Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Pensioni, tutti i nodi della flessibilità in uscita. Il commento di Cazzola

Sono passati esattamente due anni dall’8 ottobre 2013, quando l’allora ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, convocato in audizione dalla Commissione Lavoro della Camera, affrontò con serietà e competenza alcuni dei temi tuttora aperti, in tema di pensioni (sono trascorse solo poche ore da quando la grintosa leader della Cgil, Susanna Camusso, parlando nella sede dell’Expo, ha dichiarato che saranno proprio le pensioni la cartina di tornasole sulla cui base il sindacato giudicherà la manovra dell’esecutivo).

Ad andarle a rileggerle le dichiarazioni di Giovannini, risuonano tuttora con un’encomiabile puntualità. Con riguardo alla cosiddetta «flessibilizzazione con penalizzazione» dei requisiti per l’accesso ai trattamenti pensionistici, tema sul quale sono state presentate diverse proposte in Parlamento e che è diventato il tormentone di quest’autunno piuttosto freddo (non solo sul piano climatico), il ministro non nascose che tali proposte avrebbero il prevedibile effetto di aumentare in modo consistente il numero di nuove pensioni a partire dal 2014, determinando un onere sulla finanza pubblica quantificabile in diversi miliardi di euro all’anno.

Infatti, in quelle ipotesi, il meccanismo di riduzione dell’importo pro capite, cioè la penalizzazione, non sarebbe stata in grado, ad avviso di Giovannini, di compensare il forte aumento del numero di prestazioni presumibilmente dovuto a tali interventi. Tale onere, nella forma stimata sulla base delle proposte, appariva (e continua ad apparire al momento) incompatibile non solo con il percorso di graduale contenimento della spesa pensionistica realizzato con la riforma del 2011, ma anche con l’indirizzo del Governo di voler ridurre il costo del lavoro in via prioritaria, per aumentare la competitività del sistema economico e promuovere l’accelerazione della ripresa congiunturale al fine di consolidare la riduzione della disoccupazione.

Da notare, secondo l’allora ministro, che una soluzione finanziariamente sostenibile a questo problema avrebbe potuto anche consentire non solo ad alcune categorie di possibili esodati, ma anche a chi avesse perso il lavoro successivamente alla data del 31 dicembre 2011 e fosse vicino all’età del pensionamento, di trovare una soluzione a regime. In ogni caso – volle precisare Giovannini – questi interventi, che possono aiutare a risolvere due problemi in uno, nell’ambito delle compatibilità finanziarie, non devono lasciar credere che il Governo intenda fare una controriforma delle pensioni rispetto a quella che il Parlamento aveva approvato un paio di anni prima.

La soluzione, allora prefigurata, è più o meno la stessa di cui ha parlato ultimamente – come la sola possibile pur se corredata di non poche difficoltà – il titolare dell’economia Pier Carlo Padoan (Schioppan?): l’idea dell’acconto – come prestito restituibile a rate – sulla pensione in caso di perdita del lavoro in prossimità della maturazione dei requisiti. Un’ipotesi –  già studiata dall’Inps anche negli oneri necessari – che allora non piacque ai sindacati, i quali non erano ancora precipitati nell’attuale condizione di irrilevanza.

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter