Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Ecco come Renzi si districa tra Alfano, Boschi e Papa Francesco

Francesco Bonifazi e Maria Elena Boschi

Il varo della legge ex Finanziaria e il monito lanciato all’Unione Europea a non bocciargliela, perché lui la rimanderebbe tale e quale a Bruxelles, hanno procurato al presidente del Consiglio Matteo Renzi altri soprannomi. E’ già vecchio il Tuttèpossibile assegnatogli da Anna Finocchiaro per “la forte determinazione”, da lei assecondata, sulla strada della riforma del Senato.

Silvio Berlusconi gli ha dato del Copione, e poi anche del Sudamericano, per avergli appunto copiato l’abolizione dell’imposta sulle prime case “di tutti” e per sempre, comprese peraltro quelle di lusso e i castelli da lui invece ancora tassati quando era al governo, per quanto valessero solo 85 milioni di euro di entrate rispetto ai 3,6 miliardi delle altre. Un Copione quindi di manica ancora più larga della sua. Copione anche per avere deciso di triplicare, da 1000 a 3000 euro, il limite massimo del contante per le spese, sorprendendo pure Raffaele Cantone, al vertice dell’Autorità anticorruzione.

Pier Luigi Battista sul Corriere della Sera ha dato invece a Renzi del Pigliatutto per la capacità dimostrata di saccheggiare non tanto i programmi quanto gli elettori di Berlusconi, sottraendoli anche a chi via via esce da Forza Italia fondando partitini e gruppetti parlamentari nuovi, spesso senza avere neppure i numeri per costituirli formalmente.

Una grossa mano a Renzi nel calamitare l’elettorato berlusconiano gliela dà anche la minoranza di sinistra radicale del Pd, o quel che ne resta, protestando contro la sua legge ex Finanziaria e minacciando voti contrari o abbandoni.

++++

Eugenio Scalfari, di solito annoiato dalla politica interna, di cui ogni tanto si dice costretto ad occuparsi solo per motivi professionali, ha dato a Renzi del piromane per avere lanciato, con la sfida della legge ex Finanziaria all’Unione Europea, un “fiammifero acceso su molta legna”, per cui non solo l’Italia ma l’intero continente rischierebbe un incendio devastante, visto anche che sono carenti i “pompieri capaci e disponibili”. Un piromane tipo Nerone, visto che lo stesso Scalfari di recente aveva indicato in Renzi un “piacione”, impegnato a piacere, appunto, ad una platea sempre più vasta di “rassegnati all’entusiasmo”. Anche a Nerone piacevano le fiamme, che gli facevano sognare una Roma poi più grande e più bella.

Altri hanno profittato dell’occasione anche per aggiornare o riscrivere l’anagrafe politica del giovane capo del governo.

Il sociologo Giuseppe De Rita lo ha iscritto d’ufficio alla pur disciolta Democrazia Cristiana, un po’ anche compiacendosene, per aver avvertito nella legge ex Finanziaria odore di una Dc che non badava a spese, anche quando al Ministero del Tesoro c’era un rigorista come Beniamino Andreatta.

Ma che democristiano. Marco Travaglio sul Fatto si è invece convinto che Renzi, pur essendosi laureato con una tesi sul democristianissimo Giorgio La Pira e avendo forse fatto in tempo a votare almeno una volta per lo Scudo crociato, sia a tutti gli effetti un craxiano. E ne ha trovato e indicato la prova – pensate un po’ – nei suoi gusti alberghieri, avendo scelto per i soggiorni a Roma, quando era presidente della provincia di Firenze, e pagando con la carta di credito dell’ente anche per il suo capo di gabinetto Luca Lotti, il Raphael. Dove Bettino Craxi dimorava tanto notoriamente che la folla chiamata nel 1993 ad un comizio contro di lui in Piazza Navona fece presto a voltare l’angolo e a rovesciargli addosso, all’uscita dall’albergo, insulti, monete di carta e di metallo, accendini, ombrelli e quant’altro.

La Camera, quella sera, a pochi passi di distanza, aveva  appena e provvisoriamente risparmiato a Craxi alcune delle autorizzazioni a procedere per corruzione ed altro chieste dalla magistratura. E il Raphael si era guadagnato, nei ricordi dell’allora giovanissimo Travaglio, il soprannome di Arrafael. Che è poi il titolo che il direttore del Fatto ha dato al suo editoriale, naturalmente  concluso con l’augurio a Renzi di fare la stessa fine di Craxi.

++++

Un po’ d’acqua è caduta alla fine sulle ali troppo aperte della donna più in carriera della politica italiana: la graziosa ministra Maria Elena Boschi. I cui occhi non hanno incantato la Corte pontificia, da dove sono arrivate proteste contro la sua determinazione a sostenere la legge per le unioni civili fra omosessuali. A sostenerla a tal punto da minacciare non solo accordi ma “alleanze” anche con i grillini e i vendoliani per neutralizzare le resistenze del socio di maggioranza Angelino Alfano.

Allarmato non tanto o non solo dai malumori d’oltre Tevere ma anche dai sondaggi sugli umori dell’elettorato del suo partito, Renzi Pigliatutto, o come altro volete soprannominarlo, ha imposto una retromarcia alla sua ministra. Che dalla minaccia di trovarsi altri “alleati” è passata, bontà sua, al riconoscimento della “libertà di coscienza” e di voto ai parlamentari della maggioranza di governo, compresi quindi quelli del Pd, su una materia così sensibile.

A quel punto, pur volendo, l’inseguimento di nuovi “alleati” sarà più difficile e politicamente costoso. Dubito, francamente, che Renzi vorrà buttare il suo fiammifero acceso anche su questa legna, direbbe forse anche Scalfari, visti i suoi noti ed eccellenti rapporti con Papa Francesco.

×

Iscriviti alla newsletter