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Berlusconi e Vendola uniti sul referendum contro il nuovo Senato

Gli amici di Matteo Renzi hanno gradito e applicato subito al loro leader il soprannome di Tuttèpossibile appiccicatogli in diretta televisiva martedì sera, a la 7, da un’Anna Finocchiaro compiaciuta dell’approvazione della riforma del Senato, sia pure non ancora definitiva.

Fra i deputati renziani, nel transatlantico di Montecitorio, si sono sprecati la mattina dopo i “grazie, zia”, come la stessa Finocchiaro usa ormai chiamarsi per descrivere, anche qui compiaciuta, i rapporti instauratisi fra lei, consumata parlamentare, e la giovanissima Maria Elena Boschi, ministra delle riforme e dei rapporti con il Parlamento. Giorgio Napolitano invece è il nonno, levatosi nell’aula del Senato per darle una mano con il conforto, fra gli altri, del contestatissimo Denis Verdini.

(TUTTI I CONCILIABOLI DI NAPOLITANO IN SENATO PER LA RIFORMA BOSCHI. FOTO DI PIZZI)

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Meno compiaciuto dei renziani, e ben lontano da Montecitorio e da Palazzo Madama, dove ormai da ex parlamentare rottamato mette piede di rado, è apparso agli amici, per quel Renzi Tuttèpossibile, il sempre più accigliato e deluso Massimo D’Alema, già capogruppo alla Camera, segretario di partito e capocorrente della Finocchiaro. Qualcuno giura di averlo sentito borbottare che sì, tutto è possibile, anche che Renzi perda l’anno prossimo il referendum confermativo sulla riforma costituzionale. Un referendum per il quale si è già mobilitato, a sinistra, l’immancabile Nichi Vendola annunciando l’organizzazione dei “comitati per il no”, prima ancora che la riforma completi il suo percorso parlamentare e possa quindi imboccare quello referendario.

Vendola si troverà alleato in questa avventura antirenziana con la destra leghista e berlusconiana, anche se il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, una volta tanto appare prudente. “Tutto dipenderà – mi ha detto – dal clima politico in cui si andrà a votare. Se il referendum sarà preceduto da un insuccesso di Renzi alle elezioni amministrative di Roma, Milano e Napoli, potrà esserci al referendum un buon effetto traino contro di lui”.

(CHI C’ERA ALLE ULTIME RIUNIONI DI D’ALEMA A ITALIANIEUROPEI. LE FOTO DI PIZZI)

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C’è invece chi ritiene – pensate un po’ com’è facile vedere le stesse cose in senso opposto – che Renzi abbia programmato per l’anno prossimo elezioni amministrative prima e referendum poi per rifarsi con il secondo, usandolo come “un paracadute”, di una eventuale sconfitta nelle prime.

Lo ha scritto, per esempio, Francesco Verderami sul Corriere della Sera dando l’impressione di avere raccolto informazioni di prima mano nel giro ristretto del presidente del Consiglio, in concorrenza con la sua brava collega di professione e di testata Maria Teresa Meli. Che però in genere lo batte perché, diversamente da lui, di Renzi è entusiasta.

(QUANDO LA SERA MIELI, DE BORTOLI E JOVANE ANDAVANO IN VIA RIZZOLI… FOTO DI PIZZI)

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A determinare la vittoria o la sconfitta di Renzi nel referendum sulla riforma del Senato sarà probabilmente, più ancora dell’esito delle elezioni amministrative di primavera, o in concorso con esse, lo sfaldamento continuo di quello che fu il centrodestra.

Nel partito del ministro dell’Interno Angelino Alfano, personalmente già deciso a sostenere la riforma anche nel percorso referendario, si è impuntato, con le dimissioni da coordinatore, l’ex ministro, e da troppo tempo in attesa di ritorno nel governo, Gaetano Quagliariello. Che nella contestazione della linea di Alfano troppo renziana – tanto da non volersi impegnare più di tanto nella richiesta di una compensativa riforma della nuova legge elettorale per il ritorno al premio di maggioranza alla coalizione, e non alla lista più votata – si è sentito incoraggiato nientemeno che dal predecessore di Sergio Mattarella al Quirinale.

E’ stato proprio Giorgio Napolitano, infatti, nell’aula del Senato a raccomandare “attenzione – testualmente – a tutte le preoccupazioni espresse in queste settimane in materia di legislazione elettorale e di equilibri istituzionali”. Un’attenzione che ha peraltro spiazzato l’ultimo assalto al presidente emerito da parte dei berlusconiani, che reclamano con Quagliariello e altri fuorusciti da Forza Italia il ritorno al premio di coalizione nella legge elettorale per la Camera. E ciò anche per evitare che in un ballottaggio fra le liste di Renzi e di Beppe Grillo vinca il comico genovese, secondo uno schema già sperimentato a livello comunale, per esempio a Parma e a Livorno.

(CHI C’ERA CON QUAGLIARIELLO ALLA SUMMER SCHOOL DI MAGNA CARTA. FOTO DI PIZZI)

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Al dimissionario sindaco di Roma Ignazio Marino nuocciono ormai anche le precisazioni o smentite a suo favore. E’ il caso dell’intervento del portavoce della Santa Sede dopo il perdono chiesto dal Papa per “gli scandali accaduti a Roma e in Vaticano”. Il Papa – ha assicurato il portavoce – non ce l’aveva con il sindaco della Capitale”, le cui difficoltà sono di “carattere politico, non ecclesiale”.

A volte, a torto o a ragione, le precisazioni o smentite, spontanee o richieste, riescono a fare rumore, e danni, più degli attacchi. C’erano allora ragioni per cui si poteva pensare che il Papa ce l’avesse anche con Marino? Ci si potrebbe chiedere su uno degli ultimi autobus in transito su via dei Fori Imperiali, prima della totale pedonalizzazione risolutamente decisa e annunciata dal pur dimissionario sindaco.

(TUTTE LE FACCE PIU’ ATTAPIRATE DI IGNAZIO MARINO VISTE DA UMBERTO PIZZI)


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