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Zucchi, Buffon non vuole andare in bianco

Sono cominciati i minuti finali della partita di Gianluigi Buffon nella Zucchi. La società che produce e distribuisce biancheria per la casa da tempo attraversa una fase finanziaria non semplice, tanto che dalla scorsa è estate è in concordato preventivo. Tra le difficoltà principali con cui la Zucchi deve fare i conti c’è la bassa patrimonializzazione. Da qui i problemi a trovare un nuovo accordo con le banche sul debito e lo scetticismo di Buffon, che già ha versato non pochi soldi nelle casse della società di Rescaldina (Milano), diventandone primo azionista quasi senza accorgersene, e ora non sembra più intenzionato ad aprire il portafoglio.

DALLA FRANCIA LA SALVEZZA DI BUFFON

Da tempo perciò lo sportivo, che a breve diventerà di nuovo papà grazie alla giornalista e nuova compagna Ilaria D’Amico, è alla ricerca di nuovi soci a cui cedere la Zucchi, nella cui bianchieria non sempre deve avere dormito sonni tranquilli. Questi sogni di nuovi soci sembrano avere trovato un minimo di concretezza proprio nei giorni scorsi, quando la Zucchi ha annunciato di avere deliberato, “al fine di contribuire al rafforzamento patrimoniale e finanziario, nonché agevolare la negoziazione con le banche finanziatrici, di accettare la proposta vincolante ricevuta da Astrance Capital Sas concedendo un periodo di esclusiva fino alla data del deposito di un accordo di ristrutturazione ex articolo 182-bis della legge fallimentare”. La stessa nota aggiunge che la proposta prevede che Astrance Capital, che è un fondo francese, acquisisca il controllo di Gb Holding srl, ossia la finanziaria con cui Buffon controlla l’azienda di Rescaldina quotata in Borsa, e sottoscriva e liberi un aumento di capitale riservato per euro 10 milioni.

L’INCOGNITA DELLE BANCHE CREDITRICI (E SOCIE)

Insomma, il portiere di Carrara dovrebbe a breve riuscire a uscire da un investimento che non si è rivelato redditizio. Mancano ancora dei passaggi perché l’operazione possa dirsi chiusa, ma nei giorni scorsi – ha comunicato sempre la stessa società del tessile – le banche finanziatrici hanno confermato di voler proseguire le trattative, comunque ancora in corso, “per addivenire al perfezionamento dell’accordo di ristrutturazione del debito, da realizzarsi nell’ambito dell’operazione di investimento da parte di Astrance Capital Sas”. Sembra si tratti di un via libera di massima all’ingresso nel capitale del fondo francese. Va comunque ricordato che gran parte delle banche creditrici, cioè Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banca di Legnano (Bpm), Popolare di Bergamo (Ubi), Banco Popolare e Bnl (Bnp Paribas), è anche azionista della Zucchi, il che significa che hanno un interesse a scongiurare il fallimento dell’azienda. Tuttavia, il via libera all’accordo sul debito non c’è ancora stato. Intanto, al 31 agosto 2015, come comunicato dalla stessa Zucchi, l’indebitamento finanziario netto della società capogruppo risultava pari a 73,2 milioni di euro, in diminuzione di circa 19,5 milioni rispetto a quello registrato al 31 dicembre 2014 (92,7 milioni).

LA VENDITA DELLA MASCIONI

Nel frattempo, la società sta cercando di vendere tutto il vendibile nell’ottica di fare cassa. Rientra in questo processo anche la cessione, da poco annunciata, della quota di controllo del 71,65% della società tessile di Cuvio (Varese), Mascioni, pure in concordato preventivo. A comprarla è stato il fondo Phi, con sede a Madrid, e, non a caso, “specializzato – come informa la Zucchi in una nota – in acquisizioni di imprese in situazioni di difficoltà”. Il prezzo di vendita è stato di 150 mila euro, ma in questo caso neanche un soldo è finito nelle casse della società venditrice, la Zucchi. E questo perché 100 mila euro sono andati ai consulenti di Ernst & Young mentre i restanti 50 mila euro sono stati utilizzati “per il pagamento degli oneri connessi alla dismissione della partecipazione (avvisi legali connessi alla procedura di vendita e richiesta pareri)”. In particolare, a Ernst & Young i 100 mila euro sono stati corrisposti a titolo di “success fee (commissione di successo, ndr) per il buon esito dell’operazione”. Evidentemente trovare qualcuno che comprasse la Mascioni non è stata un’impresa semplice.


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