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Mattia Preti, il pittore seicentesco torna protagonista a Roma

Dalla Calabria a Roma: nel programma di eventi celebrativi promosso dal comitato per il quarto centenario della nascita di Mattia Preti, presieduto da Vittorio Sgarbi, e all’interno delle manifestazioni romane legate al Giubileo straordinario coordinate dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, la Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Corsini ospita una mostra dedicata alla figura e all’opera del celebre pittore calabrese, uno dei maggiori esponenti dell’arte italiana del Seicento.

Ideata dallo stesso Sgarbi e Giorgio Leone, attuale direttore della Galleria Corsini e curatore dell’esposizione, la mostra è organizzata dal Segretariato Regionale Mibact per la Calabria, diretto da Salvatore Patamia, e dal Segretariato Regionale Mibact per il Lazio, diretto da Daniela Porro, con il finanziamento della Regione Calabria, sarà aperta dal 28 ottobre e visibile fino al 18 gennaio del prossimo anno. L’obiettivo è quello di approfondire un aspetto ancora poco chiarito della vicenda artistica del pittore: la sua formazione nella Roma papale dopo la morte di Caravaggio.

Ventidue capolavori provenienti da prestigiose istituzioni europee e italiane, dal Musée des Beaux-Arts di Carcassonne agli Uffizi, dalla Galleria Nazionale di Cosenza alla Pinacoteca di Brera, e da alcune collezioni private italiane, londinesi e svizzere permettono di ripercorrere le tappe iniziali della carriera del “Cavaliere Calabrese” dal suo arrivo a Roma fino al 1649, anno della commissione dello stendardo giubilare di San Martino al Cimino che prelude alla piena affermazione pubblica di Mattia Preti e alle grandi decorazioni dei primi anni Cinquanta del Seicento. Il pittore si trasferirà poi a Napoli nel 1653 e infine a Malta nel 1661, dove morirà nel 1699.

Tra le opere esposte, grazie ai generosi prestiti, sono presenti alcuni interessanti inediti e veri capolavori della produzione giovanile dell’artista, divisa tra committenze private e prime affermazioni pubbliche: il Soldato del Museo Civico di Rende, il Sinite Parvulos e il Tributo della moneta di Brera, per la prima volta messi a confronto con il Tributo della Galleria Corsini, la Negazione di Pietro di Carcassonne, la Fuga da Troia di Palazzo Barberini, il Salomone sacrifica agli idoli e la Morte di Catone di collezione privata, ma anche il Miracolo di San Pantaleo, probabilmente la sua prima committenza pubblica romana.

Una sezione della mostra, inoltre, è dedicata al complesso rapporto con il fratello Gregorio, pittore anch’egli, con cui Mattia Preti collaborò direttamente, come nel caso della Madonna della Purità della Chiesa Monumentale di San Domenico di Taverna.
Il percorso espositivo è volutamente incentrato sul confronto con le opere presenti nell’allestimento storico della Galleria Corsini realizzate dai pittori ai quali Mattia Preti si ispirò, dando vita a un ricco e articolato dialogo: dal San Giovannino di Caravaggio, al Trionfo d’Amore di Poussin, dall’Erodiade di Vouet alla Salomé di Guido Reni, dal Presepe e l’Ecce homo di Guercino fino al Miracolo di Sant’Antonio di Sacchi.

I dipinti saranno collocati in diretto dialogo con quelli della Galleria creando un percorso per cammei esaltati da una illuminazione appositamente ideata. Nell’arco della durata della mostra saranno organizzate specifiche conferenze tenute dai membri del Comitato di studio e dai più importanti specialisti di Mattia Preti, in modo da affrontare le problematiche connesse alla giovinezza del pittore.


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