Diciottesimo e ultimo articolo di una serie di approfondimenti sul rischio professionale (il diciassettesimo è possibile leggerlo qui)
Il grave problema del rischio professionale va affrontato e risolto, con una serie coordinata di azioni.
1. In tempi rapidi, la definizione degli aspetti assicurativi (Art. 24 e 25 del CCNL 8/6/2000);
2. In tempi medi, una sensibilizzazione della categoria e dell’opinione pubblica (=Associazione dei consumatori) sul problema del rischio sanitario;
3. In tempi lunghi, una modifica legislativa “minimale” (Codice civile e Codice penale) che modifichi il modo di affrontare e di valutare i rischi sanitari. Vanno definiti:
a) Il rapporto contrattuale tra Paziente e ASL;
b) Il rapporto extracontrattuale tra ASL e Medico;
c) Una nuova graduazione delle “colpe professionali” ed un nuovo percorso processuale per gli errori sanitari.
d) La natura civilistica e solo civilistica dell’errore medico “usuale”;
4. In tempi lunghi, la presenza – su base almeno provinciale – di una Unità di risk management, che raccolga la casistica degli errori sanitari e che possa attivarsi sia autonomamente che su richiesta, anche sindacale.
Se il problema “rischio sanitario” è un problema reale. Se l’errore sanitario è ineliminabile, nonostante la formazione continua e la ricerca asfissiante di miglioramento della qualità. Se il sottofinanziamento della sanità è, esso stesso, elemento critico e spesso causale dell’errore sanitario. Se tutto ciò è vero, occorre intervenire.
La Confedir ha costruito un pacchetto di proposte concrete, che pone all’attenzione ed alla riflessione del Ministro Lorenzin, del Governo, degli Assessori Regionali alla Sanità, dei politici e dei cittadini.
Proposte da discutere, ma soprattutto da concretizzare, perché il “bene salute” è un interesse primario, per tutti.