La lettura dei giornali di questi ultimi giorni testimonia che la supposta superiorità della politica e della finanza tedesca è solo teorica e non reale.
Ancora una volta, come nei primi anni ’50 del 1900, la realtà ha cancellato o sta cancellando questa presunta superiorità, quella che ha portato alle due guerre mondiali, entrambe perse dalla Germania.
Nel dopoguerra il popolo tedesco ha faticato a riprendersi, certamente piu della gente italica, che ha avuto – però – il torto di sprecare quella ripresa in lunghi decenni di politica assistenziale democristian-social-comunista.
Nei fatti, solo la caduta del muro di Berlino, dovuta ad un Papa magnifico e non certo a fattori autoctoni, ha consentito ai tedeschi di avere un respiro più ampio di quello tradizionale, egocentrico-nazionalista.
Da allora, i governi tedeschi hanno pensato di ottenere il riscatto dalle disfatte belliche usando la strada dell’Unione Europea (U.E.) nella quale hanno capito – a differenza dei politici e politicanti italiani – che occupare ruoli importanti nella U.E. avrebbe significato guidarla con facilità, ossia il potere di imporre alla UE regole autoctone, favorevoli alla gente del nord dell’Europa, non a quella abitante nel Sud.
Francesi, Italiani, Spagnoli, Greci: popoli mediterranei, poco affidabili e poco lavoratori. Questo è stato il messaggio “teutonico” al resto dell’Europa ed al resto del mondo.
Per fare questo, con estrema lucidità, i Governanti tedeschi si sono fatti finanziare dalla UE la ricostruzione della ex Germania Est ed hanno imposto, ai restanti paesi della UE regole economiche e vincolo di bilancio estremamente rigidi, paludati dalla presunta superiorità tedesca etica, morale, finanziaria.
I risultati di queste regole, accettate passivamente da 2 Presidenti della Repubblica italiana e da ben 4 governi (Berlusconi, Monti, Letta, Renzi di cui 3 su 4 mai eletti), sono sotto gli occhi di tutti.
Recessione per lunghi 9 anni, svalutazione dell’euro, disoccupazione alle stelle, progressiva contrazione dello Stato sociale reale.
Chi in questi anni è vissuto di stipendio o pensione ha dovuto registrare un netto peggioramento delle condizioni di vita.
Si è visto imporre regole vitali rigide; ha visto crescere le difficoltà nell’uso del suo denaro contante od elettronico ed è stato sottoposto ad una serie di controlli sui movimenti contabili e sulla “privacy” teorica, che chiamare angherie sembra un termine troppo morbido.
La presunta ed incontrastata superiorità tedesca ci ha portato al limite del baratro (Grecia docet), senza che il tabù del 3% riuscisse magicamente a far ripartire l’ economia e –soprattutto- i consumi interni.
La U.E., tedesco dipendente, ha imposto le “sue” regole economiche anti-crisi, senza effetti positivi, se non quelli legati a fattori esterni: calo del prezzo del petrolio e stampa di denaro (“Grazie, Draghi!?”) a tutta manetta.
Una U.E. oligocratica, tutta basata sugli assiomi degli economisti che, ora lo sappiamo, sono dei gran “professoroni” (ma non dei “ MAESTRI PATAVINI” di una volta!) teorici, ma con teorie economiche basate sul nulla. Teorie che non ricordano i fatti passati e che formulano previsioni poco attendibili, perché l’economia non è una scienza esatta. Se lo fosse stata, non ci sarebbe stata la crisi di questi anni: la bolla americana, il fallimento di banche e di società finanziarie, la prolungata deflazione, la crisi mondiale, la mancata rispresa dei consumi interni. La ricomparsa di miseria, di povertà tra gli italiani; l’impoverimento del ceto-medio, l’ulteriore arricchimento degli “straricchi”.
