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Ncd, Cicchitto e il Centro

Fabrizio Cicchitto, ex socialista, ex berlusconiano, attuale deputato di NCD avendo preso coscienza che l’esistenza in vita del partito di Alfano è diventata precaria, per non rimanere senza tetto, ha proposto di dar vita ad una formazione politica di centro con la prospettiva di allearsi successivamente con Renzi. Altri parlamentari NCD, anch’essi preoccupati della residuale collocazione come Cicchitto, sono pronti a seguirlo. Hanno necessità di abbandonare la instabile condizione in cui si trovano, per una più solida e redditizia, più rispondente alle loro necessità. E’ la fine dell’ennesimo esperimento. Si avvera la profezia di un vecchio e lungimirante leader democristiano, secondo il quale la stagione della botanica, della zoologia e delle varie fantasiose amenità di una politica banale avrebbe avuto un percorso effimero. Sembra che Cicchitto e alcuni suoi compagni, da sempre socialisti, oggi parlano di centro, come se si trattasse di un semplice luogo geometrico, di una neutra e anonima sigla della politica italiana, alla pari delle tante fiorite e appassite in quest’ultimo ventennio. Non è così. Il centro è una politica, non ideologica, un metodo di governo valido per ieri e per domani, imperniato sul principio di partecipazione con al centro la persona umana, consolidatosi in tanti decenni di storia: è la concezione che il cattolicesimo politico ha sempre avuto della democrazia, distinta dall’individualismo liberale e molto distante dal collettivismo marxista.
I partiti di centro più famosi nella storia delle democrazie europee dal XIX secolo in poi sono stati il Zentrum dell’impero germanico al Reichstag e quello irlandese alla House of Commons. Questi partiti, pur non partecipando al governo, costrinsero uomini di altissima statura politica della Germania e dell’Inghilterra ad accettarne posizioni e proposte e furono vittoriosi nelle celebri lotte del Kulturkampf e per la libertà dell’Irlanda. A tale modello guardò don Luigi Sturzo in Italia quando costituì i primi gruppi nelle autonomie locali agli inizi del ‘900, e nel 1919 quando ad opera di una nutrita rappresentanza di cattolici italiani ben guidata dal sacerdote di Caltagirone vide la luce il Partito Popolare Italiano. Un partito di centro, democratico, popolare, nazionale, di ispirazione cristiana, una voce nuova, originale, fresca nella politica italiana dopo la fine della prima guerra mondiale, che consentì di spazzare via le antiche incrostazioni giolittiane. Non ebbe vita lunga, a causa dell’avvento del fascismo che mise fuori legge la libera stampa e le libere espressioni culturali e politiche, quindi, tutti i partiti avversi al regime mussoliniano. La notevole eredità lasciata da don Sturzo fu recuperata da De Gasperi e dai tanti cattolici, che raccogliendo idealmente il testimone del fondatore del PPI, dopo la seconda guerra mondiale, ripresero il cammino di libertà, avviando la costruzione della Democrazia Cristiana, che dal 1948 al 1994 governò l’Italia, consolidando la democrazia, ampliando la libertà, agevolando crescita e sviluppo, producendo benessere. E’ questa in sintesi la ricca storia del centro in Italia, tanto che l’epoca dei governi di Alcide De Gasperi viene ricordata dalla storia con nostalgia come centrismo degasperiano.
Mai Sturzo, De Gasperi e i loro eredi mostrarono preclusioni nell’accogliere nel loro partito gente che, pur non riconoscendosi negli ideali cristiani, condivideva i punti salienti dei programmi del PPI prima e della DC dopo. Cicchitto quindi se intende il centro in linea col ragionamento svolto fin qui, allora si può anche iniziare un percorso originale ed esaltante, tentando di dare lustro all’anonima e sbiadita politica italiana di oggi, se invece crede di utilizzare solo una sigla si continua a navigare a vista, senza orizzonte. E l’Italia e gli italiani non possono più consentirsi pericolose avventure.


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