Navi spia e sottomarini russi sono molto attivi nei pressi dei cavi sottomarini transcontinentali che trasportano la gran parte delle comunicazioni globali via Internet. La notizia è stata data in un pezzo del New York Times firmato da Eric Schmitt e David Sanger, in cui si riportano le testimonianze di ufficiali militari e dell’intelligence americana, che si dicono preoccupati perché i russi, in situazioni di tensione o di conflitto, potrebbero attaccare queste linee nevralgiche del sistema di comunicazione globale.
IL POSSIBILE ATTACCO E IL MONITORAGGIO DI PENTAGONO E ALLEATI
Non si tratterebbe di un cyberattacco vero e proprio, perché Mosca potrebbe dare ordine proprio di “tranciare” fisicamente i cavi: questo isolerebbe il sistema comunicativo degli Stati Uniti, da cui dipende, inevitabilmente, la sicurezza nazionale. Ma non solo, perché quei cavi trasportano un’enorme mole di dati ogni secondo.
I piani di monitoraggio che il Pentagono ha allestito per controllare l’attività russa sono altamente riservati, così come i piani di pronto intervento in caso di attacco: ma i giornalisti americani hanno ottenuto una dozzina di conferme anonime, più o meno dirette, per corroborare quanto scritto. In privato i funzionari avrebbero ammesso che c’è preoccupazione soprattutto per i cavi del Mare del Nord e per quelli del nordest asiatico, anche se hanno registrato movimenti sospetti di warships russe pure in acque più vicine agli Stati Uniti, in rotte note per la presenza sottomarina di queste infrastrutture nevralgiche. Lo scorso mese, per esempio, è stata segnalata la presenza della nave spia russa “Yantar” lungo la costa orientale americana: si muoveva in direzione Cuba, proprio “sopra” ai cavi che collegano Guantanamo a Washington: la nave ha in dotazione due sommergibili autonomi, che potrebbero tranciare quelle linee di comunicazione in qualsiasi momento. Ufficialmente Mosca definisce la “Yantar” una nave oceanografica: molte di queste imbarcazioni da spionaggio si muovono sotto una falsa attività.
Un’attività simile a quella registrata durante la Guerra Fredda, che coinvolge anche gli alleati americani: la Norvegia, per esempio, ha chiesto ufficialmente tecnologie più adeguate per tracciare i movimenti dei sottomarino nelle sue acque. Qualche mese fa la Svezia diede per giorni la caccia ad un misterioso sottomarino (russo?) visto più volte nelle sue acque nell’arco di poche ore. Inutile dire come la preoccupazione di Washington contagi tutti gli alleati, tutti potenziali obiettivi, più che altro potenzialmente danneggiabili da eventuali attacchi.
TAGLIARE QUEI CAVI SAREBBE UN COLPO ENORME
Il taglio di cavi sottomarini è un’evenienza studiata a livello progettuale: spesso si verifica durante importanti disastri naturali (terremoti, maremoti, cicloni), ma di solito avviene in zone prossime alla riva, dove l’energia del mare viene dissipata. In queste aree l’individuazione del punto danneggiato e gli interventi di riparazioni sono relativamente semplici. Il Pentagono però è preoccupato che eventuali attacchi russi possano danneggiarli in zone profonde, dove individuazione e interventi sono molto difficili. Le posizioni di questi cavi sono pubbliche, perché tendono a seguire il percorso della prima posa delle linee transcontinentali del 1860, tuttavia ce ne sarebbero alcuni che gli Stati Uniti hanno posato in tempi più recenti su direttrici segrete, per scopo militare: i russi potrebbero essere alla caccia di quest’ultimi. Il ruolo di queste infrastrutture è vitale in un modo inimmaginabile: basta pensare che sulle linee dei cavi si muove quotidianamente una cifra pari a 10 mila miliardi di dollari di transazioni economiche.
MOSCA HA INTENSIFICATO LE SUE ATTIVITÀ
Nell’ultimo anno, secondo dati forniti dal Pentagono, l’attività navale militare russa è aumentata del 50 per cento. È noto il maxi stanziamento con cui il ministero della Difesa russa ha in programma l’espansione delle basi artiche e il rammodernamento della Flotta del Mar Nero (in costruzione c’è anche un sottomarino-drone, in grado di trasportare testate nucleari). La Russia in questi ultimi anni ha rilanciato le sue attività militari, muovendosi sia su schemi convenzionali, come il sostegno diretto al regime siriano, sia su attività segrete e cyber-missioni: il mare e le sue linee di comunicazioni sono ovviamente un campo di battaglia fondamentale. L’ammiraglio Mark Ferguson, capo delle forze navali americane in Europa, ha detto al Nyt, che questi sono esempio della «guerra ibrida [russa], progettata per paralizzare il ciclo decisionale» degli avversari.