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Così Hillary ha fatto goal grazie a Sanders

Per giornalisti e politologi, di primo acchito ha vinto Hillary Clinton, più preparata e più esperta. Ma l’azione più bella è stata di Bernie Sanders, che ha offerto all’ex first lady un assist inatteso, che gli è valso un bell’applauso: per il senatore del Vermont, gli americani “sono stanchi e stufi” dell’emailgate, lo scandalo dell’uso delle mail private da parte di Hillary quand’era segretario di Stato, cavallo di battaglia degli attacchi dei repubblicani; “Grazie, Bernie”, ha risposto l’ex first lady, stringendogli la mano, tra la calorosa approvazione del pubblico presente.

Episodio cavalleresco a parte, la Clinton, più pacata, e Sanders, più focoso, si sono scontrati quasi su tutto: il controllo delle armi, l’economia, la Siria, la sicurezza nazionale.

Per molti americani, il dibattito in diretta sulla Cnn dal Wynn Hotel di Las Vegas in prima serata è stata l’occasione di ‘scoprire’ Sanders, indipendente e, per sua stessa definizione, “socialista”, l’elemento sorpresa, finora, della campagna democratica. Secondo le prime reazioni giornalistiche, non unanimi, Hillary ha però dominato il dibattito: manca ancora il riscontro del pubblico.

Un sondaggio Ipsos-Reuters dice che solo due americani su cinque erano al corrente del confronto, anche perché la campagna democratica, dove Hillary non ha un’alternativa credibile – Sanders pare improbabile, come presidente- , si svolge più in sordina ed è meno seguita della repubblicana, dove i candidati alla nomination sono 15 e dove Donald Trump, l’attuale battistrada, tiene desta l’attenzione dei media con le sue sortite; durante il dibattito, rendeva pubblici smorfie e sbadigli.

Il prossimo appuntamento televisivo per gli aspiranti alla nomination democratici è il 14 novembre alla Drake University di Des Moines, in Iowa, il primo stato che l’anno prossimo, il 1° febbraio, sceglierà i delegati alla convention. Per quella data, quasi certamente si saprà se il vice-presidente Joe Biden, che questa volta ha seguito il confronto da casa sua, intende o meno candidarsi, creando una vera alternativa a Hillary Clinton. Nel frattempo, ci sarà il terzo dibattito televisivo repubblicano –i primi due sono stati in agosto a Cleveland, Ohio, e in settembre a Simi Valley, California-. Entrambi i partiti hanno programmato sei confronti, prima dell’inizio delle primarie.

L’inizio del dibattito fra democratici è stato da copione: sul palco, in piedi, la mano destra sul cuore, i cinque protagonisti, Hillary Clinton, Bernie Sanders, Lincoln Chafee, Martin O’Malley, Jim Webb, hanno ascoltato l’inno nazionale. Poi il moderatore Anderson Cooper, giornalista vedette della Cnn, ha aperto i giochi.

Occhi puntati sulla ex senatrice dello Stato di New York e sul senatore del Vermont: nei sondaggi della vigilia, Chafee, O’ Malley e Webb hanno percentuali da figuranti. Sull’economia, Hillary si definisce una progressista “concreta” che non guarda alla convenienza, mentre Sanders, socialista, vuole distribuire la ricchezza “in mano all’1% degli americani al restante 99%, creando una società più equa”. Sanders cita i Paesi del Nord Europa dove tasse più alte corrispondono a migliori servizi sociali; Hillary replica: “Ma qui non siamo in Danimarca”, però condivide che “i più ricchi paghino il giusto”. Si discute pure di immigrazione e sanità.

Sul controllo della vendita delle armi, invece, Hillary vuole limitare la portata dell’emendamento della Costituzione che ne consente il possesso, mentre Sanders, che proviene da uno Stato rurale e libertario, non è in linea con il presidente Obama e la sua campagna anti-armi. E Hillary ricorda che Sanders votò a favore dell’immunità dei produttori e dei rivenditori.

Sulla politica di sicurezza e sulla Siria, Hillary considera le armi nucleari la principale minaccia e mostra i muscoli ai russi: “Non accetteremo che Putin crei il caos in Siria” (dove, del resto, c’è già). O’Malley le contesta la mancata ‘no fly zone’ sulla Siria. Web ricorda di “avere combattuto e dato il sangue” per il suo Paese.

Altro punto di frizione, Edward Snowden, l’uomo che ha rivelato molti segreti dell’intelligence americana: Sanders lo difende; per Hillary, che difende il Patriot Act, deve pagare per quanto fatto.

La Clinton, che si presenta come ex first lady, madre e nonna, nota che un presidente donna sarebbe un grande cambiamento per gli Stati Uniti (“La differenza che c’è tra me e Barack Obama? Io sono una donna”) e dice di non volere un voto per il suo nome, mentre il marito, l’ex presidente Bill, tweetta “merita di essere presidente” e diffonde foto del dibattito.

Chafee attacca la Clinton, “io non ho mai avuto scandali”, ma innesca Sanders nel passaggio clou della serata: letteralmente, “Permettetemi di dire qualcosa che non è di alta politica, ma ritengo che il pubblico americano sia stufo di sentire parlare di queste email quando ci sono milioni di persone che vivono in povertà. Parliamo di ciò che interessa agli americani”.

In chiusura O’Malley mette tutti d’accordo, attaccando i repubblicani, l’avversario da battere l’8 novembre 2016.

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