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Ilva, perché serve un soggetto siderurgico privato

Di Augusto Bisegna e Antonello Piccolo

È stato rinviato l’incontro previsto per il 29 ottobre con i Commissari Straordinari dell’Ilva, che sarà riprogrammato a breve. Nel frattempo, continua la crisi di liquidità del sito industriale, che unita al calo di produzione del sistema siderurgico, alimenta le preoccupazioni dei lavoratori dello stabilimento di Taranto, preoccupazioni che si allargano anche a quello di Genova alimentato dall’impianto tarantino. La produzione è scesa del 35% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, lo spegnimento dell’alto forno 5, che ora deve essere sottoposto a lavori di rifacimento, e l’andamento altalenante dell’alto forno 2 per tutto il periodo estivo stanno riducendo la produzione giornaliera di 2500 tonnellate al giorno portandola da 16.500/17mila di fine settembre a 14.500 tonnellate attuali. Rivisto al ribasso anche l’obiettivo di fine anno da 4.5 milioni contro i 5.4 milioni stimati.

Per affrontare la gestione corrente dei prossimi tre mesi e mezzo, secondo i tre commissari dell’azienda – Pietro Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba – serviranno 150 milioni che saranno reperiti “raschiando il barile” mettendo a valore le fatture dei clienti Ilva e magazzino, usando lo strumento del factorig. Mentre, pare, ancora non sia possibile dire quando rientrerà dalla Svizzera in Italia, per essere poi trasferiti a Ilva, il miliardo e 200 milioni sequestrato ai fratelli Riva, nonostante i Riva abbiano già perso parte dei giudizi intentati per bloccare il rientro delle risorse. In ogni caso in attesa che Ilva possa emettere obbligazioni per un miliardo e 200 milioni bloccati nella cassaforte svizzera dell’UBS, per poter continuare a finanziare la prosecuzione dei lavori di ambientalizzazione previsti dall’Aia a Taranto, nell’ultima legge di Stabilità, in approvazione entro il 31 dicembre, è prevista la possibilità per Ilva di utilizzare 800 milioni messi a garanzia, aggiuntivi ai 400 milioni, è stata introdotta di fatto una misura ponte, che permette di rifinanziare la prosecuzione delle opere dell’Aia a Taranto. Resta comunque in piedi il problema dell’indotto. Nella legge di stabilità, portata alla firma del presidente Sergio Mattarella, manca la parte che prevedeva la revisione della procedura di accesso al fondo di garanzia da parte dell’indotto, introdotto con la legge del 20 marzo scorso proprio per venire incontro alle imprese, messe a terra dalla crisi dell’Ilva, era stata prevista la possibilità che quest’ultime potessero finanziarsi attraverso in Fondo di garanzia. Per il neo eletto giovane segretario generale della Fim-Cisl Taranto Brindisi, Valerio D’Alò: “lo insegna la storia, le attività dell’Ilva si svolgono di pari passo con l’intenso lavoro effettuato dalle ditte di appalto all’interno dello stabilimento, non solo in reparti cardine della produzione, ma anche nelle opere di ambientalizzazione di cui la stessa fabbrica necessita. È impossibile pensare al salvataggio dell’Ilva prescindendo da quello delle ditte d’appalto. Auspichiamo che l’annunciato tentativo delle parti politiche di reinserire nella legge di stabilità le misure a tutela delle imprese del territorio possa andare a buon fine, rendendo giustizia a tutti quei lavoratori che oggi vedono solo nubi scure sul proprio futuro”. In Ilva, attualmente, si registra il seguente assetto di marcia che non dovrebbe mutare, almeno per grossi numeri, fino all’inizio di dicembre: l’Acciaieria n.2 viaggerà con due convertitori e due colate continue; l’acciaieria n.1 con un convertitore ed una colata continua. Questo tipo di assetto coinvolge – in termini di esuberi – il personale dei Servizi e delle manutenzioni annesse. Risultano in attività gli Altiforni nn.1, 2 e 4. Dal punto di vista della laminazione si registra la partenza, seppur ridotta, del treno lamiere, Tubificio n.2 e Treni nastri. Anche il laminatoio a freddo non è ancora a pieno regime. Per quanto concerne i livelli occupazionali, questo assetto comporta una modesta riduzione dei numeri del personale posto in contratti di solidarietà, pari circa a 2000 unità.

Oggi come scrive Padre Occhetta“la situazione di crisi rischia di stagnare in nuova nazionalizzazione del siderurgico, i cui costi graverebbero sull’intera collettività”. La Fim Cisl per bocca del suo Segretario generale Marco Bentivogli sin dall’inizio si era detta contraria alla nazionalizzazione dello stabilimento in quanto senza soggetti industriali siderurgici essa non può rappresentare la soluzione per il rilancio. Occorre trovare in fretta un soggetto privato capace di fare impresa e nello stesso tempo garantire il processo di ambientalizzazione del sito tarantino, come avviene negli impianti siderurgici europei di cui ci parla Occhetta, perché anche in Italia come Fim riteniamo possibile coniugare la produzione dell’acciaio con ambiente e salute.

Augusto Bisegna (Uff. Stampa Nazionale Fim)

Antonello Piccolo (Uff. Stampa Fim Cisl Taranto)

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