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Ecco tutta la (mia) verità sui pranzi di Ignazio Marino

Povero Ignazio Marino. I dossier gli hanno spento il sorriso incollato stabilmente sulle labbra. In verità non era sua intenzione pranzare e cenare a spese dell’amministrazione comunale. Stava lavorando riservatamente a una guida sui ristoranti romani da diffondere gratuitamente ai pellegrini che verranno nella Città Eterna in occasione del Giubileo, al fine di segnalare loro quelli più convenienti per qualità e quantità del cibo, correttezza e cortesia, con un riguardo speciale al prezzo dei vini di pregio. Aveva deciso di agire in prima persona proprio per motivi di trasparenza e per evitare il solito giro di raccomandazioni per farsi includere nella lista. Essendo il suo un servizio di pubblica utilità era assolutamente legittimo pagare con la carta di credito del Comune. Per poterlo fare però era costretto a inventarsi degli incontri con ambasciatori, giornalisti, esponenti della società civile, mentre per non destare sospetti doveva portarsi al ristorante la famiglia. Ecco spiegato l’arcano. Marino è una vittima, un benefattore della Città a cui ha fatto persino una donazione di 20mila euro.

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La legge Boschi è passata al Senato. La ex Camera Alta è sempre più vicina a diventare un albergo diurno per i rappresentanti delle Regioni. Ma quando è cominciata la lunga agonia del Senato? A nostro avviso quando una campagna giornalistica senza scrupoli andò in giro a raccontare – menù del ristorante di Palazzo Madama alla mano – che ai senatori venivano serviti tagliolini all’astice a prezzi politici. Non era praticamente vero ma gli italiani (anche quelli che l’astice lo mangiano davvero) si indignarono. Si finisce sempre per credere in ciò in cui si vuole credere.

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“A  Mari’ parla come magni”. Dicono di lui i suoi fan. Ecco spiegata la loquacità dell’ex sindaco.

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