma i costi vengono pagati da altri. Far passare tutti i profughi, non applicare l’accordo di Dublino, non identificarli e non ospitarli nei luoghi di arrivo per poi farli andare in Germania. Questo la Germania non lo può permettere.
Quali messaggi intende lanciare Merkel con le ultime decisioni a Stati e Ue?
La Germania ha messo sul tavolo un metodo, quello di affrontare l’immigrazione non più come un’emergenza, ma come un problema strutturale dei prossimi 20-30 anni. Per affrontarlo ci sarà bisogno di risorse, della cooperazione di tutti gli Stati e del rispetto delle regole. Si sta andando verso le quote e le quote vanno rispettate. Chiudersi, lo dimostra quanto sta succedendo in Ungheria, non serve a niente.
Perché il blocco dell’Est recalcitra?
Ha una visione miope dell’immigrazione che, se integrata, è una risorsa. In questo la Germania ha un’esperienza soprattutto con la comunità turca, che mostra come l’immigrazione integrata può portare a sviluppo e crescita.
Merkel è davvero cambiata, così come sembra, rispetto a quando sul tavolo c’era la crisi greca e non i migranti?
Io penso che sia stato un errore durante la crisi greca darle l’etichetta di “matrigna d’Europa”. Ha fatto comodo a molti leader politici dare la colpa a lei dell’austerity. Del resto, quando un paese ha un debito alto che cresce, sono i mercati finanziari i primi a non fidarsi e il paese perde l’accesso ai mercati. Esattamente quello che è successo in Grecia che ha dovuto chiedere aiuto ai paesi europei in cambio di un aggiustamento fiscale.
Merkel ha leadership o egemonia?
L’esercizio di leadership che viene oggi riconosciuto a Merkel con l’immigrazione è stato lo stesso che ha messo in campo nell’affrontare la crisi greca, ma all’epoca non le è stato riconosciuto perché si era messa in una posizione scomoda, cioè quella di chi chiede il rispetto delle regole. Chiedere il rispetto delle regole è un modo per tenere insieme l’Europa e a mio avviso è un esercizio di leadership anche se scomodo.
Sono davvero così temibili per la Merkel i partiti xenofobi e populisti in Germania?
È proprio nel momento in cui, due settimane fa, c’è stato un assalto da parte di movimenti neonazisti a un centro di accoglienza in Sassonia che è scattata l’apertura delle porte da parte della Merkel, perché in Germania, proprio per il peso del suo passato, questo genere di accadimenti non sono tollerati.