E Noi, europei del sud, abbiamo subìto queste regole UE, alias tedesche, incapaci di reagire, incapaci di opporci. Deboli, divisi, mal rappresentati politicamente. Incapaci di dire di NO a regole oscene ed ai diktat di un’oligarchia che non abbiamo eletto, che non ci è stato consentito di scegliere, di verificare, di confermare o di cacciare.
Abbiamo subìto! Perché? Perché avevamo la coscienza sporca (alias, un debito pubblico enorme ) ed eravamo e siamo succubi della presunta superiorità, anche morale, dei tedeschi.
Il genio italico è stato messo in ginocchio dal rigore teutonico. E siamo andati avanti così, per 10 anni, ossia fino a quando sono esplosi i casi Wolkswagen e Deutsche Bank.
Da un lato, motori inquinanti (fatti passare per “puliti” = frode a milioni di acquirenti!): un dieselgate che potrebbe costare alla W. 100 milioni di euro, cifra superiore di 32 miliardi al capitale della W.
Dall’altro, buchi contabili pluriennali, peggiori di quelli dei nostri MPS e della BPV (Banca popolare di Vicenza).
Solo adesso, ad esempio, veniamo a sapere che i conti della Deutsche Bank sono in rosso da anni: sono stati cancellati gli utili degli ultimi 2 anni; megaperdita di 6,01 miliardi di euro nel terzo trimestre 2016; taglio di 1/3 dei dipendenti (circa 35.000 su 98.000); titolo azionario crollato da 50 a 65 euro…..
Insomma, non la “presunta affidabilità teutonica” ma una conduzione manageriale spericolata (T.Oldani, Italia Oggi, 31/10/15, pag.12).
11,5 miliardi di dollari pagati per contenziosi legali dovuti a una “cultura aziendale corrotta” (ibidem); possibile sanzione di 2,1 miliardi di dollari da pagare al ministero della giustizia USA per manipolazione del Libor. Ma non finisce qui. Sulla D.Bank pesa anche un incubo legato ai derivati: esposizione di 75.000 miliardi di dollari, pari a venti volte il PIL della Germania !
Insomma, i genii dell’automobile e della finanza truccavano le carte, mentre violavano le libertà nazionali altrui con rigide e inutili regole di austerità pretese nei conti pubblici “altrui”, ovvero degli altri Paesi della U.E.
Incapaci di badare a se stessi, Merckel e C. pretendevano e pretendono di fare i maestrini elementari con gli altri , governanti e sudditi di paesi spendaccioni ed inaffidabili.
Inaffidabili, chi?
Noi italioti o loro, che si sono dimostrati “crucchi “per l’ennesima volta. Lo sappiamo, non ci chiederanno scusa, -I VIP della U.E. – per questi anni di depressione, per averci negato una vita serena, da cittadini normali.
Non ci chiederanno scusa. Ma una cosa dovrebbero fare. Dimettersi in massa dalle cariche europee, senza indugio. Senza le pantomime alla “Marino”.
Dimettersi, prima che la gente si arrabbi. Prima che gli italiani incomincino seriamente a chiedersi in nome di quale DIVINITA’ PAGANA ci abbiano costretti a pagare 70 miliardi di tasse in piu’ in questi ultimi anni.
Prima che gli italiani della P.A. si chiedano come sono stati usati i 15 miliardi di euro tolti ai 3 CCNL non rinnovati. Prima che i pensionati over 1.502 euro lordi/mese chiedano conto a Cicciobomba delle rapine pensionistiche, che continuano con la legge 109/2015 e continueranno, con la legge di stabilità in discussione.
Per ora, R. viene combattuto con centinaia di ricorsi legali. Ma l’aria diventa sempre piu’ irrespirabile, perche’ la politica mantiene intatti i suoi privilegi sostanziali.
Come se, in giro, non fosse successo nulla. Come se i numeri dell’INPS, dell’ISTAT, della Banca d’Italia fossero le tavole di Mose’. E non lo sono….perche’ sono in contrasto tra loro e sono privi di significatività statistica. Vorremmo tanto essere smentiti, ma….
FREMANT OMNES, DICAM QUOD SENTIO !
Stefano Biasioli