Pubblichiamo l’articolo d’apertura di “Fabbrica Società”, il giornale della Uilm, che sarà online da mercoledì 28 ottobre
Il 5 novembre, alle ore 11, presso la sede di Confindustria a Roma, si aprirà il tavolo di confronto contrattuale tra i sindacati metalmeccanici e la delegazione di Federmeccanica ed Assistal. Uilm e Fim si presentano con una propria piattaforma rivendicativa; la Fiom ne ha un’altra. Il contratto di lavoro in questione scade il prossimo 31 dicembre.
Il testo con le nostre richieste normative e retributive è stato inviato alla controparte lo scorso 2 ottobre. Ecco perché abbiamo accolto con favore la convocazione giunta poco più di un mese dopo. Il nostro atto ha fatto seguito a centinaia di assemblee sul rinnovo contrattuale nei luoghi di lavoro e dopo il valido apprezzamento registrato dagli addetti metalmeccanici. Ci interessa complessivamente che siano rinnovati i contratti di lavoro in scadenza e quelli per cui è stata presentata alla controparte una piattaforma rivendicativa.
Tra questi contratti c’è anche il nostro e riuscirlo a rinnovare significherebbe dare una risposta retributiva e normativa a più di un milione e 600mila lavoratori metalmeccanici, ma soprattutto rappresenterebbe il nostro contribuito per uscire dalla crisi ed agganciare la ripresa. Come sindacato dobbiamo garantire i diritti e tutelare i lavoratori senza dimenticare che la funzione primaria della fabbrica è la produzione. La vera sfida riformista riguarda il modo in cui garantiamo occupazione stabile e protetta, un salario decente, una condizione di vita dignitosa, dentro e fuori i luoghi di lavoro. I contenuti della nostra piattaforma sono noti: un salario di 105 euro lordi medi mensili nel triennio; una profonda rivisitazione dell’inquadramento professionale; poi, formazione professionale come diritto soggettivo dei lavoratori, welfare integrativo e diritti di partecipazione.
Federmeccanica e Assistal hanno ribadito che al primo livello contrattuale spetta un ruolo di garanzia e di tutela per le fasce più deboli. Gli imprenditori metalmeccanici paiono piuttosto interessati a sottrarre al contratto nazionale il ruolo di strumento che determina eventuali crescite del potere di acquisto delle retribuzioni. In questo senso dicono di volere un rinnovamento, anziché un rinnovo tradizionale.
Il contratto nazionale, secondo noi, è la garanzia minima, in particolar modo per quei lavoratori che non fanno contrattazione di secondo livello. Il Ccnl nazionale non è un freno, ma un’opportunità di base, su cui costruire ulteriormente. Il rinnovamento lo abbiamo davvero fatto col rinnovo contrattuale del 2012, un accordo in cui abbiamo previsto le flessibilità utili ad innalzare la produttività. Già da questo argomentare s’intuisce che il confronto tra le parti sarà duro.
Un ulteriore elemento di difficoltà è rappresentato dai metalmeccanici della Cgil che hanno presentato una piattaforma rivendicativa per conto loro. Si tratta di un testo mai illustrato ai lavoratori, né votato dagli stessi. In più, tenendo presente che la Fiom non ha firmato i contratti di lavoro precedenti, quella piattaforma contiene rivendicazioni che vengono presentate dagli interessati come coerenti con quelle avanzate nel sistema contrattuale tedesco. E’ un’ipotesi che non trova riscontro nella realtà, perché è noto che il modello contrattuale teutonico non è paragonabile, né sovrapponibile, a quello italiano.
Eppure, in questo contesto così articolato dei rapporti tra sindacati e delle relazioni di questi con le controparti contrattuali, un elemento di novità si è registrato. Il riferimento è alla firma del Ccnl chimico-farmaceutico, in un solo giorno di trattative, con due mesi e mezzo di anticipo sulla scadenza naturale. Oltre agli specifici contenuti normativi e retributivi, caratterizzati da un aumento medio triennale di 90 euro, si tratta di un’intesa che ha indicato un segnale politico ben preciso. Cioè, quello che è possibile rinnovare i contratti di categoria in scadenza con le regole esistenti senza attendere gli esiti di una riforma contrattuale in sede confederale.
E’ evidente che tanti imprenditori vogliono fare al più presto i contratti con le regole esistenti, al fine di godere del vento favorevole della ripresa. Soprattutto la parte sindacale, in tutto il suo insieme, non può rimandare questa occasione strutturale per se stessa e per l’intero sistema Paese. Il contratto stipulato da chimici e farmaceutici apre il varco della possibilità concreta.
Siamo fermamente convinti che dopo questo accordo giungeranno anche gli altri, quello del settore alimentare e quello del settore elettrico. E poi, altri ancora. Se così sarà, è evidente che da parte dello stesso esecutivo, guidato dal premier Renzi, verrà meno l’esigenza di normare per legge quel che le parti sindacali dovranno porre in essere nell’ambito della riforma contrattuale. Proprio queste ultime si ritroveranno a tessere il filo delle relazioni interrotte. Cosa possibile, oltre che auspicabile.
Quindi, in questa logica, la firma del nostro contratto è possibile. Il sindacato e le imprese devono saper cogliere congiuntamente il senso della prospettiva perché, in una fase storica di effettiva crescita del Pil, entrambe si ritrovano accomunate dal medesimo destino strategico.
L’obbiettivo del nostro confronto, subito dopo l’approccio ufficiale, dovrà esser la comune volontà di procedere all’effettivo rinnovo contrattuale, evitando ogni tipo di rallentamento, o rinvio.
Carmelo Barbagallo ha più volte invitato Confindustria a riprendere la discussione comune e a non perdere altro tempo. Se davvero succedesse, il contesto in cui dovremo muoverci risulterebbe meno accidentato. E’ comprensibile che le scorciatoie volte a eliminare la contrattazione collettiva non possono funzionare. E’ necessaria sempre più contrattazione per fare in modo che il sistema produttivo nazionale attragga investitori esteri di lungo termine.
Riteniamo che la prossima tornata contrattuale in Italia sarà inevitabilmente propedeutica ad una riforma contrattuale compiuta. Starà alla capacità delle parti trasformarla in un solido ponte per gli sviluppi futuri, risolvendo i problemi immediati e contingenti nella proiezione del modello del futuro. Ci aspetta una soluzione difficile e impegnativa, ma è anche una reale alternativa allo scontro inutile tra i fautori del tutto subito e del niente allo stesso tempo.
Rinnovare i contratti in scadenza significa combattere le incertezze dell’economia, perché agli effetti di una politica monetaria sovranazionale è necessario collegare una politica contrattuale coerente ed una politica industriale caratterizzata da investimenti pubblici e privati rivolti soprattutto al settore manifatturiero. Solo così quella ripresa, che pare finora acerba, può consolidarsi e passare da ciclica a strutturale.
Non abbiamo dubbi, per noi può rivelarsi un ritorno al futuro: la proiezione del modello contrattuale dei giorni a venire risulterà ancora più solida se anche il contratto dei metalmeccanici sarà tra quelli rinnovati all’alba del 2016.
Rocco Palombella è Segretario generale della Uilm