I piani dell’azienda, l’indipendenza finanziaria dal Cane a Sei Zampe e il ruolo della Cassa depositi e Prestiti. Ecco le novità in cantiere per Saipem, in attesa dei conti del terzo trimestre e del piano strategico, che verranno presentati al mercato mercoledì mattina.
IL NUOVO PIANO STRATEGICO
Oggi a Londra la società guidata da Stefano Cao e presieduta da Paolo Colombo, svelerà il nuovo piano strategico. In ballo c’è una manovra complessiva vicina agli 8 miliardi di euro. Lo schema su cui si starebbe ragionando prevede un rifinanziamento del debito tra i 4,5 e i 5 miliardi e un aumento di capitale attorno a 3,5 miliardi.
L’INGRESSO DI CDP E LE CONSEGUENZE PER ENI
Il riassetto della Società Azionaria Italiana Perforazioni e Montaggi (Saipem) porterà la Cassa depositi e prestiti, attraverso il suo braccio operativo, il Fondo Strategico Italiano, nel capitale della società controllata da Eni, permettendo a quest’ultima di deconsolidare il debito della controllata attraverso la riduzione della partecipazione. Eni, assistita da CreditSuisse, cederà infatti una quota di Saipem a Fsi, che si è dichiarato disponibile a investire nell’operazione circa 1 miliardo di euro, ovvero il 15% della Saipem post-aumento.
LE IPOTESI AL VAGLIO DI FSI
Le ipotesi al vaglio per il Fondo della Cdp – scrive il Sole 24 ore, sono due: “Comprare i diritti di opzione dall’Eni e poi prendere parte alla ripatrimonializzazione, oppure acquistare un pacchetto azionario dal Cane a sei zampe per poi aderire pro-quota all’iniezione di risorse”.
Nonostante il Fondo Strategico Italiano privilegi spesso nelle operazioni messe in campo la prima ipotesi, per il Sole non è da escludere “che in questo caso, considerata anche la maggiore trasparenza assicurata nella formazione del prezzo della cessione, si opti per la vendita diretta di una quota”, ha scritto Celestina Dominelli.
L’AUMENTO DI CAPITALE
Il maxi aumento di capitale dovrebbe attestarsi attorno ai 3-3,5 miliardi di euro, una cifra pari alla attuale capitalizzazione del gruppo. “Una cifra maggiore – ha osservato Carlo Festa sul Sole 24 Ore – potrebbe rivelarsi controproducente, anche confrontata alla capitalizzazione. Inoltre i 3 miliardi di euro di aumento dovrebbero consentire di affrontare con tranquillità il giudizio delle agenzie di rating, visto che l’obiettivo è ottenere l’investment grade”.
IL RIFINANZIAMENTO DEL DEBITO
Il percorso di sganciamento del debito dall’Eni, messo a punto dall’advisor Lazard, prevede un rifinanziamento da 4,5 miliardi operato dal gruppo di banche che garantisce anche la ricapitalizzazione. In un secondo tempo, circa 2 miliardi in bond dovrebbero sostituire le linee di credito. Il consorzio di banche che curerà il rifinanziamento del debito vede coinvolte Goldman Sachs, JP Morgan, Citi, Deutsche Bank, Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Bnp Paribas-Bnl e UniCredit.
LE PAROLE DI GUZZETTI SU COSTAMAGNA E GALLIA
Quella di Cdp in Saipem non sarà un’avventura. Interrogato dalla stampa sul possibile investimento del Fondo strategico di Cdp, Giuseppe Guzzetti, azionista di minoranza di Cdp e presidente dell’Acri e della Cariplo, si è mostrato rassicurante.
“L’oggetto della Cassa non è stato cambiato, non può investire in aziende che non siano a posto con i bilanci, non c’è motivo di preoccupazione per le cose che stanno facendo Costamagna e Gallia”.
Riguardo a Saipem Guzzetti ha spiegato che “bisogna vedere nel merito”. La società del gruppo Eni “è una grande azienda a livello globale e con grandi competenze; disperdere quel patrimonio sarebbe un errore”, ha commentato Guzzetti.