Attese da tempo, sono arrivate in contemporanea, oggi alle 12. Il Papa ha accettato la rinuncia presentata dagli arcivescovi di Bologna e Palermo, Carlo Caffarra e Paolo Romeo, e ha contestualmente nominato i successori. Sulla cattedra felsinea arriverà mons. Matteo Maria Zuppi (nella foto), attualmente vescovo ausiliare di Roma. A Palermo il prescelto è don Corrado Lorefice, parroco a Modica e vicario per la pastorale a Noto. Due presuli giovani: Zuppi ha sessant’anni, mentre Lorefice solo cinquantatré.
CHI E’ IL NUOVO VESCOVO DI BOLOGNA
Il nuovo pastore di Bologna è stato assistente ecclesiastico generale della Comunità di Sant’Egidio dal 2000 al 2012, mentre dal 1981 al 2010 era stato prima viceparroco e poi parroco di Santa Maria in Trastevere. Nel 2012, Papa Benedetto XVI l’aveva nominato vescovo ausiliare di Roma. Stretto collaboratore di Andrea Riccardi, nel 1990 aveva rivestito il ruolo di mediatore nella complessa crisi sorta in Mozambico, alla risoluzione della quale gli fu conferita la cittadinanza onoraria dell’ex colonia portoghese. Zuppi, gradito anche alle componenti più tradizionaliste per essere stato il primo ausiliare romano a celebrare la messa nel rito ex Summorum Pontificum, ha mandato un messaggio alla sua nuova diocesi in cui cita mons. Romero (“Io credo che il vescovo ha sempre molto da apprendere dal suo popolo”) e assicura i fedeli che “ci metteremo assieme per la strada, senza borsa e bisaccia, con l’entusiasmo del Concilio Vaticano II, per quella rinnovata pentecoste che Papa Benedetto si augurava”. Mons. Zuppi parla anche di misericordia, ora che il Giubileo sta per cominciare: “Gesù non condanna ma usa misericordia invece di abbracciare le armi del rigore, come diceva Giovanni XXIII. Infatti senza ascolto e senza misericordia si finisce tristemente per vedere, come continua Giovanni XXIII, ‘certo sempre con tanto zelo per la religione’, ma solo ‘rovine e guai'”.
LA SCELTA DI PALERMO
A Palermo, la scelta più sorprendente e incerta fino alle ultime settimane. Il Papa ha optato per un prete che ha più di vent’anni di ministero episcopale. Apprezzato per le sue omelie, è considerato “prete di strada” per la sua vicinanza agli ultimi. Nel suo curriculum vanta anche diverse pubblicazioni, tra cui volumi su don Pino Puglisi e – fatto da non sottovalutare – studi su Giacomo Lercaro e don Giuseppe Dossetti. Il primo fu uno dei grandi padri del Concilio, colui che sostenne la necessità di porre al centro della discussione il tema della povertà. Dossetti fu il suo perito nonché l’ispiratore della Scuola di Bologna, poi portata avanti da Giuseppe Alberigo.
SCELTE DI DISCONTINUITA’
Si tratta di scelte che possono essere valutate all’insegna della discontinuità. Al posto di un professore e di un diplomatico, arrivano due uomini dal profilo completamente opposto. Diversi organi di stampa hanno messo in rilievo l’orientamento “progressista”, secondo lo schema vetusto degli schieramenti presi in prestito dalla politica. Di certo, almeno per quanto riguarda Bologna, si tratta di una nomina che va in controtendenza rispetto agli ultimi tre episcopati (Manfredini, Biffi e Caffarra), ma è questo che Francesco voleva per la Chiesa italiana: dare un segnale, una scossa. John Allen, sul portale Crux, parla di “rivoluzione” che arriva anche nel nostro Paese, e i segnali ci sono tutti, considerato anche che tra poche settimane inizierà il Convegno ecclesiale di Firenze, che fisserà le priorità per la chiesa italiana nel prossimo decennio. Un altro segnale che il cambiamento è voluto è spiegato dal fatto che le due nomine sono state fatte non tenendo conto delle terne di candidati che la congregazione per i Vescovi aveva presentato nei mesi scorsi al Pontefice.