La famosa telefonata di Rosario Crocetta, durante la quale, secondo l’Espresso, il presidente della Sicilia taceva mentre il suo medico suggeriva come Lucia Borsellino dovesse “saltare in aria come il padre”, non esiste, era pura invenzione. Crocetta (che non gode delle mie simpatie) venne investito da un’ondata di merda mai vista (altrove avrei scritto fango), pianse tutte le sue lacrime, giurò di non aver mai fatto quella telefonata ma nessuno gli credette.
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Questa vicenda dovrebbe far riflettere tutti quelli che definiscono la timida riforma delle intercettazioni proposta dal governo, “legge bavaglio”. quell’intercettazione (inesistente) era “irrilevante” dal punto di vista penale. I paladini dell’origliamento sistematico sostengono però che i bravi cittadini italiani non posso essere privati dell’ascolto dei peccati e peccatucci del Palazzo, anche se questi nulla hanno a che fare con processi e reati.I vizi privati – dicono, in pieno furore giacobino – servono a smascherare le pubbliche virtù, quindi tutto può e deve essere pubblicato.
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Ma questa tendenza, già di per sé spaventosa e persecutoria quando si tratta di telefonate “irrilevanti” ma vere, produce anche l’incubo delle bufale costruite ad arte. Se ogni cosa può e deve essere pubblicata – anche un silenzio o un battito di ciglio fuori posto – e la pubblica gogna diventa lo sport nazionale con tanto di pubblico pagante (e votante), a chi importa se la merda è di buona o cattiva qualità. Basta che giri bene nel ventilatore. Tutto il resto è bavaglio.