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Eni, Google e Finmeccanica, tutte le novità sui droni

Di Michele Pierri e Sveva Biocca

L’era dei droni è appena iniziata, ma gli usi civili e militari di questi sistemi a pilotaggio remoto (Sapr) sono già estesi e continuano a moltiplicarsi. In Italia, dove un nuovo regolamento dell’Enac che ne disciplina l’uso è entrato in vigore, sono già operativi per effettuare riprese video; monitorare l’Etna e l’inquinamento della Terra dei Fuochi; controllare a basso costo lo stato di degrado dei monumenti o ispezionare le acque, come nel caso di un nuovo robot sottomarino sviluppato da Eni. Inoltre sul versante continentale, Finmeccanica lavora al progetto di un drone europeo da realizzare in partnership con i campioni nazionali dell’aerospazio di Francia e Germania. Mentre sullo sfondo imperversa una battaglia tra Google e Amazon: 5 miglia in 5 minuti è la velocità dei droni di consegna Google. Il nuovo programma di fornitura non ha ancora una data precisa di lancio, ma sfiderà probabilmente uno parallelo di Amazon.

TUTTI I PROGETTI DI FINMECCANICA

Il gruppo guidato dall’amministratore delegato Mauro Moretti è impegnato su più fronti. Tra questi, l’ottimizzazione, la ricerca e lo sviluppo di soluzioni nuove nel settore della sicurezza dei Sapr. Nella prima metà dell’anno, una delle controllate di Piazza Monte Grappa, Alenia Aermacchi, ha completato con il proprio dimostratore Rpas Sky-Y un ciclo di sperimentazione che ha dimostrato la funzionalità di Midcas. Altro non è che un sistema europeo di identificazione di un altro aereo in potenziale conflitto di traffico e la capacità di variare la rotta per evitare la collisione con una manovra automatica. Il test è avvenuto partendo dalla base di Grazzanise.

LE SPINTE DEL VECCHIO CONTINENTE

Oggi confinate a teatri operativi, su aree di prova o in “corridoi” completamente separati dagli spazi aerei utilizzati dai vari tipi di aerei ed elicotteri, le attività dei droni senza pilota a bordo necessitano ancora di importanti processi di evoluzione tecnologica per poter sfruttare appieno il loro potenziale, sottolineano gli addetti ai lavori. Per garantire questo aspetto per il futuro degli aerei senza pilota di tutte le categorie, la European Defence Agency ha lanciato nel 2009 il progetto Midcas, acronimo dell’eloquente Midair Collision Avoidance, con a capo un consorzio industriale composto dalla svedese Saab (azienda coordinatrice), Finmeccanica-Alenia Aermacchi e Finmeccanica-Selex ES per l’Italia, Diehl, Airbus D&S ed Esg per la Germania, Indra per la Spagna, Sagem e Thales per la Francia e dagli istituti di ricerca aerospaziali Cira per l’Italia e Dlr per la Germania.

IL DRONE EUROPEO

Ma, come rimarcano gli esperti del settore, non si tratta dall’unico progetto sui droni che vede impegnate congiuntamente l’Europa e l’Italia, con il contributo della società di Piazza Monte Grappa e che rappresenta un timido, ma significativo passo verso una maggiore integrazione continentale nel settore della difesa. Proprio il 18 maggio scorso, le principali società aerospaziali europee (Airbus Defence and Space, Dassault Aviation e Finmeccanica), hanno accolto con soddisfazione l’accordo siglato da Francia, Germania e Italia per l’avvio dello studio di definizione di un nuovo velivolo europeo non pilotato. Secondo la Dichiarazione di Intenti (DoI) firmata dalle tre nazioni, le società aerospaziali effettueranno uno studio, della durata di due anni, per la definizione di un drone di classe Male (Medium Altitude/Long Endurance). A completamento di questa fase, sarà presa la decisione se avviare o meno lo sviluppo e l’acquisizione del sistema.

L’AUV DI ENI

Ma drone, contrariamente a ciò che si crede, non fa rima solo con cielo. Il colosso italiano degli idrocarburi, Eni, monitora le acque grazie a Clean Sea (Continuous Long-term Enviromental and Asset iNtegrity monitoring at Sea). In gergo tecnico si tratta di un Auv (Autonomous Underwater Vehicles), un robot subacqueo sviluppato dal Cane a sei zampe per raccogliere dati in ambiente sottomarino. Il veicolo senza pilota è lungo poco meno di 4 metri, largo 1,35 m e alto 0,8 m; pesa 1300 kg e viaggia ad una velocità massima di 4 nodi (poco più 7 km all’ora) ed ha autonomia fino a 24 ore. Monitora i fondali e la colonna d’acqua fino a 3 mila metri di profondità in prossimità di piattaforme e impianti offshore per l’estrazione di petrolio e gas naturale, al fine di controllare lo stato dell’ambiente e delle infrastrutture in esso operanti. Le missioni di Clean Sea includono la mappatura ambientale nello spazio e nel tempo, l’ispezione delle grandi reti di tubature, di piattaforme e impianti sottomarini, il monitoraggio del fondale, la raccolta di campioni d’acqua per successive analisi di laboratorio.

L’INNOVAZIONE DEL CANE A SEI ZAMPE

L’innovazione del drone di Eni è nell’automazione. Combinando tecnologia SAAB di derivazione militare con originali soluzioni tecnologiche sviluppate internamente al gruppo Eni, Clean Sea è in grado di assicurare una presenza continua anche in scenari dove l’impiego di tecniche tradizionali potrebbe risultare molto difficile se non impossibile; si pensi ad esempio ad aree remote, o coperte da ghiacci per larga parte dell’anno, o particolarmente sensibili. Altra caratteristica è l’intelligenza del veicolo sottomarino: a seconda di quello che percepisce, cambia l’obiettivo iniziale. Se necessario si sofferma di più in certi punti eseguendo maggiori esami, altrimenti prosegue. Lanciato nel 2008, il progetto si è concluso a fine 2013 con una serie di test offshore in Norvegia. Dopo il completamento di una estesa fase di sperimentazione in scenari reali oil&gas (fra cui Italia e Kazakistan) finalizzata alla dimostrazione di questa tecnologia a livello mondiale, nel corso del 2015 Clean Sea è stato adottato per una prima serie di impieghi operativi nei quali è stata confermata la capacità di sostituire efficacemente tecniche tradizionali.

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