Le città dove si vota per l’elezione dei sindaci nella prossima primavera iniziano a vivere le prime fibrillazioni, per scegliere i candidati alla carica di primo cittadino. I vari circoli o club si stanno organizzando, chi attraverso l’opaco e poco convincente strumento delle primarie chi con indicazione diretta, prerogativa certa dei notabili dei sodalizi in gioco. La partita non sarà secondaria, perché andranno al voto comuni metropolitani come Milano, Torino, Bologna, Trieste, Napoli.
A primavera 2016, quindi, si voterà nella città partenopea per il rinnovo del consiglio comunale e per il successore del sindaco De Magistris. Sarà un test significativo per capire quali capacità hanno centrodestra e centrosinistra di aggregare e convincere i tanti delusi e disincantati elettori ad andare alle urne, dopo il disastro delle regionali del maggio scorso. Le idee, a quanto è dato sapere, sono ancora molto confuse. Un confronto politico nei partiti e tra i partiti, per quanto si percepisce, allo stato non esiste. Solo alcuni giornali sono quotidianamente attivi nel pescare candidati di vecchio corso o estranei alla città, come se Napoli non avesse niente di nuovo da proporre. Non si tratta di andare alla ricerca di un nome per candidarlo sindaco, ma di individuare una classe dirigente che abbia la capacità e le competenze amministrative, per riportare Napoli alla sua originaria dignità, rilanciando il suo ruolo in Italia e nel mondo.
E’ vero che l’assenza della politica e dei partiti già nelle elezioni comunali del 2011 e, peggio ancora, in quelle regionali del maggio scorso, quando ha votato appena il 40% degli elettori, ha fatto sentire i suoi rovinosi effetti. La coalizione di centrodestra è ormai del tutto polverizzata; per non dire delle guerre di potere tra gruppuscoli all’interno della sinistra. Testimonianza evidente è la frammentazione che si vive dentro il PD napoletano, tanto da suscitare incredulità e delusione, per la impotenza ad avanzare una candidatura unitaria di una personalità autorevole, all’altezza dei tempi. Si tenta di ripiegare su personaggi del passato, già logorati dal lunghissimo potere esercitato, immaginando che l’orologio della storia si sia fermato.
La sinistra come sempre antepone l’interesse della ditta a quello della città. Buon senso dovrebbe suggerire, invece, di sollecitare le migliori energie culturali, morali, politiche, economiche, sociali ad applicarsi alla elaborazione di un progetto comune, intorno al quale impegnare le forze politiche più responsabili e disponibili, e da qui far nascere il governo cittadino che guidi, con una personalità al vertice gradita, il futuro della terza città d’Italia. Una soluzione che potrebbe aiutare Napoli a lasciarsi alle spalle il grave declino e a riprendere un percorso di speranza.
Napoli già nel suo passato ha dovuto fare i conti con negative contingenze. Capitò dopo il colera del 1884. Il penetrare della malavita nelle cose dell’amministrazione comunale costrinse il governo del tempo a nominare una Commissione di inchiesta, presieduta dal senatore Saredo, per accertare i fatti, dopo la denuncia del giornale socialista La Propaganda, che accusava il sindaco Celestino Summonte, alleato del deputato moderato Alberto Casale, di legami con la malavita. Nelle elezioni del 1901, di fronte allo sconquasso amministrativo, cattolici e liberali decisero di unire le forze e presentare una sola lista al Comune per superare il difficile momento. I napoletani li premiarono e furono possibili le giunte di Luigi Miraglia, Giulio Rodinò, Ferdinando del Carretto, uomini di specchiata moralità, che migliorarono le condizioni generali della città.
Nei successivi decenni, dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, le giunte Buonocore e Moscati si attivarono per far ritornare alla normalità la vita dei napoletani. E così fu pure negli anni del terremoto del 1980 quando democristiani, socialisti e comunisti, liberali collaborarono, Valenzi sindaco e Emilio de Feo presidente della Regione, per affrontare la difficile fase della ricostruzione. Appellarsi alle energie sane di Napoli in questo tempo di gravi criticità è un’ipotesi utile e praticabile, da perseguire con tenacia, se si ha a cuore il superiore interesse di Napoli.