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Saipem, come e perché Eni e Cdp si alleano

Approvato nella notte il riassetto di Saipem che porterà dopo 58 anni la controllata dal Cane a Sei Zampe fuori dal perimetro di consolidamento di Eni. Dietro al gruppo energetico, come secondo azionista forte, ci sarà con il 12,5% il Fondo strategico italiano (Fsi), controllato dalla Cassa depositi e prestiti. Previsto un aumento di capitale da 3,5 miliardi e debito completamente rifinanziato attraverso prestiti bancari e bond. E per disciplinare i reciproci rapporti, Eni e Fsi, quali azionisti di Saipem, hanno sottoscritto un patto parasociale.

Ecco gli elementi principali del contratto di compravendita siglato da Fsi ed Eni, che prevede l’ingresso del Fondo nel capitale sociale di Saipem.

I DETTAGLI DEL CONTRATTO

FSI acquisterà da Eni una partecipazione in Saipem costituita da 55.176.364 azioni equivalenti a circa il 12,5% del capitale sociale. Alla fine dell’operazione e dell’aumento di capitale, FSI deterrà una partecipazione in Saipem del 12,5% più un’azione del capitale sociale. “L’investimento complessivo massimo di FSI, nell’ipotesi di price cap pagato a Eni e di sottoscrizione pro-quota di un aumento di capitale di Saipem di 3,5 miliardi di euro, sarebbe pari a circa 929 milioni di euro”, specifica Fsi.

LA SPIEGAZIONE DELL’ENI

Per Eni si tratta di “una tappa fondamentale nell’implementazione della strategia di trasformazione” del gruppo che ha così sintetizzato l’operazione: “Eni cede il 12,5% delle azioni Saipem al Fondo Strategico Italiano, si impegna a supportare il rafforzamento patrimoniale e l’indipendenza finanziaria di Saipem e concorda il rimborso dei finanziamenti intercompany”. L’accordo sottoscritto da Eni con Saipem stabilisce inoltre il rimborso integrale del debito del gruppo Saipem nei confronti del gruppo Eni stimato in circa 6,1 miliardi di euro.

QUANTO INCASSERÀ IL GRUPPO DI DESCALZI

La società guidata da Claudio Descalzi stima di incassare complessivamente circa 6,5 miliardi di euro derivanti dal rimborso integrale dei crediti netti vantati verso il Gruppo Saipem e dalla cessione della quota partecipativa ceduta, stimata in circa 0,4 miliardi di euro. L’incasso netto per Eni, tolto l’esborso ipotizzato per la sottoscrizione di quota parte dell’aumento di capitale, sarà di circa 5,4 miliardi di euro, mentre la riduzione dell’indebitamento finanziario netto sarà pari a circa 5,1 miliardi. “Le risorse finanziarie addizionali di cui Eni potrà disporre saranno destinate allo sviluppo delle ingenti riserve di olio e gas che abbiamo scoperto negli ultimi anni e rafforzeranno la nostra struttura patrimoniale in linea con i nostri obiettivi”, ha commentato Descalzi.

COSA PREVEDE IL PATTO PARASOCIALE

Ecco cosa comporterà, secondo quanto riportato da Eni, il patto parasociale che entrerà in vigore alla data di esecuzione del contratto di compravendita, per un periodo di tre anni, e con rinnovo automatico alla scadenza per un ulteriore periodo di tre anni, salvo disdetta:

  1. Presentazione da parte di Eni e FSI di un’unica lista per la nomina del consiglio di amministrazione (in cui il Presidente e l’AD saranno indicati congiuntamente dalle parti) e del collegio sindacale di Saipem e il relativo impegno di voto per il futuro rinnovo degli organi;
  2. Reciproci impegni di stand-still e impegni di lock-up su tutte le azioni apportate al Patto Parasociale e talune ulteriori limitazioni con riferimento al trasferimento di azioni non apportate al Patto Parasociale;
  3. Obblighi di preventiva consultazione e, per quanto consentito dalla legge, impegni di voto (anche relativamente alle azioni Saipem non apportate al Patto Parasociale) in relazione a tutte le delibere di competenza dell’Assemblea di Saipem e a talune delibere di competenza del Consiglio di Saipem convenzionalmente ritenute rilevanti.


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